Un paio di settimane fa (ammetto che non guardo molto spesso la spambox) mi è stato comunicato di aver vinto «the sum of € 900.000.00(Nine Hundred Thousand Euros Only).» A dire il vero al posto del simbolo dell’euro c’era un carattere non stampabile, ma non stiamo a sottilizzare.
La cosa divertente è che questo spam (in inglese) è partito dalla rete TIM (host 109.53.154.174, immagino che sia diventato parte di una spamnet) e che la lotteria si chiama… “Win For Life”. Per la precisione, «The Italian Win For Life lotto. draws was conducted from an exclusive list of 13 lucky emails of individual and corporate bodies picked by an advanced automated random computer search. No tickets were sold». E naturalmente… il Claims Officer si chiama Guiseppe!
Continuo a pensare che il costo di manovrare gli spambot deve essere davvero basso, per permettersi di scrivere robaccia così malfatta e avere comunque un guadagno.
Ultimo aggiornamento: 2011-10-19 12:28
La UCSD ha pubblicato qualche tempo fa un’interessante analisi dettagliata dei fattori di costo legati allo spam e dei motivi per cui il tutto genera profitti (“Click Trajectories: End-to-End Analysis of the Spam Value Chain”, Kirill Levchenko, Andreas Pitsillidis e altri, disponibile sul sito dell’università)
Pare che il vero problema per gli spammer sia trovare le banche disposte a effettuare il clearing di quanto acquistato dagli spammati. Sono poche, e in posti ameni – Azerbaigian, St. Kitts, Lettonia, e simili.
Anche io non capisco perché non scrivono meglio questi messaggi, ci vuole così poco e, fatto una volta, durano per anni!
Però non capisco anche perché le cravatte da poco non sono sempre su stoffa economica ma hanno sicuramente disegni orrendi, o perché le case degli architetti più cani sono anche dipinte con colori improbabili.
A dire il vero sembra che agli anglosassoni sia impossibile di scrivere correttamente “Giuseppe”. Una volta che mi hanno dato da rivedere le bozze di un libro americano su una cantante d’opera avrò corretto letteralmente centinaia di Guiseppe (Verdi). A dire il vero, anche nel recente libro del maggiore studioso mondiale di opera italiana del primo ottocento, un americano che parla perfettamente l’italiano e che passa in Italia diversi mesi l’anno, la maggior parte dei Giuseppe sono giusti ma qualche Guiseppe sbagliato è sfuggito anche a lui (ai correttori di bozze americani direi che sia praticamente invisibile).
@Bubboni: magari è un gentlemen’s agreement. I pessimi architetti e cravattisti lo fanno apposta, in modo che la gente possa poi strapagare i buoni architetti e cravattisti. Magari gli spammatori si sono divisi il mercato con i banchieri.
@ Luca:
verissimo. Non ho esperienze professionali e non mi chiamo Giuseppe, ma sono certo che tra gli anglofoni il rapporto Guiseppe/Giuseppe sia anche maggiore di uno.
@Bubboni,@.mau.:
Significa che il costo per (acquistare una botnet a nolo per mandare mail a raffica su liste preconfezionate) è molto basso, quindi bassa la soglia di entrata che rende possibile a molti (inesperti) di entrare nel mercato, e che gli utonti che ricevono le mail rispondono comunque in percentuali sufficienti a giustificare economicamente la baracca.
Leggevo un anno fa su un blog di security che pubblicava le immagini di una cardz/spamz board che una mailing list con 1 milione di indirizzi di email costava 1000 US$ circa, e che l’uso di un pezzo di botnet a tempo una cifra poco superiore. Giudicate voi…
@mestesso: il costo basso non spiega perché mandare messaggi fatti troppo male, dato che
1) il ricavo non dipende solo dal costo del botnet ma da quanti utenti ci cascano;
2) le categorie del possesso non hanno limite. Se con un messaggio fatto male guadagni 100 devi assolutamente provare se con uno fatto bene guadagni 1000, perché 100 (o 100000) non motivano in nessun caso a non tentare di incassare di più (cfr. tutto il settore del SEO).
Quindi sarei per altre ipotesi. Es. non si rendono assolutamente conto che i messaggi (o le cravatte o gli edifici) sono fatti malissmo, altrimenti rimedierebbero subito; disprazzano talmente tanto i clienti che vogliono punirli sul piano culturale anche oltre la pura sottrazione di denaro (questo per gli architetti cani è perfetto); sono talmente arroganti da pensare di non sbagliare mai (ricade un po’ nell’esempio precedente); se scrivi in modo decente o hai gusto per copiare delle cravatte belle o progetti buoni edifici non lavori nei rispetti ambiti (ma anche qui resterebbe da capire perché).
Per me il mistero dello spam rimane.
@Bubbo:
1) è quello che ho detto io nel messaggio precedente, l’hai letto :-)?
2) se io (utente generatore di spam inesperto) sono appunto, inesperto, non potrò fare un messaggio migliore ed un ricavo superiore proprio perché inesperto.
Le cravatte fatte male (o qualsiasi altra cosa) vendono se costano poco relativamente agli altri beni della stessa categoria sul mercato.
Elaborando meglio la risposta: la qualità viene con 1) esperienza 2) aumento dei costi fissi (devo pagare un itagliano per farmi scrivere il messaggio bene) 3) migliore infrastruttura (botnet più capace e liste di mail aggiornate 4) questo aumenta ancora i costi fissi –> limita strutturalmente sulla base dei possibili ricavi il mercato.
@mestesso: Non ci capiamo (sì ho letto bene i tuoi messaggi che sono sempre istruttivi).
Il fatto di voler fare un messaggio più efficace non dipende dall’esperienza. Quello che dipende dall’esperienza è la capacità di farlo. Il voler migliorare il messaggio dipende solo dall’avidità che, come dicevo, non è fatta per avere limiti (cfr. mondo contemporaneo o, come già dicevo, la ferocia dei SEO che i click li vanno a cercare uno a uno).
L’assurdità è che il costo delle cravatte non dipende dal disegno così come il costo dell’edificio non dipende dal colore scelto dall’architetto cane. Anche il costo del messaggio è basso ma, in tutti i casi, deve cambiare se qualcuno sta cercando non solo di far soldi ma anche di farne sempre di più (cfr. nel phishing si nota un periodico rinfresco delle tecniche)!
Riassumendo questo è un mondo di avidi incapaci e di attentatori all’estetica, ma le due cose non sembrano (a me) avere una spiegazione razionale, sia pure muovendosi negli ambiti dell’assurdità dell’avidità e nella follia del cattivo gusto.
@Bubbo: Il fatto di voler fare un messaggio più efficace non dipende solo dall’esperienza.
Aggiungo: il voler migliorare un messaggio non implica la possibilità di farlo, che guardo caso, dipende dall’esperienza e dalla abilità personale ;-).
In sintesi, puoi essere avido quanto vuoi, ma se sei coglione rimani povero. Ripeto: NON è solo questione di desideri (volontà potenziale) ma anche di capacità (la volontà potente). Questa differenza spiega molto bene le cravatte e le case ;-).