Tutti coloro a cui è capitato di scrivere dei programmi per computer sanno che scrivere la documentazione del programma stesso è generalmente un’impresa molto più difficile. Il massimo che si riesce di solito a fare è inserire qualcosa sotto forma di commenti al codice stesso, sapendo che tanto nessuno li leggerà. Per chi non è abituato a guardare il codice, mi affretto ad aggiungere che i commenti spesso non servono a spiegare qualcosa, quanto piuttosto a indicare lo stato d’animo del programmatore quando ha dovuto aggiungere quella parte di codice; qualcosa di simile può capitare nei nomi delle variabili, che dovrebbero essere autoesplicativi almeno in teoria. Su sistemi operativi come Windows, che arrivano in formato eseguibile, commenti e nomi delle variabili non si possono vedere; Linux invece può arrivare in formato sorgente, e quindi sono tranquillamente visibili. Ecco dunque che qualcuno ha preparato una tabella delle imprecazioni presenti all’interno delle successive versioni del kernel. Termini che non vorreste mai che i vostri bimbi sentissero, tipo “fuck”, “shit”, “crap” e “penguin”, sono sempre più presenti nel codice, anche se il numero di occorrenze per riga di codice si sta riducendo. È anche interessante notare come “shit” (letteralmente “merda”, per chi non è molto anglofono) stia calando a tutto vantaggio di “crap” (che potremmo rendere come “cacca”, nel senso che è meno forte). Chissà, magari il codice sta migliorando.
Ultimo aggiornamento: 2007-07-17 10:23