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Strane ricerche

Oggi Anna ha ricevuto una busta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – Dipartimento di Epidemiologia, con una circolare firmata dal Prof. Alfredo Nicolosi, direttore del dipartimento in questione, che con toni suadenti spiegava che “vi offiramo l’occasione per finalmente raccontare (sic) la vostra esperienza”, indicando i “disturbi che non vengono presi in considerazione dal medico di base”.
Può anche darsi che il questionario sia davvero quello che afferma di essere, anche se Anna, dopo avere letto la parte celeste che era da compilare (pardon, “riempire”) solo dalle persone che hanno disturbi urinari, ha commentato qualcosa tipo “quelli stanno cercando di farsi una base di pazienti per testare un nuovo farmaco. Però uno inizia a pensare male quando scopre che il questionario non deve venire inviato al CNR, ma alla Just in Time S.r.l., che sta sì a Segrate come il dipartimento di cui sopra ma mi pare faccia tutt’altro; e soprattutto pensa molto male quando scopre che il questionario – dove chiedono anche ad esempio il reddito familiare – non è anonimo, ma deve essere firmato indicando chiaramente nome e cognome. A che servono tutti quei dati incrociati?
P.S.: il testo per il consenso ex D.Lgs. 196/2003 c’è, e dice che “i dati saranno uniti in maniera anonima (senza nome) … e i risultati saranno presentati tutti assieme, senza la minima possibilità di identificare chi ha risposto al questionario”, e “I dati personali da Lei forniti non saranno comunicati a nessuno”. A parte che manca l’esplicitazione del fatto che quelli forniti (non i soldi, ma le eventuali malattie dell’apparato urinario) sono dati sensibili, mi chiedo ancora una volta a che serve nome e cognome se tanto affermano di non usarlo.

Ultimo aggiornamento: 2007-06-04 23:26

Lei non sa chi sono io!

Non so se vi è capitato di sentire parlare della denuncia di Massimo Del Papa a Wikipedia Italia: ne ha parlato Punto Informatico, e oggi su La Stampa abbiamo il commento di Anna Masera. A dire il vero non so se vi fosse mai capitato di avere sentito nominare Massimo Del Papa: io sono un po’ fuori dal mondo, ma a me il nome non dice proprio niente, e su questo non posso che associarmi all’ironia della Masera. E credo anche di non essere il solo.
Ma cosa è successo esattamente? Al momento in cui scrivo, la voce di wikipedia è “bloccata a scopo cautelativo”. L’unica campana che potete leggere è quella di Del Papa stesso, che afferma come “qualcuno di indymedia” abbia continuato a inserire prima una foto fasulla e poi puntatori ad articoli di indymedia stessa che lo diffamavano, fino a che – cito dal post qui sopra – «per ora, ho vinto io, assistito da lunga esperienza in materia e da un legale, che subito ha provveduto a spedire le opportune diffide». Traduzione per chi preferisce parlare terraterra: ha fatto una minaccia di querela (o forse ha fatto la querela per davvero, anche se mi sento di dubitare della cosa): come sempre in questi casi wikipedia oscura tutto.
Bene. Qualcuno vuole saperne un po’ di più? Ecco una cronistoria un po’ più completa. Tale utente “Ispettore Coliandro” alle 18:18 del 5 gennaio 2007 crea la voce “Massimo del papa”. Peccato che l’abbia fatto copiando la biografia qui presente, e così alle 18:37 (diciannove minuti dopo…) la voce è stata cancellata. Ma l’Ispettore Coliandro non demorde, e alle 18:48 crea nuovamente la voce, questa volta con itesto identico al colophon del blog babysnakes.splinder.com, il link al blog stesso e un link a un’immagine presente sul sito indymedia, per la cronaca http://italy.indymedia.org/uploads/2005/05/max.jpg. Tempo tre minuti, e la voce è nuovamente cancellata per “promozione biografica”. Viene poi ripostata alle 19:12, stavolta con colophon, lista dei libri, link al blog ma non all’immagine. Dopo un po’ di discussioni che potete vedere sulla pagina di discussione di “Ispettore Coliandro” la voce sembra avere una sua stabilità fino all’inizio di questo mese.
Il 13 maggio tale utente “Stefano Satta Flores” (ah, ricordo che i nomi degli utenti sono scelti dagli utenti stessi e non si ha possibilità di sapere a chi corrispondono) aggiunge questo paragrafo: Dal 2004 al 2006 è stato uno dei più assidui frequentatori e controversi animatori del sito Indymedia Italia, dove ha scritto articoli caratterizzati da una vis polemica a volte esasperata.; aggiunge inoltre come collegamento esterno l’elenco degli articoli firmati “Massimo Del Papa” su Indymedia. (Notate la differenza tra “firmati” e “scritti da”. Per quel poco che so di Indymedia, non credo proprio che certifichino il nome di un postatore). A questo punto inizia una guerra, con un utente anonimo che cancella questi riferimenti e un altro utente anonimo che li rimette, più alcuni wikipediani che annullano quelle modifiche, considerandole dei vandalismi. Il tutto fino al 18 maggio, giorno in cui il primo anonimo aggiunge questa nota in calce.

