Come si vede dalle statistiche di gennaio, il post di gran lunga più acceduto è stato quello sulla scomparsa delle informazioni sui brani trasmessi dall’ex canale V della filodiffusione, ora Rai Radio 3 Classica. Non che le cose siano cambiate nel mese e mezzo da quando l’ho scritto: la nuova app Rai continua a non mostrarli, e le uniche possibilità sono leggerli giorno per giorno su Facebook oppure fare come me e scrivere a radioclassica@rai.it per farseli mandare ogni settimana.
Quello che non si può vedere è che io ho anche ricevuto vari messaggi di gente che si lamenta – non con me ma con la Rai – di questo taglio. Tenete conto che a parte i miei ventun lettori abituali, che comunque commentano direttamente sul blog, è rarissimo che io riceva un messaggio: è vero che c’è il tab “Scrivimi!”, ma non è così visibile. Mi sa che il fatto che queste persone mi scrivano comunque è perché sono uno dei pochi che ha commentato la notizia e con cui ci si può sfogare: storicamente i melomani sono pochi, ma molto agguerriti :-) (ricordo le lettere di fuoco pubblicate sul Radiocorriere quando ero bimbo…)
La tristezza in tutto questo è che è abbastanza ovvio che la Rai non ritornerà sui suoi passi, visto il disinteresse dei media; il tutto per una cosa che è vero che non portava profitti, ma non le costava nulla.
Ultimo aggiornamento: 2022-11-07 13:02
la situazione e’ pure peggiore. Ascoltando il canale si nota che ogni tanto viene detto: “chi desiderasse avere i palinsesti dettagliati scriva alla mail …..”. Ormai siamo alla follia; perche’ non pubblicare i palinsesti? perche fare del male gratuitamente al prossimo? [vedi Covid]. Per lo Stato italiano e’ ormai la norma. Lo sanno che il problema esiste ma hanno deliberatamente scelto la soluzione sudamericana.
Sono convinto della mia idea. Qualche Business Consultant ha ripescato delle vecchie slide, cancellato “TV” e scritto “radio”. Il competente management ha così imparato che i media non devono mandare contenuti a casaccio ad utenti anonimi, ma devono profilare, studiare e vendere i dati ad abili pubblicitari (che proporranno chissà che prodotti a chi ascolta radio 3, ma solo dopo aver studiato la sconosciuta utenza con cura e professionalità).
Quindi basta con la vecchia radio! Ci vuole la app che, nel rispetto della privacy, cattura di tutto e di più e prepara i dati da vendere!