I messaggi di spam sono spesso molto ripetitivi, e dopo un po’ uno si scoccia di leggerli. Sì, ci può essere quello di CastaSì (Laetitia che finalmente si concede al destinatario?), ma nulla di più.
La scorsa settimana però ho trovato in una delle mie svariate caselle email (sotto tin.it) un messaggio dal titolo «Reactivarea contului Dumneavoastra.» che evidentemente era scritto in rumeno (che nella mia accezione è una lingua che sembra comprensibile ma non lo è ;-) )
Ma secondo voi, perché gli spammatori rumeni hanno spedito anche a indirizzi .it? immaginano che la comunità rumena in Italia sia così ampia da avere la possibilità che qualcuno ci caschi? Oppure loro – o chi offre il servizio di spammatura per conto terzi – fanno un lavoro così pessimo da non mettersi nemmeno a inserire un banale filtro?
Ultimo aggiornamento: 2009-09-16 07:00
La prima che hai detto, ritengo. E quanto alla comprensibilità del rumeno, sono del tutto d’accordo. Ricordo con viva angoscia un pomeriggio in cui mia moglie e i miei suoceri mi lasciarono tutto solo con un ospite logorroico in visita, un poliziotto a cui fra l’altro dovevo chiedere un favore, che iniziò a raccontarmi le sue avventure, per un tre ore.
.mau., pensi troppo raffinato. Al mercato nero sono in vendita indirizzi di email un tot al chilo (pardon, alla milionata), i costi di spedizione non cambiano se ne mandi uno o tre milioni, ci perdi tempo e soldi a fare un filtro che comunque escluderebbe per definizione potenziali clienti quindi…niente filtri e via per tutti! Nessuno lavora per niente.
[…] Passato il ponte, dormimmo sull’altra sponda, nel treno fermo, ansiosi che la luce del giorno ci rivelasse la terra rumena.
Fu infatti una drammatica rivelazione. Quando al primo mattino
spalancammo le porte, si aprì ai nostri sguardi uno scenario
sorprendentemente domestico: non più steppa deserta, geologica, ma le colline verdeggianti della Moldavia, con case coloniche, pagliai, filari di viti; non più enigmatiche iscrizioni cirilliche, ma, proprio di fronte al nostro vagone, una casupola sbilenca, celeste di verderame, con su scritto
ben chiaro: «Paine, Lapte, Vin, Carnaciuri de Purcel».
[…]
Capre, pecore, vacche, maiali, galline: ma, freno ad ogni precoce illusione casalinga, ecco fermo a un passaggio a livello un cammello, a ricacciarci nell’altrove: un cammello consunto, grigio, lanoso, carico di sacchi, spirante alterigia e solennità sciocca dal preistorico muso leporino.
Altrettanto duplice suonava ai nostri orecchi il linguaggio del luogo: radici e desinenze note, ma aggrovigliate e contaminate, in millenario concrescimento, con altre di suono straniero e selvaggio: un parlare familiare nella musica, ermetico nel senso.
(Primo Levi, La tregua, “Da Staryje Doroghi a Iasi”)
@Isa: tu naturalmente lo sai che il fatto che la lingua ufficiale della Repubblica Moldava sia il moldavo e non il rumeno è una pura convenzione politica, vero?
@mestesso: i costi di spedizione non variano, i tempi sì. E se consideri che i siti rogue vengono chiusi abbastanza in fretta, vedi che forse conviene rendere un minimo più precisa la lista.
O .mau., convenzioni o non convenzioni Levi scrive del 1945…!
@isa: del 1946 :-P (e allora la Moldavia mi sa fosse appena stata tolta dalla Romania e fatta diventare a forza repubblica russa – non ho voglia di verificare, però)