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Cerotto blu

[cerotto blu] Il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni sta per essere approvato in Parlamento, per la gioia della maggioranza ma anche di qualcuno dell’opposizione: alla Camera c’erano stati venti voti in più a favore. Invece che andare a eliminare i guai alla fonte (la fuoriuscita di testi secretati), il governo ha preferito da un lato vietare la maggior parte delle intercettazioni, e dall’altro imbavagliare i ricettatori, pardon i giornalisti; un po’ come se per eliminare la prostituzione incriminassero gli utilizzatori finali, insomma. Il tutto è così grave che giornalisti ed editori, d’accordo per la prima volta da non so quanti anni, hanno proclamato una giornata di silenzio informativo per il 14 luglio.
Nonostante molte voci affermino il contrario, io come blogger non sono toccato direttamente da questo disegno di legge: non essendo una testata giornalistica, non sono sottoposto all’obbligo di rettifica entro quarantott’ore. Ma ne sono toccato come cittadino, e ritengo doveroso fare qualcosa anche nel mio orticello. Ho chiesto a PTWG un elemento grafico simbolico, e lui mi ha sfornato questo cerotto blu. In fin dei conti, dice Paul, tutto il mondo usa il nastrino blu per la libertà di parola; noi in Italia ci troveremo invece il cerotto blu.
Se a qualcuno l’idea piace, è libero di usare il logo (magari ringraziando Paul).

Ultimo aggiornamento: 2009-07-03 07:00

Tre domande a Guido Podestà

Signor Guido Podestà,
venerdì scorso ho ricevuto una lettera che lei mi ha spedito, sfruttando la tariffa iperscontata “elezioni” ex legge 515/93. In questa lettera lei mi ha ricordato che ieri e oggi si sarebbe votato per il ballottaggio alla Provincia di Milano. Non ha scritto che si sarebbe votato anche per tre referendum, ma questo non è un problema: la sua non è una lettera istituzionale e pertanto ha il diritto di ricordare quello che preferisce. Vorrei farle però alcune domande, a cui spero mi sia data risposta.
(1) Come ha fatto ad avere il mio indirizzo? Le do un aiutino: non risponda “da elenchi pubblici”, perché non può essere vero visto che non sono un proprietario di casa e le varie utenze sono intestate a mia moglie.
(2) Chi è il responsabile dei dati in questione? La lettera riporta solo (cito testualmente, comprese maiuscole e minuscole) “committente Responsabile – luca Giuliante”, e non c’è alcun riferimento al Dlgs 196/2003 di cui immagino si sia sentito parlare anche a Bruxelles.
(3) Come faccio ad accedere ai dati che mi riguardano e oppormi al loro trattamento?
P.S.: è possibile che lei mi consideri un “povero comunista”. Può tranquillamente farlo, io non mi offendo mica: io mi offenderei mi dessero del fascista, a differenza immagino di parecchi degli iscritti al suo partito. Per completezza di informazione le comunico che quindici giorni fa sono andato a votare, ma non ho votato né per Filippo Penati – a parte che definire lui “comunista” fa davvero ridere, lo è tanto quanto Sandro Bondi – né tanto meno per i candidati dei partiti che il “comunista” (o la da lei vituperata parola “sinistra”) ce l’hanno nel nome.
messaggio postato sul mio blog e inviato a info@podestapresidente.it

Ultimo aggiornamento: 2009-06-22 10:18

Fuorilegge!

Anna e io siamo appena andati a votare (seggio 1241 di Milano, giusto per fare i nomi). Ho consegnato la mia tessera elettorale e la carta di identità, e la scrutatrice mi ha chiesto “vota per tutto?” Io le ho risposto di sì, e ho aggiunto che non è lei che deve chiedermelo, ma io che devo al limite dire di non volere qualche scheda, al che lei ha risposto “sì, è vero”. Peccato che più o meno contemporaneamente ad Anna sia capitata esattamente la stessa cosa, il che mi fa pensare che non sia esattamente un caso ma una specifica indicazione del presidente di seggio.
Che si fa in questi casi?

Ultimo aggiornamento: 2009-06-21 17:13

Hanno pagato il biglietto

Il PresConsMin sentenzia: gli immigrati che vengono in Italia sui barconi «sono persone che hanno pagato un biglietto».
Quando Anna e io siamo stati a Salonicco, abbiamo visitato il museo della presenza ebraica. Tra i documenti presenti, ce n’era uno con le informazioni necessarie alla rilocazione della popolazione ebrea ad Auschwitz e Bergen-Belsen. I deportandi hanno dovuto pagare il biglietto per il viaggio.

Ultimo aggiornamento: 2009-05-13 09:33

non solo 25 aprile

Ieri mattina Anna e io eravamo in viale Zara, e stavamo camminando verso casa. A un certo punto abbiamo visto sette-otto persone, con un paio di bandiere, che attraversavano il controviale e si fermavano davanti a un cippo che non avevo mai visto in tutti questi anni. A mia parziale discolpa, il cippo è coperto dall’erba e non è che si veda molto.
Credevo che il cippo ricordasse un partigiano morto nella seconda guerra mondiale: invece no. È Emilio Vittorio Carloni, una guardia giurata uccisa nel 1982 dai terroristi che stavano rapinando una banca.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-26 08:00

Cosa avrei dovuto fare?

Oggi pomeriggio ho preso la bici per farmi una pedalatina. Mentre passavo per gli pseudogiardinetti in fondo a via Melchiorre Gioia, quelli che poi ti fanno passare sotto i bastioni di Porta Nuova, ho visto che c’era un gruppetto di persone con una donna tenuta ferma che gridava “troia! puttana!” Ci ho pensato su un attimo, ho deciso che non stava gridando aiuto, e sono proseguito. Quando mezz’ora dopo sono passato di nuovo di là, c’era la donna sdraiata su una panchina, così ad occhio in stato di choc, con degli infermieri vicino: inoltre c’erano anche dei poliziotti.
Premesso che non mi sarei mai comunque sognato di fermarmi, quello che mi chiedo è se avrei dovuto avvisare io la polizia quando sono passato, rischiando ovviamente un falso allarme, o se avrei dovuto far finta di niente e vedere – a debita distanza – se la situazione sarebbe peggiorata.
Quello che posso dire è che non è stata una bella cosa.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-15 17:21

Sayed Parwez Kambakhsh

Probabilmente non ne avete mai sentito parlare, anche se un paio di settimane fa è apparso un articolo sul Corriere.
Parwez Kambakhsh è stato arrestato nel 2007 con l’accusa di avere distribuito un articolo tratto da Internet – che come sappiamo è il Male – che denunciava come l’islamismo non rispettasse i diritti delle donne. Il processo, per il quale il giovane rischiava la pena di morte, si è concluso con una sua condanna a “soli” vent’anni di carcere; l’appello non si sa quando ci sarà. Si possono leggere più informazioni su IWPR e RAWA News: a me personalmente ha fatto paura la frase dell’accusatore «When I began to read, I experienced Islamic emotions»
Noi non possiamo fare molto per Parwez Kambakhsh, è chiaro: ma il nostro governo sì, e soprattutto non dovrebbe farlo solo per lui ma anche per tutti gli altri casi simili che non hanno avuto il riscontro dei media. Oppure ammettiamo che non ha nessun senso mantenere un contingente militare laggiù, e ritiriamoci in buon ordine.
Aggiornamento: (10 marzo) ho ricevuto, e allegato nei commenti, un messaggio dal Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-09 07:00