La scorsa settimana, Repubblica, sia nella versione cartacea che in quella elettronica, ha sbattuto in prima pagina la notizia di una retata della Guardia di Finanza, che per la prima volta aveva applicato la nuova legge sul diritto d’autore e aveva emesso avvisi di garanzia contro centinaia di persone che utilizzavano i sistemi peer-to-peer per scambiarsi file protetti da copyright.
Non sto a parlare della ragioni a favore o contro il P2P, cosa che mi richiederebbe molto più tempo e spazio, e non porterebbe da nessuna parte. Molto più interessante fare notare come alcuni (Paolo Attivissimo e Punto Informatico, giusto per fare i nomi) hanno provato a intervistare il capitano della GdF che avrebbe condotto questa indagine, il quale è cascato dalle nuvole e ha detto “noi stiamo semplicentemente facendo un’operazione contro una banda che stava vendendo materiale musicale pirata”. Qualche timida smentita la si è potuta leggere anche su Repubblica… cartacea, o la versione a pagamento. Il cibernauta qualunque è ancora fermo alla retata conto gli “scambisti”. Ah, visto come basta scegliere un termine specifico per convogliare subito una certa idea? Pensavate che a Repubblica fossero tutti ingenuoni?
La cosa più interessante è come sempre chiedersi cui prodest?. Se qualcuno ha un’idea, me lo faccia sapere!
Ultimo aggiornamento: 2003-06-08 18:40