ATTENZIONE - Il materiale sopra scritto contiene notizie false e tendenziose, in particolare sul sito indymedia, mai frequentato dall'interessato, ed anzi segnalato in denuncia-querela per diffamazione continuata. Non essendo possibile la rimozione, pur avendo segnalato l'illecito a Wikipedia, dato che il materiale viene immediatamente reinserito, si rende noto che la situazione è stata denunciata all'Autorità Giudiziaria insieme ai responsabili, così come figurano nella loro presunta identità, del reiterato inserimento.

Da qua si giunge all’oscuramento della pagina.
Che penso io di tutto questo? Beh, suona molto strano che uno che affermi (sempre dal suo blog, ammesso a questo punto che sia il suo e non quello di un impostore che si spacci per lui) «Convinto che la controinformazione non esiste, esiste solo l’informazione» se la prenda così tanto per quella che sarebbe pura controinformazione: però il giornalismo è una cosa troppo lontana dalle mie capacità, questo l’avete capito tutti. Trovo anche strano che “Ispettore Coliandro” (che dopo gennaio non si è più visto, tra l’altro) avesse postato una foto fasulla ma si fosse dimenticato di aggiungere la parte su Indymedia, lasciando dei semplici panegirici verso Massimo Del Papa; ma anche qua ognuno ha il diritto di scrivere quello che gli pare. Naturalmente al famosissimo giornalista non è nemmeno passato per la testa di scrivere sul suo blog che il suo omonimo che ha firmato gli interventi su indymedia non è lui, avvisando poi i “curatori” dell’enciclopedia: posso assicurare che in quel caso, senza minacce né altro, la voce sarebbe stata immediatamente bloccata in scrittura, lasciando però il testo “approvato”. È anche vero che in questo modo la pubblicità è molto maggiore di una paginetta di poche righe in mezzo a più di trecentomila. L’unica cosa su cui mi sento di approvarlo pienamente è la sua frase «Anche la credibilità di wikipedia ne esce confermata per quella che è. Del tutto opinabile». Ma lo scriveva già il mai troppo compianto Beppe Viola trent’anni e più orsono: “quelli che… l’ha detto il telegiornale! – sì, ma… – l’ha detto IL TELEGIORNALE!”
Scritto tutto questo (e aggiunto sommessamente che sono sempre più d’accordo con chi dice “togliamo da Wikipedia tutte le biografie di persone che non sono morte almeno da cent’anni”) mi resta ancora da commentare questo articolo di Alessandro Bottoni sul tema: articolo che a prima vista sembra perfetto ma…
Il primo punto da fare notare è che Bottoni si confonde tra responsabilità civile e penale. La differenza non è affatto da poco: tutto il suo discorso, che termina in pratica con “occorre che i contributori di wikipedia siano identificabili con certezza”, crolla miseramente. (Ah, tra l’altro è ovvio che tutte le modifiche all’enciclopedia sono loggate, e che se mai ci fosse qualcosa di davvero penalmente rilevante il perpetratore verrebbe beccato subito). Per quanto riguarda la responsabilità civile, la questione si fa interessante, visto che nessuno in Italia è direttamente legato all’enciclopedia (i server, oltre che non stare in territorio italiano il che non sarebbe poi così importante, sono gestiti da Wikimedia International).
Anche definire Wikipedia “base di dati affidabile” è un’affermazione che probabilmente dovrebbe essere provata in tribunale: sicuramente non viene mai affermata dall’enciclopedia, anzi nella pagina di benvenuto si scrive in grassetto «Wikipedia non può fornire garanzie sulla validità e l’accuratezza dei suoi contenuti». Infine, la “struttura di controllo” vagheggiata da Bottoni esiste già, anche se è informale: basta pensare che le pagine sono oscurate se qualcuno si limita ad affermare di volere adire a vie legali.
Il punto che continua a non essere considerato da chi non vuole l’anonimato è un altro. Anche le informazioni firmate da me possono essere o no corrette: anche se si assume la mia completa buona fede, non è detto che non mi possa sbagliare. Bene: un’enciclopedia con metti diecimila nomi-e-cognomi che hanno contribuito quale garanzia mi darebbe sulla veridicità delle informazioni? Nessuna. Anche immaginando di avere una biografia dei contributori Cassiodoro Vicinetti e Olindo Brodi, e immaginando che la biografia sia vera – perché poi alla paranoia non c’è mai limite – che possiamo pensare del loro lavoro? Chissà. Quindi, o aboliamo il concetto di Wikipedia, e qua penso molte persone si stiano sfregando le mani al pensiero, oppure partiamo dal più sano principio di usare l’enciclopedia e non venerarla. Poi se naturalmente vivessimo nel migliore dei mondi possibili la voce su Del Papa avrebbe avuto come nota qualcosa tipo “Tra il 2005 e il 2006 apparvero sul sito di Indymedia molti interventi firmati Massimo Dal Papa; Dal Papa ha però affermato che tali interventi non sono suoi, ed erano stati scritti per diffamarlo”. Ma so che questo non sarà mai possibile.

