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volare, oh oh

A volte mi viene voglia di aprire una categoria apposita, “viaggi aerei” o al limite “trasporti”. Ma in fin dei conti non è che io voli così spesso, anche se posso essere certo che Alitalia mi vuole così bene da fornirmi degli spunti anche se andassi su e giù tutte le settimane.
Stavolta arrivo in anticipo e a Fiumicino non c’è nemmeno la solita coda al metal detector; riesco così a trovare un posto persino di corridoio sul volo delle19, che però parte alle 19:15. Vado all’imbarco e mi rallegro perché gli tolgono anche cinque minuti.
Una volta saliti, il comandante prende la parola e ci dice che siamo in ritardo perché l’aeromobile – che bella parola, vero? – è arrivato in ritardo dal Cairo, e soprattutto era in condizioni tali che ha chiesto una pulizia completa. Ma questo era nulla; mancano infatti all’appello quattro persone che tra l’altro erano proprio in transito dal Cairo. Quindi i loro sei bagagli sono nella pancia dell’aereo. Il comandante termina dicendo “li stiamo cercando in aereo; aspettiamo ancora un po’, ma se non li si trova inizieremo la procedura di scarico dei bagagli. Un quarto d’ora, visto che per fortuna ce ne sono pochi. Ma si sa, la sicurezza…” Sarà il pensiero dei bombaroli egiziani, ma non mi è sembrato di sentire forti lamentele per il ritardo.
Per la cronaca, i quattro sono poi arrivati: erano semplicemente stati trattenuti per controlli. Ma siamo comunque partiti solo alle 19:40, trovandoci anche una turbolenza niente male mentre salivamo in quota: bella associazione “aereo dall’Egitto – aereo scosso”.

Ultimo aggiornamento: 2004-01-15 11:11

punti di vista

Ieri sera ero in spaghetteria con Luciano Giustini, e abbiamo parlato per buona parte del tempo di blog.
Il buffo è che, nonostante siamo entrambi affiliati all’implicita categoria “teNNici”, abbiamo delle idee completamente diverse su cosa fare e come fare. (Diciamola tutta: io non ho idee, vado avanti per inerzia)

Ultimo aggiornamento: 2004-01-14 09:37

delirio

In mezzo allo sciopero dei mezzi, io oggi sono dovuto partire per Roma.
Naturalmente ieri sera mi hanno detto che non prendevano prenotazioni per i taxi, ma non mi sono preoccupato: tanto esco alle 6:45, e non c’è mai molto traffico.
Stamattina mi butto giù dal letto, cerco di prepararmi una tazza di tè, mi vesto e provo a chiamare il 4040. Risultato: occupato velocissimo (congestione generale). Riprovo: lo stesso. Dal quarto tentativo, ogni tanto sentivo il tono di occupato veloce (congestione della rete). L’8585 dava lo stesso risultato.
Scendo e mi avvio verso il parcheggio di piazzale Lagosta. Nessun taxi, e soprattutto nessun pulsantone per chiamarli – o forse stavo dormendo troppo per vederlo. A questo punto erano le 6:50; parto dal principio che in un quarto d’ora riesco ad arrivare in Centrale, e lì magari qualcosa lo trovo. In realtà riesco a prendere la linea tre isolati prima, e finalmente mi appare una tassista.
Il traffico non era tanto peggio del solito, e a Linate non c’era nessuno, tanto che la tipa dell’accettazione era lì che aspettava qualcuno. Faccio il check-in, scopro che questa volta non mi hanno preassegnato il posto, e mi rassegno a un sedile centrale.
Non c’era troppa coda nemmeno al controllo ai raggi X, e quindi ero in buon anticipo: ma anche Alitalia sta entrando nella logica “chi ce lo fa fare”. Un terzo dei passeggeri è salito alle 8, cioè quando in teoria il volo doveva partire: magari hanno aspettato che tutti trovassero un taxi. Così ci siamo alzati da terra con mezz’ora in ritardo, senza nemmeno la scusa pro-forma generalmente biascicata dal pilota “sapete, c’è congestione del traffico aereo e non ci danno lo slot”. Per soprammercato, arrivati a Fiumicino abbiamo fatto il giro di tutto l’aeroporto prima di trovare una piazzola di sosta: ho scoperto cose incredibili.
Ma perché devo andare a Roma?

