Archivi categoria: rec-2004

Strani attrattori (libro)

La fantascienza è tornata a non essere più un genere di moda. Asimov sta rientrando un po’ nel giro giusto perché hanno fatto un film da I, Robot; Heinlein, Clarke, Farmer, Silverberg, Pohl, Niven, Anderson sono introvabili. Ma quello che è peggio è che ho citato tutti nomi che sono diventati famosi tra gli anni ’40 e i ’60. E oggi che cosa si scrive?
Diamo merito alla Shake di avere spostato un po’ più avanti la frontiera cronologica con questa antologia (AA.VV., Strani attrattori, Shake Edizioni 1996 [1989], p.301, € 15.49, ISBN 88-86926-18-9) a cura di Rudy Rucker, Peter Lamborn Wilson e Robert Anton Wilson. Tra i numerosi racconti brevi e poesie, è possibile farsi un’idea della scena alla fine degli anni ’80: naturalmente il linguaggio è molto più crudo, e si trova una nota generale di pessimismo che pervade la maggior parte dei racconti. Non ci sono capolavori, ma almeno si può allargare un po’ il campo delle nostre conoscenze SF… in attesa di una Millenium Anthology.

Ultimo aggiornamento: 2004-11-29 16:37

<em>L'estetica della macchina</em>

In un rarissimo passaggio a Torino – praticamente fatto di nascosto… – abbiamo scoperto questa mostra a Palazzo Cavour, e ci siamo andati. Palazzo Cavour, in via Cavour, è il posto dove nacque Cavour e morì Cavour. Sembra che ultimamente sia diventato anche un posto per mostre… si saranno scocciati di essere monotematici.
Questa mostra, sottotitolata “Da Balla al futurismo torinese”, non è una di quelle cose che meritano un viaggio a Torino apposta, però se uno è da queste parti secondo me dovrebbe passarci. Del palazzo vedrà poco, giusto un paio di sale restano visibili, ma la mostra è interessante, gettando uno sguardo non banale sul futurismo, almeno come pittura, scultura e in parte architettura, con una serie di bozzetti.
La mostra è aperta fino al 30 gennaio 2005, orario 10-19.30 da martedì a domenica con prolungamento alle 22 il giovedì: 6 euro e 20.

Ultimo aggiornamento: 2004-11-27 21:24

The Corporation

Venerdì sono andato al cinema. (Sì, oggi è lunedì. Non ho mai detto di essere sul pezzo). Il cinema è il Centrale, quello dietro il Civico Tempio di San Sebastiano la cui sala di proiezione assomiglia più che altro a un autobus iperaccessoriato. Il film è appunto The Corporation: come disse Anna, un documentario potevo anche reggerlo.
In effetti sono arrivato alla fine senza troppi problemi: il guaio è che non è così banale poi capire cosa fare esattamente. La parte che mi è piaciuta di più è quella iniziale che spiega come le corporation sono riuscite a ottenere la personalità giuridica: sfruttando l’emendamento contro la schiavitù. Niente male, vero? Ma se poi uno si mette a pensare un po’ di più, scopre che manca una cosa molto importante. Non sono solo le corporation ad affamare la gente. È tristemente vero che chi ha cucito la maglietta griffata che indossi riceve lo 0.3% del totale: ma è anche vero che il 50% va al negozio che la vende, e che quindi fa in un certo senso parte della Corporation. Una vera controrivoluzione costerà molto di più a tutti, non solo alle corporation.

Ultimo aggiornamento: 2004-11-22 17:08

Da Pitagora a Borges. Discussioni in rete sull’infinito

Professore di matematica al Politecnico di Milano e con forti interessi nella didattica, Claudio Citrini ha scelto un modo direi peculiare per trattare dell’infinito e dei suoi paradossi: una serie di sessioni di chat. Nel suo libro (Claudio Citrini, L’infinito – da Pitagora a Borges, Bruno Mondadori 2004, p. 238, € 17, ISBN 88-424-9147-0) troviamo così i grandi matematici antichi e moderni, ma anche letterati come Dante, che discutono e si scannano sui vari temi legati all’infinito: tutti tenuti vanamene a freno dalla moderatrice della chat che è Maria Gaetana Agnesi (importante matematica, che ovviamente non è conosciuta al grande pubblico per l’ottima ragione che era una donna).
Bisogna dire che Citrini ha delle manie di tuttologia niente male: le citazioni in latino – per quanto possibile, fa parlare i suoi personaggi con le loro stesse parole – non sono nemmeno tradotte, mentre per quelle greche si accontenta di lasciare il testo originale nelle note. Nonostante questo, però, il libro è assolutamente godibile: l’unico guaio è che Bruno Mondadori ha una politica di prezzi tra le peggiori in Italia, a fianco di Bollati Boringhieri. Mi chiedo spesso se l’inculturazione scientifica in Italia non dipenda anche da questo.

