Cerotto blu

[cerotto blu] Il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni sta per essere approvato in Parlamento, per la gioia della maggioranza ma anche di qualcuno dell’opposizione: alla Camera c’erano stati venti voti in più a favore. Invece che andare a eliminare i guai alla fonte (la fuoriuscita di testi secretati), il governo ha preferito da un lato vietare la maggior parte delle intercettazioni, e dall’altro imbavagliare i ricettatori, pardon i giornalisti; un po’ come se per eliminare la prostituzione incriminassero gli utilizzatori finali, insomma. Il tutto è così grave che giornalisti ed editori, d’accordo per la prima volta da non so quanti anni, hanno proclamato una giornata di silenzio informativo per il 14 luglio.
Nonostante molte voci affermino il contrario, io come blogger non sono toccato direttamente da questo disegno di legge: non essendo una testata giornalistica, non sono sottoposto all’obbligo di rettifica entro quarantott’ore. Ma ne sono toccato come cittadino, e ritengo doveroso fare qualcosa anche nel mio orticello. Ho chiesto a PTWG un elemento grafico simbolico, e lui mi ha sfornato questo cerotto blu. In fin dei conti, dice Paul, tutto il mondo usa il nastrino blu per la libertà di parola; noi in Italia ci troveremo invece il cerotto blu.
Se a qualcuno l’idea piace, è libero di usare il logo (magari ringraziando Paul).

Ultimo aggiornamento: 2009-07-03 07:00

10 pensieri su “Cerotto blu

  1. mfisk

    Mi sembra una posizione di grande buon senso.
    Vedo comunque che ormai il messaggio di Scorza ripreso da Gilioli è diventato Verbo, acriticamente, esattamente come avvenne al tempo dei famigerati 400 milioni.
    Il che dovrebbe anche farci riflettere sul fatto che a questi 200 o 2000 bloggher che ci sono in Italia si può veramente far bere di tutto.
    E questo può essere uno spunto per pensare al tema della democrazia diretta: già da tempo sto maturando una posizione personale sui referendum: questi fatti non fanno che rafforzarla.

  2. MG55

    Le intercettazioni che vengono pubblicate (spero non diventi un “venivano”) sono, di solito, atti di indagine già comunicati agli indagati, dunque non più coperti da segreto, e finora il massimo che si rischiava nel pubblicarle era una multa abbastanza “sostenibile” per il giornalista.
    Inoltre, l’obbligo di rettifica non era per i “siti internet” oltre che per le testate giornalistiche? Ammetto di non aver letto la legge quindi potrei anch’io aver ascoltato un’interpretazione esagerata.

  3. .mau.

    @MG55: le norme sul diritto di rettifica sono emendamenti alla legge sulla stampa, che la Cassazione ha già detto non applicarsi ai blog. Naturalmente un blogger può essere condannato per diffamazione, ma quello è un altro conto e comunque è già presente ora.
    @mfisk: io sono sempre stato della scuola che afferma che la ggente non è fondamentamente diversa dalle pecore. Solo che ho anche capito che è inutile spiegarglielo; mi limito ad andare per la mia strada.

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