I quindici racconti di questo libro (Vichi De Marchi e Roberta Fulci, Ragazze con i numeri, Editoriale Scienza 2018, pag. 205, € 18,90, ISBN 9788873079255, link Amazon) non sono vere e proprie biografie, anche se sono tutti narrati in prima persona: le autrici hanno spesso scelto di focalizzarsi su una parte specifica della vita delle protagoniste, con l’intento di mostrare come anche una donna può diventare una scienziata. Scopo dichiarato del libro è infatti l’avvicinare le ragazze dai dieci anni in su al mondo STEM (Scienza, Tecnologia, Engineering, Matematica). Occhei, io l’ho preso per mia figlia Cecilia che di anni non ne ha ancora nove, ma comunque la prosa è molto chiara. L’unico appunto che mi sento di fare al libro è nella pagina riassuntiva, che dopo una succinta biografia minima lascia tre o quattro punti sul perché la protagonista è importante ma lo fa in modo da sembrare più una scheda da libro scolastico. A Cecilia ho detto di saltare quei pezzi, le farò un debriefing io…
Mi permetti una divagazione su STEM?
La scuola, tramite fondi comunitari, propone due settimane (da farsi adesso, appena finita la scuola, robe terrificante per studenti e docenti ma non oggetto della divagazione) alle ragazze di approfondimenti STEM. A questo percorso sono ammessi anche alcuni maschi fra le eccellenze in queste materie.
Non è un po’ assurdo che per far crescere il rapporto donne-materie scientifico/tecnico metterle accanto ai maschi più preparati? Secondo me il rischio che le femmine rimangano in larga parte sotto il livello dei maschi è alto e questo non sarebbe un incentivo ad approfondire STEM.
Ach, credevo che la propaganda STEM fosse ancora solo USA!
E qui è già arrivata nella versione “donne”!
Drammatico!
Hai ragione su tutta la linea. IN italia questo tipo di iniziative sono fatte malissimo, lo scopo è poter dire che si sono fatte, non ottenere risultati.