Ultimo aggiornamento: 2004-11-18 11:06

<em>Edipo.com</em>

Ieri sera, accompagnato da ben cinque fanciulle, sono andato al Piccolo a vedermi l’ultimo spettacolo di Gioele Dix, che per chi non avesse ben chiaro il tipo è quello che fa l’imitazione di Alberto Tomba.
Bene, qui c’è tutt’altro, per fortuna. Non lasciatevi suggestionare dal “puntocom”: la storia è quella di Anselmo, che in una clinica della salute dai metodi piuttosto fascisti – è vietato persino leggere! – si mette a spiegare la tragedia di Edipo Re alla sua infermiera italoinglese Giada (Luisa Massidda). Il testo che racconta è quello di Sofocle, ma il modo con cui lo racconta è assolutamente legato a oggi. Qual è l’aspetto di Edipo? È bello, come un motociclista sul suo chopper. Deve parlare al popolo? Si mette a fare una conferenza stampa a reti unificate, anche con Sky.
Portare avanti per due ore una storia in questo modo, anche se con una spalla, non è affatto facile: ma Dix riesce perfettamente nel suo scopo, e se volete riesce anche a mischiare la sua commedia con la tragedia originale. Da vedere.

Ultimo aggiornamento: 2004-11-06 17:50

Enigmi geniali

Librettino ultratascabile (Ennio Peres, Enigmi geniali, L’Airone editrice, pag. 128, € 6, ISBN 88-7944-702-5) con duecento problemini in pillole. Molti di essi hanno una soluzione di quelle che ti fa venire voglia di andare a prendere l’autore per il collo: ma generalmente bisogna dire che ti costringono a smetterla di pensare per schemi, il che è sempre una cosa utile a questo mondo. Non mettiamoci però a parlare di “pensiero laterale”, occhei?
Come sempre, bisognerebbe poi evitare l’effetto ciliegia, e centellinarsi i problemi.

Ultimo aggiornamento: 2022-07-22 20:41

Ghiaccio (teatro)

Solo quattro giorni in tabellone per questo monologo con accompagnamento musicale, sottotitolo “La leggendaria spedizione di Shackleton al Polo Sud”, scritto e recitato da Massimiliano Cividati con Gennaro Scarpato alle percussioni e Andrea Zani al pianoforte.
Il luogo è stato il TeatroBlu in via Cagliero 26: un esempio di quella che una volta veniva chiamata “sala parrocchiale” che ha avuto una trasformazione completa, e che non ha nulla da invidiare alle altre sale milanesi: piccina – direi 150 posti, ma raccolta e con un bel palco, e una stagione polposa. Da buoni cattocomunisti, sono anche associati al Teatro della Cooperativa, oltre che al Verdi…
Ma torniamo alla storia: il monologo racconta della spedizione di Shackleton del 1914 che avrebbe dovuto attraversare a piedi l’Antartide passando per il Polo Sud, e che per una serie di circostanze non è nemmeno riuscita a iniziare il percorso: il tutto rimanendo per quasi due anni bloccata tra i ghiacci, eppure senza nessuna perdita umana. L’allestimento è ovviamente minimale, con un accompagnamento musicale è molto piacevole, come anche la recitazione. Credo però che la sceneggiatura dovrebbe essere limata un po’, soprattutto per evitare le ripetizioni che ci sono, o perlomeno farle entrare a pieno titolo nella storia – pensate al piano B preparato da Shackleton, e poi al piano C, al piano D, al piano E…
Nota: a un certo punto il racconto ci porta a Campo Attesa, e rimane tutto fermo e silenzioso per un minuto. A metà, si sente squillare il telefonino di un’idiota. Sono certo che fosse un’idiota, visto che la tipa ha perfino risposto dicendo “dove sei?”.

Ultimo aggiornamento: 2004-10-31 20:28

Laura immaginaria (libro)

Come lo possiamo chiamare? Racconto polimorfo? In questo libro (Antonio Zoppetti, Laura immaginaria, Palomar editrice, pag. 176, € 10, ISBN 888887271X) ci sono venti capitoli, che possono essere letti in un ordine qualunque per crearsi il proprio racconto personalizzato. Venti e non ventuno perché manca la zeta, in pieno stile potenziale: c’è anche un concorso per aggiungere eventuali capitoli usando le lettere dell’alfabeto inglese. Essendo io una persona curiosa, ho voluto esplicitamente provare un ordine più o meno casuale, e posso confermare che la storia regge, e in maniera direi diversa da quella che avrei letto seguendo l’ordine alfabetico.
L’idea di base è una specie di gioco di specchi, tra doppioni, gemelli e scambi, con tutta una serie di rimandi a vari personaggi-capitoli. Secondo me arrivare a venti capitoli è stato però esagerato: alcuni personaggi mi sono sembrati poco integrati nella storia. Personalmente poi avrei preferito che Zop avesse deciso di utilizzare stili letterari completamente diversi nei vari capitoli, per aumentare l’idea di trovarsi non in un labirinto ma nella Biblioteca di Borges. Una lettura direi piacevole, però!

Ultimo aggiornamento: 2004-10-29 11:48