Il nostro ministro del Welfare (anzi no, del Lavoro e Previdenza sociale… d’altra parte, checché tanti ne pensino, la lingua ufficiale qui da noi è l’italiano) Cesare Damiano è uscito con una proposta sconcertante: portare al 33 per cento i contributi previdenziali dei lavoratori flessibili, «incentivando così indirettamente i contratti a tempo indeterminato».
Giusto per mettere le cose in chiaro: i lavoratori dipendenti pagano già il 33% del loro stipendio in contributi previdenziali: il 9.19% lo si vede direttamente in busta paga, il resto è silenziosamente messo dall’azienda, e fa parte del famigerato “costo del lavoro”. Ora, è molto bello che dopo un anno abbondante un ministro in carica si sia accorto che è molto più conveniente per un’azienda prendersi un precario e pagare meno contributi, piuttosto che assumere qualcuno e pagarne di più. (Ovviamente nel governo prima questo lo sapevano perfettamente, ma questa è un’altra storia). Però mi stupisce che Damiano sia riuscito a fare 33 ma non 34, anzi 40. Insomma, se si vogliono incentivare le assunzioni allora all’azienda il co.co.pro deve costare di più, non lo stesso di un assunto a tempo indeterminato. Senza contare che la parte in più di contributi potrebbe essere utilizzata come figurativa per i periodi in cui un precario non trova lavoro. Epperò ho come il sospetto che una proposta del genere potrebbe fare cadere davvero il governo…
Ultimo aggiornamento: 2007-09-17 14:46