Per chi non ne sapesse nulla, tra qualche giorno un gruppo di intellettuali e politici (di secondo piano…) israeliani e palestinesi firmeranno – appunto a Ginevra – una proposta di pace per porre fine… alla Guerra dei Sei Giorni. Sì, in pratica si partirebbe da lì. La proposta impegnerebbe i palestinesi a rinunciare al ritorno dei profughi e a mettere fine al conflitto; Israele ad una divisione di Gerusalemme vecchia e a restituire ai palestinesi il 97% della Cisgiordania e la Spianata delle Moschee.
Ora, l’idea di mettere le cose nero su bianco è indubbiamente una Cosa Buona: ricordo che nemmeno negli accordi di Oslo c’era stato qualcosa del genere, e infatti si è visto cosa è successo. Il testo dell’accordo, almeno per quanto se ne sa, è più o meno quello che ci si può ragionevolmente aspettare, punitivo per entrambe le fazioni ma che permetterebbe di avere una pace.
Ma come si può sperare che possa mai essere messo in pratica? Resterà semplicemente un sogno. A volte mi chiedo se invece che fare le marce per la “pace astratta” non potremmo inventarci qualcosa per costringere qualcuno ben preciso a pensarci su, e a lasciare perdere i suoi pre-giudizi.
Ultimo aggiornamento: 2003-11-02 20:39
Sono d’accordo che occorrerebbe fare qualcosa di concreto e non limitarsi a parlare di pace in astratto. Una proposta “provocatoria” e concreta, che obbligherebbe il mondo a “pensarci su” davvero, potrebbe essere quella di proclamare Gerusalemme “capitale mondiale della pace”, il che significherebbe – ad esempio – portare a Gerusalemme la sede dell’ONU (oggi a New York), le riunioni internazionali dei Nobel per la pace, la sede dell’Università della Pace e di organismi simili, e così via (chi ha altre idee le aggiunga alla lista).