Stranamente mi pare che la mia filter bubble di Facebook sull’ultimo caso Boldrini abbia un consenso che è l’opposto del mio. Per chi non sapesse di cosa si parla (beati loro), in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne la presidente della Camera ha pubblicato un florilegio di insulti da lei ricevuti sulla sua pagina Facebook, con tanto di nomi e cognomi, il che ha portato alla caccia all’insultatrice e come contrappeso agli avvocati difensori (questo post di Giovanni Boccia Artieri è un esempio a caso, l’ho scelto perché non è direttamente su Facebook).
Quello che ho letto è che proprio perché questa gente è analfabeta digitale e non ha nessuna idea di cosa sta davvero facendo, mentre Boldrini ha le competenze necessarie, lei dovrebbe limitarsi a cancellare questi post, e al più denunciare per diffamazione tali persone. Soprattutto poi non dovrebbe fare nomi e cognomi e metterla alla gogna. L’ultimo punto è il più semplice a cui rispondere: queste persone il nome e cognome ce l’hanno messo loro, e l’hanno messo in una pagina che non è certo virtualmente invisibile quale potrebbe essere per esempio la mia. Io ho sempre trovato sconcertante il ragionamento “se scrivi su Internet, potenzialmente ti possono leggere miliardi di persone” perché nessuno in realtà si fila la quasi totalità di noi, ma penso conveniate che la terza carica dello Stato un certo qual seguito ce lo potrebbe avere. Sulla possibilità di denunciare queste persone, non prendiamoci in giro. Quella sì che sarebbe prevaricazione del più forte, e mi immagino solo i titoloni che sarebbero usciti se solo l’avesse fatto.
Resta la parte sul perché accanirsi contro gli analfabeti digitali, ed è qua dove la mia opinione diverge eccome. È vero: nessuno nasce imparato. Non è che si possa seriamente pensare a obbligare a prendere la patente dell’internet, anche se quando continuo a leggere le stesse bufale copincollate senza nemmeno azionare un singolo neurone ammetto che un pensierino ce lo farei. Ma insultare la gente in pubblico è una cosa del tutto indipendente da Internet. Magari finalmente qualcuno riuscirà ad accorgersi della cosa, in maniera sicuramente più soft, anche se non necessariamente che colpisce meno, del trovarsi davanti a un giudice. Questi otto sono una goccia nel mare? Cominciamo così, e poi andiamo avanti.
Ultimo aggiornamento: 2016-11-29 12:37
Non ho capito nulla. Ma che differenza c’è per il mezzo scelto? Che importa se chi scrive è alfabeta o meno? Insulti e minacce pubbliche o private sono già gestiti da leggi antique, come pure il fatto che la “firma” sia vera oppure no, ecc. ecc. per ogni aspetto di questa vicenda.
Internet ricade a seconda degli strumenti scelti nel “pubblico” o nel “privato”, con le diverse tutele e obblighi del caso, ma non vedo cosa manchi affinché la giustizia agiti la sua alabarda come solo chi ha una benda sugli occhi sa fare.
E il più forte (=qualità e quantità degli avvocati che si può permettere di pagare o di far pagare allo stato) non prevarica mai il poveretto quanto entrambi sono di fronte alla legge perché tutti sono considerati uguali. Faccine.
Se decidi di insultare pubblicamente e per iscritto sei un deficiente o hai soldi da spendere in avvocati e anche in questo caso non è esclusa la prima ipotesi. Credo nella virtù terapeutica della denuncia.