“al netto dei ritardi”

Sul forum di MilanoTrasporti è stato segnalato questo articolo de L’Inkiesta che racconta di come sia possibile usare il passante ferroviario per attraversare Milano velocemente e soprattutto gratuitamente, visto che i controlli sono inesistenti non solo a bordo ma anche ai tornelli. Sulla mancanza di controlli sono perfettamente d’accordo: venerdì scorso ho preso il passante da Repubblica a Segrate con la mia bici (per la quale ho regolamente pagato un altro biglietto), e la controllora sul treno mi ha semplicemente detto “su questo treno non c’è il posto per bici, la metta dove trova spazio”.

Quello su cui non sono d’accordo – e che mostra che Fabrizio Marino qualche problema con la matematica ce l’ha – è questa frase:

La frequenza di ogni linea è di trenta minuti per direzione, ma utilizzando la rete per spostarsi solo all’interno della città, grazie a tutte le coincidenze di linee presenti, è possibile arrivare ad una frequenza di passaggio di un treno ogni 6 minuti. Al netto dei ritardi ovviamente.

Certo, i ritardi ci sono sempre, magari anche solo di un minuto, più spesso di cinque o sei. Peccato che la cosa non abbia nessuna importanza per chi usa il passante “per spostarsi solo all’interno della città”. Mi spiego. Dal punto di vista del pendolare che prende il treno a Novara, Varese, Lodi o Treviglio per arrivare a Milano, se il treno ha un ritardo di quindici minuti lui si trova a stare un quarto d’ora in più sul treno (o ad aspettarlo in banchina, nel caso salga in una stazione intermedia: visto che i treni hanno una frequenza di una corsa ogni mezz’ora uno arriva in stazione all’ora giusta). Dal punto di vista di uno come me che usa il passante all’interno della città, non mi cambia nulla se il treno che prendo è quello di Novara in orario o quello di Varese in ritardo di un quarto d’ora: sempre un treno è. Se dunque i ritardi sono più o meno coerenti – e la mia frequentazione mi permette di dire che solitamente lo sono – io continuerò ad avere una frequenza di un treno ogni sei minuti. Se i ritardi non sono coerenti posso essere sfigato e avere un po’ più di sei minuti di attesa, ma in media i treni continueranno a passare ogni sei minuti. Insomma, anche in questo caso si verifica la solita fonte di incomprensione matematica: bisogna capire qual è il corretto punto di vista da cui fare i conti.

Il vero problema del passante è al limite la possibilità che i treni vengano soppressi: in quel caso sì che le attese si allungano, anche se comunque meno di quanto capiti ai poveretti che devono prendere il treno da fuori… ma questo con la “povera matematica” c’entra poco o nulla.

Ultimo aggiornamento: 2015-03-26 12:32

7 pensieri su ““al netto dei ritardi”

  1. mestesso

    PS: la bicicletta è ammessa solo su determinati treni del passante, non tutti. Se trovavi uno pulcioso ti faceva scendere…

    1. .mau. Autore articolo

      e secondo te non avevo controllato prima? Il problema era che non c’era il materiale giusto quel giorno

      1. mestesso

        Vale sempre quello che ho detto, dato che il regolamento parla chiaro: quello pulcioso ti avrebbe detto che sì il materiale è cambiato rispetto al previsto ma le regole son le regole. Ho visto scene del genere ;-).

  2. devan

    Occhio che hai scritto “sei” al posto di “tre” nella frase qui sotto ((il sei incriminato è il secondo); è, per certi versi, l’errore inverso rispetto a quello che stai contestando all’articolista (confondere il max con la media)

    Io continuerò ad avere una frequenza di un treno ogni sei minuti. Se i ritardi non sono coerenti posso essere sfigato e avere un po’ più di sei minuti di attesa, ma in media i treni continueranno a passare ogni sei minuti.

    E, comunque, una volta mi hanno chiesto il biglietto in vettura; per la mia esperienza, i controlli sul treno sono nello stesso ordine di grandezza (uno ogni cento, a spanne) dei mezzi di superficie

    1. .mau. Autore articolo

      no, è corretto. Al limite avrei dovuto precisare “posso avere un po’ più di sei minuti di attesa massima“, ma non pensavo affatto alla media. Detto in altri termini: anche se i treni spaccassero il minuto, potrei sempre avere (quasi) sei minuti di attesa se arrivo quando il treno precedente è appena partito: se però ci sono ritardi variabili, quei sei minuti possono allungarsi.

      1. devan

        mah, allora la frase incriminata dell’articolo è interpretabile come corretta, al massimo manca l’inciso “presa comunque una dozzina di minuti consecutivi” da collocare tra “passaggio” e “di” (se è previsto un treno al minuto zero, uno al minuto 6 e uno al minuto 12, e quello al minuto 6 salta, o passa con 6 minuti di ritardo, la frequenza, in quei 12 minuti, non è più di un treno ogni sei minuti) . In altre parola l’articolista confonde la frequenza media su un lungo periodo con quella su un periodo breve (o, ad essere buoni, si dimentica di puntualizzare che, se ci sono ritardi, è la frequenza “minima” / l’attesa “massima” a cambiare); nello stesso modo, quando tu parli di attesa, io suppongo che tu parli di attesa media, non massima

        1. .mau.

          Il problema dell’articolo è che non gli è proprio venuto in mente che ci sono soppressioni di treni, se guardi bene. Io le ho aggiunte al *mio* modello pper completezza…

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