Ultimo aggiornamento: 2004-01-13 16:30

lieto fine

Domenica mattina mi metto a preparare colazione, quando Anna mi fa “controlla se la caldaia è andata in blocco, che sento freddo”. In effetti la scritta “AL 4” lampeggia. Resetto tutto, ma immediatamente ritorna l’allarme. Il libretto delle istruzioni non dice molto di più, se non che significa che c’è poca pressione dell’acqua: in effetti il manometro fuori segna zero, giusto perché c’è un fermo alla lancetta.
Però l’acqua c’è, il gas pure, quindi non riusciamo a capire dove sta il problema. Anna si incazza anche di brutto, quasi io potessi fare chissà cosa. I numeri di assistenza Beretta non rispondono, e con un contratto di manutenzione non ci sembra bello provare i servizi 24/7, a parte il loro costo. Insomma, ci organizziamo per quanto possibile senza riscaldamento e acqua calda, aspettando il lunedì.
Stamattina ci telefona uno di quelli cui avevamo lasciato il messaggio in segreteria ieri: non il nostro centro assistenza. Il tipo si fa dire il problema e ci spiega che basta aprire un rubinetto di emergenza (che ha la vite rovescia: io infatti l’avevo visto, ma dal mio punto di vista era già aperto), fare tornare la pressione a un’atmosfera o poco più, e tutto si rimette a posto. Domanda finale del tecnico: “ma non ve l’ha detto il vostro manutentore?” No, non ce l’ha detto. Non lo si trova nemmeno scritto nel manuale.
PS: qui in ufficio Massimo mi fa “bastava che tu mi telefonassi, te lo dicevo io”. Ah, saperlo.

Ultimo aggiornamento: 2004-01-12 11:27

Delirio

Uno se lo aspettava anche, ma svegliarsi (al freddo) e sentire alla radio che i tranvieri milanesi erano in sciopero non è stato bellissimo. Ieri ero indeciso se prendere i mezzi oppure andare in auto: ho immediatamente optato per la bicicletta.
Il traffico era impazzito in maniera assurda: la circonvallazione sotto casa mia era bloccata, e la coda per entrare a Milano dal Naviglio Pavese arrivava a Quinto Stampi, ma in compenso la zona di piazza 25 aprile aveva meno auto, probabilmente perché non riuscivano ad arrivarci. In compenso, una fiumana di pedoni che probabilmente erano scesi da Porta Garibaldi e mi bloccavano il corso omonimo: dieci metri di marciapiede non bastavano loro, e si dovevano prendere anche i tre metri di strada.

Ultimo aggiornamento: 2004-01-12 10:46

houston, abbiamo un problema

Ieri sera arrivo bel bello a casa, metto la chiave nella toppa, fa mezzo giro e si rifiuta di proseguire. Faccio il mezzo giro in senso opposto, riprovo: niente da fare. Dopo una serie di pensieri molto negativi che mi vengono in mente, tiro fuori la mia chiave e noto che il profilo non è quello giusto: l’ultimo dentino è saltato via. A questo punto mi sono seduto sulle scale, aspettando con calma che Anna arrivasse a casa, visto che era già per strada. Non ci sono stati problemi, la sua chiave funzionava perfettamente.
Mi domando però come sia possibile che una chiave originale da serratura di sicurezza possa essersi rotta così dopo nove mesi di uso.

Ultimo aggiornamento: 2004-01-09 10:49

Il rettangolo delle Bermude

Ieri sera abbiamo visto Ariel che cercava con le zampe di togliere qualcosa da sotto il pianoforte. Anna ha deciso di vederci chiaro: abbiamo preso una torcia ed estratto i seguenti reperti.
– una spiralina di quelle per rilegare in casa
– due elastici per capelli
– un carnet seminuovo di biglietti del tram
– una guarnizione per vaso quattro stagioni che avevo lasciato a suo tempo in libertà perché avevo lavato il vaso (che contiene i croccantini per le gatte).
A parte la spiralina che non era poi così importante, finalmente abbiamo scoperto come mai non riuscivamo più a trovare tutta quella roba.
La cosa più divertente è stata vedere come la popolazione felina ha partecipato alla ricerca: Ariel se ne stava un po’ in disparte, con l’aria di dire “ehi, ero io che stavo giocando!”, mentre Momo era pronta a offrire il suo contributo, e interessata a vedere quali bellissime cose potevano apparire.

Ultimo aggiornamento: 2004-01-08 13:29