Così Google ha deciso di chiudere definitivamente Google Wave. Ne leggete ad esempio o qui, ma tanto per dire ne parla anche la BBC.
Il guaio di Wave, secondo me, è che è stato buttato in pasto al grande pubblico sotto il nome di Google. L’idea dietro il prodotto non era (e non sarebbe) per nulla malvagia, anzi: non so da voi, ma quando penso alle decine e decine di mail con venti persone in copia che continuano a lasciare tutto il testo della conversazione “perché non si sa mai” (nella migliore delle ipotesi; la peggiore è “{ perché non me ne può fregare di meno”, e in mezzo “perché non sappiamo toglierla”) e allegare versioni su versioni di slide powerpoint da qualche mega cadauna non posso che apprezzare l’idea di una conversazione in forma di Wave. Purtroppo però il prodotto era troppo avanzato; da un lato era pertanto di una lentezza da far cadere le braccia, dall’altro chi lo vedeva come una “email con gli ormoni” non ne capiva l’utilità. Secondo me, se Google avesse fatto una piccola società di nome wavr.com e lanciato lo stesso prodotto in sordina tra gli early adopter che avrebbero potuto dare degli utili suggerimenti, e soprattutto non avrebbe intasato i server.
Chissà se qualche idea di Wave rientrerà dalla finestra di qualche prodotto: mi sa però che almeno per i prossimi anni ce lo scordiamo.
Ultimo aggiornamento: 2010-08-05 14:20
O piuttosto implementarne le funzionalità in maniera più integrata in GMail. Perché a me ha dato l’impressione di un doppione non tanto più avanzato, ma più complicato e macchinoso.