Google per default non indicizza più?

crawler di Google È un bel po’ di tempo che trovare qualcosa con Google è sempre più complicato. Non che io sia riuscito a trovare altri motori di ricerca migliori da questo punto di vista; ma l’immerdificazione (enshittification) di Google ormai non può essere tamponata nemmeno con ricerche un po’ più strutturate.

Secondo questo articolo la ragione è seplice: Google non indicizza più. O meglio, spiega Vincent Schmalbach, la sua impressione è che i suoi crawler prendono sempre tutto subito per non mancare le ultime notizie, ma poi cancellano quello che la grande G non ritiene interessante, lasciando il materiale dei siti più importanti e quello davvero di nicchia che non saprebbe come mostrare altrimenti. No, non c’è nessuna misura quantitativa, quindi potete prendere o no per buona la sua analisi, come anche il fatto che potrebbe non essere una coincidenza l’inizio di questa china con i primi contenuti scritti da GPT-1.

Che ne penso io? Scrivere contenuti interessanti e che dicano qualcosa di almeno un po’ originale è sempre più difficile. O meglio, scrivere contenuti che dicano qualcosa diverso dalla massa è sempre difficile allo stesso modo, perché bisogna fermarsi e cercare di vedere le cose da un punto di vista diverso accorgendosi allo stesso tempo di non dire idiozie (cosa che non capita spesso). Ma anche così, dire che quei contenuti siano poi interessanti è un’altra storia: ed evidentemente non è possibile distinguere tra contenuti generati artificialmente, contenuti stupidi e contenuti validi, così anche Google ha gettato la spugna. La normalizzazione di Internet è completata: le sacche residuali sopravviveranno, ma in modo carsico.

(immagine di Haywook Beasley, da Flickr)

6 pensieri su “Google per default non indicizza più?

  1. Fabio

    Anchvio ho notato che si trova sempre meno, sopratutto argomenti e approfondimenti di nicchia. Conseguentemente aumenteranno gli sforzi per inserire qualsiasi cosa in quei siti che “istituzionalmente” sono indicizzati, come Wikipedia.

    1. .mau. Autore articolo

      no, non vedo una correlazione. Gli inserimenti in contribuzione su commissione (CSC) sono su persone (e aziende/associazioni) che pagano già per avere le informazioni su siti noti che vengono indicizzati comunque. Potrebbe capitare qualcosa del genere per le voci in conflitto d’interesse (COI), perché se non scrivo del mi’ babbo su Wikipedia nessuno parlerà mai di lui; ma in questo caso credo che la motivazione sia “guarda! il mi’ babbo è su Wikipedia!” e non “guarda! se fai una ricerca con il nome del mi’ babbo esce fuori!”

      1. Fabio

        io penso anche a storici localistici, inventori del moto perpetuo, divulgatori della bellezza di una valle, propugnatori di filosofie alternative di vita, ecc

  2. Silvia

    Secondo me si nota anche sempre di piu il “bias” del motore, che privilegia le novità/attualità rispetto a documenti più vecchi. Sto facendo sempre più fatica a ricostruire vicende, fatti e persino a recuperare informazioni che già avevo letto.

  3. Bubbo Bubboni

    Direi che i driver del disastro sono tre. Il problema che alla nascita della rete c’era poca roba & i ‘mericani hanno un problema psicologico con la storia, quindi era meglio non far caso alle date. A decenni di distanza si vedono gli effetti: o ci sono le ultime “(finto-)notizie” oppure trovi threads di 10-15 anni fa in testa ai risultati e nulla di correttamente rilevante rispetto ad un punto nel tempo. Il secondo problema è la censura o, come si dice in EU, la lotta contro le fake news, la privacy, l’oblio, i nemici della patria, i diritti d’autore, il multirazzismo, ecc. La quantità di temi che non si possono cercare, neppure per sapere perché sono censurati, è sempre più grande e crea un mondo sempre più piccolo e, tutto sommato, inutile. Il terzo punto è la questione dei libri degli anni ’50-’90 a cui non si può accedere, per cui il materiale massicciamente presente è già quello senza “profondità”, scritto da chi probabilmente non ci capiva neanche troppo, tipico della società dei “crediti universitari”, ecc.
    Io sono rassegnato: per quello che mi serve, risolve più problemi un grosso martello che un motore di ricerca.

  4. mestessoit

    Personalmente non dò la colpa a Big G, ma al Mercato (che in ultima analisi siamo noi utenti). Il Mercato ha scelto chiaramente in due direzioni: 1) always-on/mobile/comunicazione eventi veloce 2) Internet-ciclopedia (uso della rete per cercare unità individuali, merci ed oggetti specifici).

    Big G semplicemente si adegua.

    In estrema sintesi io posso spassionatamente dire che i social hanno ucciso tutto il resto, con la loro visione del mondo, almeno fino a quando non verrà fuori una nuova moda.

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