Ultimo aggiornamento: 2007-05-25 13:09

Scalone o scalinata?

Se i sindacati accetteranno quanto appena proposto da Prodi sull’innalzamento dell’età pensionabile, avremo ancora una volta mostrato come in Italia le scelte siano fatte in maniera assolutamente casuale.
Lo “scalone” della legge Maroni (in pratica, un blocco per tre anni delle pensioni di anzianità) è indubbiamente una stupidaggine, visto che fa delle discriminazioni troppo grandi; l’affermazione che «non avrebbe prodotto nessun beneficio in termini di risparmi», come casualmente reso noto oggi dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale, è comunque falsa. Ma che ti inventa Prodi al posto dello scalone? una scalinata di un anno ogni diciotto mesi per arrivare nel 2012 a un’età pensionabile di 62 anni. Vediamo una tabellina per semestre di nascita con i due sistemi:
nascita Maroni Prodi
1/1950 1/2007 1/2007
2/1950 2/2007 2/2007
1/1951 1/2011 1/2009
2/1951 2/2011 2/2009
1/1952 1/2012 1/2010
2/1952 2/2012 2/2011
1/1953 1/2013 1/2012
2/1953 2/2013 2/2012
1/1954 1/2014 1/2014
2/1954 2/2014 2/2014
1/1955 1/2015 1/2015
2/1955 2/2015 2/2016
1/1956 1/2016 1/2017
2/1956 2/2016 2/2017
1/1957 1/2017 1/2019
2/1957 2/2017 2/2019
Simpatico, vero?
Non parliamo poi della rivalutazione, che poi è una svalutazione visto che ci daranno meno soldi, dei coefficienti di trasformazione: cosa di per sé obbligatoria, anche se Silvio se ne era dimenticato, e che però non dovrebbe essere fatta per i pensionati al minimo (che altrimenti avrebbero avuto bisogno dell’integrazione alla pensione sociale…), alle donne (che spesso sono al minimo comunque) e… per chi ha solo pensione contributiva, vale a dire praticamente nessuno per i prossimi vent’anni. Che ne dite? non vi sembra un’idea… geniale? (cit.)
Aggiornamento (4 maggio) Il Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale ha solo detto che il superbonus previsto da Maroni (se stai volontariamente a lavorare più del dovuto, ti lasciamo una barcata di soldi) è stato un flop. Così la cosa ha più senso, anche se non credo che servisse il NVSP per scoprirlo!

Ultimo aggiornamento: 2007-05-03 18:07

culattacchioni!

