pensieri sparsi dalla manifestazione di sabato.
- i mille manifesti rifondaroli, che hanno preso i “diritti” CGIL e li hanno tradotti nel loro referendum.
- uno striscione, che visto da dietro rivelava una pubblicità della Rustichella.
- un tipo con un cartello manoscritto con su scritto una versione non molto grammaticale, stile “dettata al telefono”, della poesia La guerra che verrà di “Bertol Brect”.
- i gruppetti che si fermavano in uno slargo e cominciavano a fare i cori
- la bandiera “PEACE” invece che l’usuale “PACE”
- i cani avvolti nella bandiera della pace
- il ragazzotto con megafono che faceva “rat-tat-tat-tat” contro l’elicottero della polizia che volteggiava
- le attiviste sessantenni, alte un metro e cinquantaquattro, con la bandiera ad alzo 10 gradi pronte a infilarla negli occhi di chi stava loro dietro
- le attiviste quarantenni che nella foga di telefoninare facevano volteggi peggio che gli sbandieratori, con risultato come sopra
- i non attivisti, quelli che non ti saresti mai aspettato in un corteo
- chi si telefoninava la rispettiva posizione nel corteo, stile GPS dei poveri
- le maschere bianche CGIL messe sulla nuca, magari con gli occhiali sopra per umanizzarle un po’
- la gioia di camminare in mezzo alla strada e potere vedere le targhe sulle vie percorse
- i McDonalds tranquillamente aperti
Ultimo aggiornamento: 2003-03-17 10:19