La mia nuova non-recensione teatrale tratta dello spettacolo che abbiamo visto sabato al Piccolo. A dire il vero abbiamo rischiato di non vederlo: siamo usciti di casa alle sette passate, perso la metro gialla, aspettato il giusto la verde… che poi non ne voleva sapere di chiudere le porte, tranne naturalmente alla fermata d’arrivo. Ad ogni modo siamo arrivati due minuti dopo l’inizio teorico, ma fortunatamente ci sono stati ancora un paio di minuti prima dell’inizio.
Non avendo mai visto uno spettacolo di Moni – ah, ho scoperto che è un diminutivo di Salomone – quindi non posso valutarla in relazione alle altre sue opere. Posso dire che c’è tutta una parte di canzoni fatte da un sestetto in stile banda, ma con un piano nascosto da qualche parte: sarebbe stato simpatico avere avuto il testo, visto che la prima era in inglese, e molte altre erano in tedesco (forse qualcuna in yiddish? ad ogni modo il risultato è stato identico). C’era uno che rappresentava il capitalista e parlava in quello che mi pareva un grammelot e poi alla fine è virato in russo, c’era la “moglie ambigua”, a detta delle note di copertina, e infine il Moni, con i suoi witze divertenti e le sue riflessioni serie, che per me erano ancora più interessanti.
Uno spettacolo indubbiamente valido, non c’è xhe dire: basta pensare che le due ore sono passate via filate. Alla fine… di corsa a recuperare una copia delle chiavi, visto che le avevamo lasciate entrambi a casa! Stavano finendo di tinteggiare la scala, e quindi non abbiamo chiuso noi la porta…
Ultimo aggiornamento: 2003-06-02 17:43