altro che web semantico

Premessa: come faccio quasi sempre, parlo di me stesso, visto che sono la persona che io conosco meglio.
Postpremessa: come sa chi mi legge, io nel mio piccolo cerco di produrre un minimo di aggregazione di conoscenza: recensisco i libri che leggo, faccio un po’ di post di argomento matematico, e via discorrendo. Questa conoscenza aggregata la spammo poi un po’ in giro.
Qual è il risultato pratico? Per esempio, se recensisco un libro non c’è solo il post sul blog, ma il tutto lo copio su aNobii,
Goodreads, Zazie, Amazon e Ibs (e ciascun sito ha piccole differenze, oltre a non avere a quanto ne so un’API: il che vuol dire che devo fare tutto a mano, mettendoci molto più tempo di quanto mi ci era voluto a scrivere la recensione stessa: per fortuna è ancora meno tempo di quello che ci metto a leggerlo, il libro). Per fare un altro esempio, starei cercando di raccogliere il secondo gruppo di post scritti sul Post, il che significa rimettersi a leggere quello che ho scritto, eliminare le idiozie peggiori, magari aggiungere qualche spunto dai commenti: non è un caso che stia procrastinando la cosa. Terzo e ultimo esempio: i problemini della domenica che hanno sostituito i giochi della domenica non sono solo sul blog ma anche sul mio sito, il che significa una preparazione relativamente complicata – nonostante abbia un template da copincollare per la struttura del file – e un doppio lavoro di editing.
Bene: tutte le volte che sento parlare di Web semantico, e sono più di quindici anni ormai, io continuo a chiedermi se chi ne parla ha ben chiaro tutto quello che servirebbe per fare un vero Web semantico. Io sono scettico sulla possibilità di un computer non tanto di aggregare dati (quello lo si fa egregiamente anche con metodi statistici, chiedere a Google per informazioni) quanto di estrarre effettivamente le informazioni in maniera utilizzabile da altri computer per ricavare qualcosa di diverso: e questo significa che questo lavoro lo dobbiamo fare ancora noi umani nonostante in tutto ciò di creativo non ci sia nulla. Mi sa tanto che alla fine si continuerà ad avere cose fatte alla bell’e meglio… e gli unici a guadagnarci saranno quelli che proporranno progetti sempre più arditi di Internet Molto Intelligggente.

Ultimo aggiornamento: 2012-01-23 12:41

6 pensieri su “altro che web semantico

  1. Clark Kent

    bello, questo pezzo. Mi vengono in mente alcune osservazioni. Intanto, neanche io ho un´idea chiara di cosa comporti esattamente una implementazione sufficiente e diffusa di web semantico. Pero conosco alcune implementazioni di prodotti software di successo, sebbene di nicchia. E poi mi viene in mente un detto dei nerd libertari che riassumo in: code talks, evrything else…

  2. mestesso

    Uno dei motivi percui il web semantico non decolla sta nel fatto che in *tutti* i modelli sin d’ora escogitati determinano un aggravio assai significativo per chi la semantica la crea, alias i produttori di contenuti come il tenutario di questo blog.
    Se ti lamenti adesso di copincollare su form diversi, hai presente il lavoro che avresti per modificare anche solo leggermente la semantica di un post su siti diversi? Pensa solo se (come sarebbe auspicabile…) aNobii imponesse una semantica molto più dettagliata ai suoi posters rispetto ad Amazon: che fai, ti spari nel produrre un contenuto semantico addizionale per definizione non copincollabile e da prodotto da un essere umano?
    Tralascio il rapporto sforzo da fare/risultati ottenibili per pietà…poi oggi il mantra è opt-in, alias buco nero dei dati, per aumentarne il valore: chi sarebbe disposto a renderli pubblicamente semantici?
    BTW Google et al. usano schema.org, che un poco di semantica la mette.

  3. il barbarico re

    A dicembre sono stato a un meetup sul web semantico in presenza di Tim Berners-Lee stesso. Quello che mi sembra di aver capito della questione è che nessuno ha interesse a rendere disponibili dati di qualità in modo gratuito e quindi per ora le uniche cose che ci sono nel web semantico sono DBpedia e qualche esempio più o meno accademico.
    Il punto è che avere un database pulito di qualsiasi cosa costa e nessuno lo vuole dare via gratis.

  4. .mau.

    @il barbarico re: Appunto, TBL sono quindici anni che parla di web semantico. Il guaio è che quindici anni fa diceva che i computer sarebbero stati capaci di fare tutto loro, altro che dati di qualità già pronti…

  5. m.fornasa

    Dei cinque che hai indicato, solo Goodreads sembra avere le API “in scrittura”, Anobii e Amazon parrebbero avere delle API “in lettura” (molto limitate per Anobii)

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