Facendo finta di nulla come gli capita spesso – d’altra parte, cosa non si fa pur di non parlare del costituendo Partito Democratico… – Repubblica sta sempre sulla notizia e pubblica questa “inchiesta” di Luigi Bignami, dall’eloquente titolo Etero o gay, la scelta non è libera –
“Un gene decide il gusto sessuale”
.
Nel caso non fosse chiaro, il concetto che sta dietro le tesi dell’articolo è più o meno “lo vedete? il gay è un malato”, con tutto ciò che ne consegue. Il fatto poi che le donne sembrino avere una modalità diversa per ottenere un’identità sessuale, se devo essere sincero, mi sembra ancora più maschilista.
Ma il vero guaio è che come al solito dall’articolo sul foglio scandalistico scalfariano non si può andare da nessuna parte, visto che il concetto di “approfondimento” viene da loro tradotto come “ci sono altri articoli sul nostro bellissimo giornale che abbiano delle parole in comune con questo”. Questo non è bello. Ho provato allora, nelle pause dei test che devo fare oggi, ad andare un po’ a ritroso e a cercare le fonti.
Innanzitutto questo è l’articolo del New York Times. La prima cosa che salta agli occhi è che la versione italiana è quasi esattamente la traduzione della prima metà dell’originale inglese: il “quasi” è dovuto al fatto che non è stato tradotto il paragrafetto che spiega come sia il gene SRY a cambiare la destinazione del tessuto ovarico che si trasfoma in testicolare. Non si può pretendere che si traduca proprio tutto, direte: è vero, ma senza almeno quella frasetta il titolo dell’articolo di rep.it è assolutamente incomprensibile, visto che nel corpo dell’articolo non si parla per nulla di geni, ma solo di comportamentismo. L’altra piccola differenza è che non c’è traccia della frase «Stando alle ultime ricerche – riassunte in un articolo apparso sul New York Times – mentre un uomo nasce con un indirizzo sessuale ben definito, nelle donne questo lo è di meno e succede spesso che l’indirizzo lesbico si manifesti in età adulta». L’originale dice semplicemente «I’m not even sure females have a sexual orientation. But they have sexual preferences. Women are very picky, and most choose to have sex with men» che è piuttosto diverso.
Però bisogna dire che Bignami, o le sue fonti, hanno fatto un’aggiunta, vale a dire le percentuali di gemelli mono- oppure eterozigoti entrambi omosessuali. Vediamo da dove arrivano.
Innanzitutto, Bayley è una figura moltro controversa, e quindi una sua beografia è ipso facto presente su wikipedia (inglese): biografia non esattamente elogiativa. D’altra parte, i suoi studi sono anche pubblicati, ad esempio qua (studio su gemelli australiani), qua (differenze nell’eccitazione sessuale tra uomini e donne), o qua (cause familiari nell’omosessualità maschile). Gli articoli, almeno a prima vista, sono costruiti correttamente, nel senso che non vengono solamente indicate le varie percentuali, ma anche gli altri parametri statistici: è pero vero che non mi sono messo a fare i conti, ma con insiemi così piccoli come quelli studiati da Bayley è difficile riuscire a estrapolare certezze di un qualunque tipo.
Un’ultima cosa: la parte relativa a Larry Cahill è assolutamente fuori contesto. Il suo articolo (pdf) citato con tanta foga spiega semplicemente come il cervello maschile e quello femminile sono essenzialmente diversi, ma leggendolo non c’è traccia di verifiche su LGBT, il che non è così strano visto che Cahill è un neuroscienziato e non certo uno psicologo. Onestamente, però, anche l’articolo statunitense fa la stessa confusione: non si può dare sempre la colpa ai nostri!

