la crisi dei percentili

Ieri ho portato Jacopo dalla pediatra per una congiuntivite, e mi è stato fatto notare che eravamo solo sette mesi in ritardo per la visita di controllo dei cinque anni. Vabbè. Jacopo viene visitato, ed è tutto ok: mentre la dottoressa segna peso e altezza al computer mi dice che è al venticinquesimo percentile e si affretta ad aggiungere “ma non si preoccupi: i bambini non sono mica tutti uguali”.

A parte che Jacopo partiva dal terzo percentile e quindi arrivare al venticinquesimo è un risultatone, ci ho messo un bel po’ di tempo per intuire cosa significasse quell’affermazione. Con ogni probabilità la pediatra è abituata a sentire gente che si preoccupa perché il proprio virgulto “è troppo piccolo” e quindi “bisogna dargli qualcosa perché cresca di più”, cosa che non ha nessun senso, visto che i percentili sono calcolati non in assoluto ma relativamente alla popolazione tutta. Insomma tutta questa storia mi ricorda le battute “chi vuole essere volontario faccia un passo avanti”, col malcapitato che senza esattamente capire cosa sta succedendo si ritrova cooptato perché tutti gli altri hanno fatto un passo indietro.

Al limite, quello che potrebbe avere un certo interesse è notare come nel tempo ci si sia spostati da un percentile all’altro, perché questo significa che è successo qualcosa. Ma il genitore medio è pronto ad accettare il concetto di derivata?

Ultimo aggiornamento: 2015-03-17 13:52

21 pensieri su “la crisi dei percentili

  1. Isa

    «Con ogni probabilità la pediatra è abituata a sentire gente che si preoccupa perché il proprio virgulto “è troppo piccolo” e quindi “bisogna dargli qualcosa perché cresca di più”…». Eh. Nina ci è nata, nel 25° percentile, e non se ne è mai discostata. Dai medici più illuminati però mi sento dire “È fortunata, signora, lei non sa che dramma è tenere i bambini a dieta”. (Sì, lo so che non è quello che chiedevi con il post, ma rimane il dato che in questo paese bambino grosso e grasso = bambino sano, e ogni altra possibilità è preoccupante.

  2. mestesso

    Non so quanti sappiano cosa significhi percentile (lasciamo perdere concetti più avanzati come la derivata). Ai miei tempi la scuola dell’obbligo non prevedeva di insegnare suddetta definizione, e non ho alcuna idea se oggi sia diverso…insomma la colpa sta (anche) dall’altra parte della cattedra.

    1. .mau. Autore articolo

      @isa: c’è già mia suocera che si preoccupa perché il duo è smunto (e a parte che mangiano come dei lupi, Anna continua a ricordarle che i nati prematuri rischiano di più l’obesità)
      @mestesso: quando la gente non aveva idea di cosa sia un percentile le cose andavano meglio, perché si limitavano a chiedere “mi devo preoccupare?” e il pediatra rispondeva “no”. Secondo me adesso qualcosa è uscito, ed è uscito male.

      1. mestesso

        .mau. oggi i pediatri hanno l’obbligo di comunicare (in riferimento alle curve di accrescimento rilasciate dai vari Ministeri della Salute, OSCE, …) dove la prole sia posizionata a livello di crescita. No, la legge non dice che devono dirti il valore in percentile, ma il tutto è strutturato in burocratese e per non correre rischi di inadempienza il pediatra di turno ti spara il valore suddetto nelle gengive, che è l’Unico Dato Corretto. Poi il resto è il resto…

        Certo però porcaccia la miseria, di sicuro è più facile spiegare/istruire lo studente sul concetto di percentile che non su quello di derivata: epperché fare il secondo e non il primo mi sfugge…

        1. .mau. Autore articolo

          @un cattolico: “sia/fosse” nello spostarsi? io lo vedo al presente. All’indicativo, “Pensa, mi sono spostato dal terzo al venticinquesimo percentile”. Se è un altro, dimmi quale :-)

          1. .mau. Autore articolo

            ah, capisco. Sì, “fosse” starebbe meglio ma io vedo le cose continuative…

    2. un cattolico

      Non credo proprio che il percentile sia nei programmi scolastici della scuola dell’obbligo. E anche la derivata, pur essendo in molti dei programmi ministeriali delle superiori, spesso più che un concetto è una formuletta e basta da applicare per categorie di funzioni.

