Ero tutto contento. L’idea era di farci una bella biciclettata al parco di Monza, con annesso picnic: avremmo caricato le bici sul treno a Porta Garibaldi per evitare il vialone, e ci saremmo pututi sbizzarrire un po’. Detto fatto, arriviamo come sempre all’ultimo momento, prendiamo un bel treno Tilo tutto nuovo, scendiamo e arriviamo in piazza dove inizia l’isola pedonale. A questo punto mi viene la malaugurata idea di prendere un caffè. D’accordo, mi fa Anna: scendiamo di sella e mettiamo il lucchetto alle bici. Armeggio un po’ con la mia catena, chiudo il lucchetto e in quell’esatto istante l’idiozia che ho combinato mi si para davanti in technicolor e dolby surround. Non avebo la chiace del lucchetto. Prima di uscire, infatti, avevo tolto di tasca il mazzo di chiavi di casa, che contengono anche quella del luccheto della bici. Già mi dovevo portare quelle della macchina per spostarla in garage e prendere le bici, e quindi le avevo volontariamente tolte dalla tasca; tanto, avevo pensato, ce le ha Anna, inutile portarne due mazzi.
Come sempre in questi casi, la mia prima idea è stata sbattere violentemente la testa contro il primo muro disponibile, e la seconda prendere il primo treno per Milano, recuperare le chiavi e rientrare in possesso del mio velocipede. Anna, che come sempre è molto più furba di me, mi ha convinto a scegliere il Piano C: legare entrambe le biciclette, andare al Parco a piedi, e portarcele indietro con calma nel pomeriggio. Abbiamo ovviamente fatto così, e a Garibaldi ho poi lasciato Anna tornare a prendere le chiavi mentre io aspettavo scrivendo questa notiziola. L’unico problema è che a Monza avevo da percorrere un trecento metri per arrivare in stazione, e naturalmente ho dovuto farlo con la bicicletta in spalla. Fortuna che non è passato nessun poliziotto: non sarebbe stato così facile spiegare la situazione!
Morale: è sempre meglio avere un mazzo di chiavi in più.
Ultimo aggiornamento: 2006-08-06 18:41