Ultimo aggiornamento: 2007-04-13 15:52

Referendum elettorali

Grazie ad Apis, ho recuperato il link al sito dei proponenti i referendum elettorali. Per chi si stesse chiedendo quali sarebbero – che io sappia, non è ancora partita la raccolta di firme – sono due quesiti: il primo abolisce l’attuale premio di maggioranza per coalizioni, lasciandolo solo alla lista con il maggior numero di voti; il secondo vieta di candidarsi in più di una circoscrizione, eliminando i “candidati civetta”. Tutte belle cose, intendiamoci, e che di per sé condivido. Però rimane fuori un punto per me fondamentale: l’attuale Calderolium impedisce all’elettore di esprimere la preferenza per una persona, visto che le liste sono bloccate e gli eletti vengono presi nell’ordine di apparizione, manco fossero i personaggi e interpreti di uno sceneggiato. E naturalmente né la “Bozza Chiti” né il Calderolium 2 – la veLetta si sognano di rimettere le cose come stavano in passato: un po’ quello che successe dopo la cosiddetta “Restaurazione” del Congresso di Vienna, che restaurò tutto eccetto le repubbliche.
A questo punto mi sono chiesto se sarebbe stato possibile fare un referendum (abrogativo, chiaramente) per ritornare alle preferenze, e mi sono imbattuto in un problema. La legge 270/2005, il Calderolium appunto, non è una legge organica ma una serie di toppe al Testo Unico del 1957: uno dei sistemi italiani usuali per complicare le cose. Sono andato a cercare le versioni ufficiose del testi presenti nei siti della Camera e del Senato, e ho scoperto cose molto strane. Al Senato non c’è nulla da fare, ma l’articolo 58 del testo unico della Camera continua a parlare di doppia scheda, di lista e di preferenza; la legge 270/2005 ha abolito il sesto comma ma gli altri rimangono. Questo significherebbe che un referendum che trasformasse l’articolo 4 così:
4. Ogni elettore dispone di un voto per la scelta della lista ai fini dell’attribuzione dei seggi in ragione proporzionale, da esprimere su un’unica scheda recante il contrassegno di ciascuna lista.
cancellando cioè le parole “per la scelta della lista”, e togliesse dall’articolo 58 le parti sul voto di coalizione sarebbe sintatticamente lecito e produrrebbe i risultati voluti.
Che ne dite? mi formate un comitato referendario ad hoc? :-)

Ultimo aggiornamento: 2007-04-04 15:26

quanta fretta!

Stamattina sulla Stampa sia Gramellini che Beccaria gioiscono perché “l’italiano è diventato lingua ufficiale della Repubblica”. Qualcuno dei miei lettori più attenti probabilmente si ricorderà che avevo parlato della cosa qualche mese fa; pertanto non mi ripeto qua. Non posso però evitare di segnalare che la notizia pubblicata è assolutamente falsa. La Costituzione, all’articolo 138, afferma che una modifica costituzionale deve fare quattro passaggi, due per ciascuna camera; il Parlamento è arrivato solamente alla prima lettura. Insomma, se va tutto bene la legge sarà promulgata quest’autunno.
Non è bello che un giornale serio come La Stampa prenda una simile cantonata, non trovate?
(ps: devo dire che trovo divertente che il relatore del progetto di legge si chiama Italo Bocchino. Nomen omen)

Ultimo aggiornamento: 2007-03-30 10:46

Osvaldo Cavandoli e la Linea

Sleepers mi ha gentilmente rimproverato perché la scorsa settimana non ho commentato la morte di Osvaldo Cavandoli. Purtroppo la scorsa settimana ho dovuto anche lavorare – sì, succede anche questo – e quindi alcune cose sono passate in cavalleria. Provo a rimediare oggi.
Cavandoli è stato in un certo senso sfortunato: il successo della Linea è stato tale che è stato costretto a fossilizzarsi su questo “piccolo uomo vivace, dal naso realmente espressivo, con tutte le istanze e le preoccupazioni della vita moderna. Figlio di una matita e di una mano”. La mano che disegnava la Linea era la sua, il naso… pure.
La nascita della Linea è strana: citando lo stesso Cavandoli, “Nel 1969 stavo facendo pulizia sul tavolo di lavoro, e anche una pulizia mentale delle cose che erano state delle costrizioni nel passato. L’esperienza e la conoscenza degli anni passati mi avevano fatto capire che dovevo scegliermi una strada personale. Ero lì a scribacchiare su un foglio, con la penna che si muoveva senza sosta a disegnare linee: a un certo punto, guardandole, compresi d’un tratto che l’idea migliore era di limitarmi a una singola linea e dire tutto quello che volevo esprimere con questa singola linea.”
Cavandoli portò così i provini ad alcune agenzie pubblicitarie, e l’ingegner Emilio Lagostina si innamorò dell’idea e gli commissionò una serie di caroselli. Il personaggio venne chiamato inizialmente Agostino Lagostina, anche se il nome venne poi lasciato perdere: la voce quasi paperinesca fu di Giancarlo Bonomi, che gli fornì una parlata tra l’onomatopeico e il brianzolo, e la colonna sonora venne composta dal musicista jazz Franco Godi. Il minimalismo ovviamente trionfava in questi short, ma l’interazione tra la Linea (che si trovava sempre il suo percorso interrotto e sbraitava) e la mano, che subito gli inventava qualcos’altro) era una storia nella storia.
I caroselli furono però così efficaci che Cavandoli non riuscì nemmeno a sdoganare il proprio personaggio, nonostante una striscia a fumetti apparsa nel 1972: l’autore ebbe molto più successo all’estero, tanto che le informazioni che ho scritto qua sono state ricavate da siti stranieri.
Due chicche per gli ammiratori: in un sito francese è possibile vedere parecchie avventure della Linea, e a quanto pare in Germania stanno pensando di ripubblicare i DVD con la collezione delle avventure (forse il CD con la colonna sonora è un po’ esagerato). Come dicevo, nemo propheta in patria.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-13 12:55