      La colpa sta (anche) dalla parte di chi li redige, quei programmi ministeriali (mettemoce ‘n po’ de tutto, poi se regoleranno come je pare…)

  3. enrico

    Come quando, al TG annunciano con allarme misto a stupore che “le temperature sono sotto la media”

  4. Paolo

    A parte che la differenza tra due valori presi a distanza di tempo è una differenza ma non una derivata :) io cmq ero stabilmente nel 100 percentile (poco meno…) e non sono certo grasso, ero solo molto alto

    1. .mau. Autore articolo

      la differenza in assoluto è una differenza, la differenza nel tempo porta a una derivata.

  5. Gennaro

    Ci si deve preoccupare solo se si e’ veramente in basso o in alto (~ sotto il 2 o sopra al 98) e per repentini cambiamenti in qualsiasi direzione, e per gemelli e’ assolutamente normale trovarsi in bassi percentili, soprattutto nei primi anni. Le vecchie WHO growth chart avevano le linee rappresentanti i diversi percentili in diversi colori. Tuttavia, per mettere in risalto il fatto che non esiste un percentile “normale” le “nuove” growth charts (da 3-4 anni, almeno in UK non so in Italia) si limitano ad alternare linee continue a linee tratteggiate, in modo da non metterne alcuna in risalto e, appunto, insistere sul fatto che il bambino, ovunque si trovi (o quasi), sta bene e non deve “recuperare” in nessun modo…

    http://www.rcpch.ac.uk/system/files/protected/page/A4%20Boys%200-4YRS%20%284th%20Jan%202013%29.pdf

  6. Gennaro

    Va anche ricordato che le “vecchie” growth charts (da quel che so, quelle in uso in Italia almeno sino a due anni or sono) erano basate su uno studio piccolissimo, quasi fatto in casa, fatto su un campione di poche decine di bambini da qualche parte in USA. Alcuni anni or sono la WHO ha intrapreso uno studio decisamente grande seguendo la crescita di bambini in una decina di nazioni in giro per il mondo (tra cui ad esempio Norvegia e Brasile), nutriti bene ed allattati e tirando fuori i nuovi grafici in uso ora in UK (e forse in Italia?). Interessante notare come paure e speranze di taglia di bambini siano state a lungo basaste (e forse lo sono ancora?) su una trentina di bambini americani :)

    Chi ha voglia di leggersi qualche centinaio di pagine (o magari solo introduzione e metodologia), trova il rapporto qui:

    http://www.who.int/childgrowth/standards/Technical_report.pdf?

  7. laperfidanera

    È curioso… ho allevato (nella seconda metà degli anni ’60 e seguenti) 3 figli. Per vedere se crescevano bene li paragonavo agli altri bambini della stessa età e mi fidavo del fatto che il pediatra non trovasse nulla di strano nella loro crescita. Non si parlava di “percentili”, che io ricordi, e giravano poche tabelle molto semplici che mostravano le curve di accrescimento minime e massime. Insomma, la teoria era ridotta all’osso, mi dovevo solo preoccupare nella pratica di arginare mia suocera che pensava di aver a che fare con porcellini all’ingrasso (mi aiutava il fatto di vivere per lo più in un’altra città).
    Alla fin fine, nonostante tutto sono cresciuti bene lo stesso…
    Mi chiedo come abbia fatto l’umanità ad arrivare allo sconvolgente numero di 7 miliardi e passa, senza avere tabelle né bilance né pediatri. (sì, lo so, ;) osservazione semplicistica la mia)

    1. Gennaro

      Quando paragonavi i tuoi figli agli altri della stessa eta’ facevi esattamente lo stesso lavoro che ha fatto la WHO ed altri (pur non nominando i percentili), solo in maniera meno scientifica e sistematica e su un campione piccolissimo…

        1. Gennaro

          Cosa non ti convince nella metodologia adottata per stilare le nuove growth charts?

          1. un cattolico

            In quelle nulla. Non le ho neppure sfogliate. Parto un po’ prevenuto con la WHO dopo aver visto come aggiorna i DSM. E se è faziosa lí può esserlo anche altrove.

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