Un paio di settimane fa, in uno dei rari momenti in cui sono ottimista nell’umanità, ho mandato all’abuse di un sito che invia messaggi di massa una mail in cui dicevo che quel mittente non mi ha mai chiesto il permesso di postare – anche per l’ottima ragione che la casella email a cui il messaggio era stato spedito non è la mail che uso di solito. Ho poi ricevuto questa risposta.
In relazione alla Sua richiesta, la informiamo che la scrivente società si limita a mettere a disposizione la piattaforma per l’invio di comunicazioni promozionali, mettendo in piedi nelle proprie infrastrutture tutte gli adempimenti di legge secondo quanto previsto dal D.Lgs. 196/2003 (Codice) in tema di trattamento; non siamo quindi noi i Titolari dei database.
Dando seguito alla sua richiesta, Le confermiamo l’avvenuta e corretta cancellazione della sua email dai database del nostro cliente (Add2cart) che le ha recentemente inviato email.
A parte messaggi già in coda di spedizione, entro un massimo di 5 giorni non dovrebbe ricevere ulteriori comunicazioni da questa società.
Tralasciamo la parte sui messaggi che possono essere in coda nei cinque giorni successivi e per cui evidentemente non può esistere procedura di cancellazione, e soffermiamoci sull’altra parte. Tu azienda che spedisce messaggi fai finta di nulla e ti fidi degli indirizziari che ti manda il cliente, e fin qui passi. Ma quando ti fanno notare che gli indirizziari siano farlocchi te ne lavi le mani dicendo “non sono io il titolare della base dati” e non ti viene nemmeno in mente di scrivere qualcosa tipo “nel caso di ulteriori segnalazioni da altri utenti risolveremo il contratto con il cliente”? Sono questi i momenti in cui comincio a intuire il concetto di “concorso esterno in associazione mafiosa”.
Ultimo aggiornamento: 2016-07-25 17:59