l’Istat e l’inflazione per le famiglie

Magari vi è capitato di leggere questa notizia sull’inflazione “più alta per le famiglie povere”. Visto che le varie fonti davano notizie contrastanti, ho pensato bene di andare alla fonte (281K di pdf), per cercare di capirne un po’ di più. Purtroppo non sono un vero esperto di statistica, quindi la mia analisi sarà un po’ semplicistica: ma spero che sia comunque sufficiente per darvi un’idea più completa.
Premessa (mia): salvo in caso di presenza di prezzi amministrati per i generi di largo consumo, è abbastanza naturale che l’inflazione pesi di più sulle famiglie con disponibilità minore di reddito: il valore ricavato è la media pesata di cose “nuove” che tendono a decrescere di prezzo e cose “usuali” che invece generalmente rincarano.
Premessa (istat): queste non sono statistiche “dirette” che sarebbero costate troppo, ma sono state fatte a tavolino prendendo il paniere standard e cambiandone i pesi secondo un’altra statistica sui consumi delle famiglie. Un mettere le mani avanti, ma supponendo che il lavoro sia stato fatto bene non ci dovrebbero essere grossi problemi.
Sono state scelte quattro tipologie di famiglie, anzi cinque: quelle in affitto, i pensionati, le famiglie (normali e di pensionati) appartenenti al 20% più basso di reddito, e la famiglia media. Il motivo per cui ho sottolineato questa quinta categoria sarà chiaro dopo.
Il grafico di pagina 6 mostra come a prima vista i tassi di inflazione siano abbastanza correlati tra i vari gruppi, tranne per il fatto che le famiglie deboli hanno oscillazioni molto maggiori: a fine 2004-2005 erano messe meglio, per la stabilità se non il ribasso dei prezzi degli alimentari, mentre quest’anno sono più in difficoltà per l’aumento dei prezzi dei carburanti. Ma quello che conta di più è il risultato finale; a dicembre 2006 le famiglie più povere vedono un aumento dei “loro” prezzi del 2.8% rispetto all’anno prima, mentre l’inflazione “ufficiale” era sul 2%. “Ma sono i polli di Trilussa”, qualcuno dirà: e invece no. L’indice medio per le famiglie mostra un rincaro del 2.5%. Inutile dire che nelle noticine a fondo documento c’è scritto “non si possono confrontare questi dati con quelli ufficiali, per questo questo e questo; e comunque anche nel resto dell’Europa ci sono di questi problemi”. Ma il punto è un altro: questa discrepanza dei tassi significa che c’è un errore di base in tutti quegli istituti che dipendono dal tasso di inflazione.
Mi spiego: va benissimo usare il tasso d’inflazione ufficiale quando si calcola la differenza del PIL, visto che quello dovrebbe raffigurare tutta l’economia italiana. Ma per un contratto di lavoro, o per la contingenza sulle pensioni (che esiste ancora, anche se non lo sapevate), o ancora per la rivalutazione del TFR sarebbe più corretto usare un tasso più vicino a quanto spende davvero una famiglia, e forse addirittura scegliere il tasso delle famiglie “povere” visto che sono loro quelle con un reddito più compresso e che dovrebbero essere più tutelate. Ma questa è un’utopia.

Ultimo aggiornamento: 2007-02-21 17:25