La scienza non è democratica. E la sua comunicazione?

In questi giorni forse avete sentito dell’ultimo sfogo di Roberto Burioni, medico immunologo che ha un certo qual seguito su Facebook. Dopo un suo post in cui – rispondendo indirettamente ai manifesti di Forza Nuova che accusavano i migranti di essere gli untori dei casi di meningite – mostrava come i ceppi europei e nordamericani sono di tipo diverso da quelli asiatici e africani, il che rendeva impossibile che fossero loro la casa del contagio – ci dev’essere stata la solita sfilza di commenti xenofobi, tutti cancellati da Burioni che ha poi commentato dicendo più o meno che non intende perdere ulteriore tempo con certa gente e terminando con le frasi “Spero di avere chiarito la questione: qui ha diritto di parola solo chi ha studiato, e non il cittadino comune. La scienza non è democratica.” Tutto questo è stato poi ripreso per esempio dalla Stampa e dal Fatto Quotidiano; ma poi è arrivato il controcanto, esemplificato da questo post di Valigia Blu ma che ha anche suscitato una vivace polemica tra chi fa comunicazione della scienza. Trovate qualcosa nei commenti a quest’altro post di Burioni, ma ci sono anche discussioni in gruppi chiusi Facebook. Il punto di vista dei comunicatori è che azioni come quelle del virologo in realtà sono controproducenti, perché allontanano proprio quelli che avrebbero più bisogno di capire.

Parlando di solito di matematica, io vivo in un’isola felice: mi è capitato solo una volta ai tempi di Usenet di discutere con uno che era convinto che 0×1 facesse 1. No, non sono riuscito a convincerlo. No, non mi sono stracciato le vesti. Ma come dicevo, il campo in cui sono esperto è completamente diverso, e non si possono fare generalizzazioni. Dal mio punto di vista di puro dilettante, però, direi che in questo caso entrambe le parti hanno ragione.

Se parlassimo in termini politici, è verissimo che i post di Burioni non spostano un voto. Sono fatti bene, spiegano con parole chiare concetti complessi, e hanno il giusto mix tra semplificazione e correttezza formale. Contengono anche le fonti, quindi chi vuole può verificare per conto suo se sta contando balle. Ma tutto questo può al più avvicinare qualche indeciso, oltre a dare certezze maggiori a chi è già convinto della validità della vaccinazione. Resta però il fatto che Burioni non sta facendo nulla di ufficiale (nota per i disattenti: non ho scritto che lo fa gratuitamente. Sono due cose diverse), e quindi può ben scegliere il suo modo di comunicare, facendo l’elitista ed evitando di impelagarsi in discussioni dove non potrebbe portare alcun contributo. Diciamo solo che io sono più elitista di lui e al suo posto avrei scritto che la scienza non è un’oclocrazia, ben sapendo che ben pochi avrebbero compreso.

Ma d’altra parte è anche vero che se vogliamo che la gente impari qualcosa non possiamo comportarci in questo modo; quello che è peggio è che così noi rischiamo che i media riprendano “il paladino dei vaccini”, perché prese di posizione di questo tipo portano lettori e quindi clic e quindi proventi pubblicitari, e quindi lo spazio per interagire con chi è contrario e insegnargli qualcosa si riduca ancora di più. Io sono notoriamente un pessimista e sono convinto che la battaglia per insegnare alla gente ad usare il senso critico – non solo in Italia, intendiamoci – sia persa, e che l’unica speranza di un rovesciamento delle sorti sia un lavoraccio all’interno delle scuole di cui non vedo però traccia… e dire che io al liceo ho avuto come istigatore un prete, il che prova che tutto è fattibile. Ma per l’appunto bisognerebbe ridurre al minimo le distrazioni, e capisco perfettamente chi fa fatica a comunicare la scienza e si trova in un certo senso a dovere anche combattere il fuoco amico.

In definitiva, allora? Non lo so. Come scrivevo, non ho abbastanza competenze per avere una risposta. Sarebbe bello se si riuscisse a trovare un modo per operare da alleati, ciascuno secondo il suo modo di fare; ma non saprei proprio da dove partire.

Ultimo aggiornamento: 2017-01-04 09:40

9 pensieri su “La scienza non è democratica. E la sua comunicazione?

  1. dmitri

    C’è ben poco da fare e il problema a una certa età sono le orecchie, non come gli ci versi qualcosa dentro. Ci si dovrebbe chiedere perché così tante persone, anche con un titolo di studio, non hanno alcuna conoscenza di tipo scientifico, magari chiederlo agli insegnanti, magari chiedere loro cos’è un organismo unicellulare e cosa pensano dell’omeopatia.

    1. .mau. Autore articolo

      non è solo conoscenza di tipo scientifico. Spesso basterebbe il banale buonsenso, che però latita comunque.

    2. Barbara Fantechi

      Più che degli insegnanti mi preoccuperei dei medici.
      Ce ne sono molti che usano e supportano l’omeopatia e denigrano i vaccini, OLTTI.
      Ce ne sono ancora di più che non capiscono le basi scientifiche della medicina: sia in probabilità e statistica, sia in fisica, e sospetto anche in altre aree, OLTTI.
      La stragrande maggioranza tratta i pazienti come minus habens, OLTTI.
      OLTTI: = oppure li trovo tutti io.

  2. Lele

    Scusa ma alla prima riga “Roberto Burioni, medico immunologico” forse è “medico immunologo”?

    1. .mau. Autore articolo

      sì. Mi pareva ci fosse qualcosa di strano nella parola, ma non riuscivo a capire cosa :( Grazie!

  3. Stefano

    0x1=1
    Parliamo della Tunze e dei mille post su it.scienza.matematica e dei consequenti flame? :-)

    1. .mau. Autore articolo

      no, non mi ricordo più chi fosse (non vale la pena mantenere certe informazioni in memoria) ma era di sesso maschile.

  4. un cattolico

    «sono convinto che la battaglia per insegnare alla gente ad usare il senso critico […] e dire che io al liceo ho avuto come istigatore un prete, il che prova che tutto è fattibile»

    Più senso critico dell’andare praticamente in ogni cosa contro corrente non per partito preso, ma per gioia incontrata, cosa c’è?

    Del resto l’aveva già detto quel don al tuo compagno di classe: «Un don di altri tempi, talvolta talmente duro e apparentemente distante da noi giovani che arrivai a chiedergli un giorno perchè era diventato salesiano. Mi rispose che in quel suo essere sferzante e ossessivo nello spingerci a fare cose diverse dalla massa stava tutto il suo volerci bene… ». Il cristiano si (deve necessariamente) distingue(re) dalla massa (se vuole davvero mettersi alla sequela di Cristo), per senso critico, non per partito preso.

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