Stamattina – ma non chiedetemi perché il link sembra essere di settembre – i miei amiconi di rep.it hanno raccontato di un’incredibile tecnologia per immagazzinare informazione musicale: per dare un’idea, un brano di clarinetto della durata di venti secondi sta tutto in un kilobyte, un centesimo dello spazio di un file MP3. Sarà falso? sarà vero?
In uno stranissimo sussulto di serietà, gli amici hanno intervistato nientemeno che Leonardo Chiariglione, che è uno che sicuramente di queste cose se ne intende, e soprattutto che le sa spiegare. È successo così che miracolosamente è diventato possibile capire almeno qualcosa in più: ad esempio che la tecnologia è sintetica (la “prestazione virtuale” secondo l’articolista), vale a dire che il suono viene generato a partire da una serie di informazioni. Chiariglione fa giustamente l’esempio del MIDI, che è un classico sistema sintetico: non so se ve ne siete mai accorti, ma un file MIDI è molto, molto, molto più piccolo di un MP3. Certo, ha anche un suono schifoso: ma questo è un particolare secondario, nel senso che di per sé il problema è che ti ci vuole molta informazione per creare un suono “bello”. Il clarinetto, tra l’altro, è uno strumento difficile da simulare, se non ricordo male, e quindi la performance degli scienziati di Rochester non è affatto da buttare.
Peccato che restino ancora un paio di punti che non sono affatto chiari. Il primo è banale: quanto è grande il “giradischi virtuale”? In parole povere, quanto spazio ci vuole per modellare uno strumento musicale? e quanto per modellare strumenti musicali simili ma non identici? Quando io sento parlare di questi sistemi di ultracompressione, mi viene sempre in mente la barzelletta dei matti che si spanciano dalle risate quando uno di essi dice un numero, perché sanno che corrisponde a una barzelletta ben specifica in un librone che si sono preparati a priori. Qua potrebbe tranquillamente essere la stessa cosa, soprattutto perché nell’articolo parlano anche di sintetizzazione di voce umana, che è ben più difficile da riprodurre… senza parlare dei vantaggi che potrebbero esserci nell’uso di questa tecnologia nelle conversazioni telefoniche. Il secondo punto è che mi chiedo se abbiano letto il comunicato ufficiale dell’Università di Rochester, e soprattutto la data di pubblicazione :-) Poi intendiamoci: in effetti a Las Vegas si sta tenendo ICASSP 2008 e martedì scorso Bocko e i suoi colleghi hanno effettivamente presentato l’articolo in una sessione poster… quindi magari sono io a pensare male. Ma mi sa che dovrò chiedere al mio amico Ugo di verificare sui proceedings dell’ICASSP :-)
Ultimo aggiornamento: 2008-04-04 22:33