Leggo dalla BBC che un senatore dell’Alaska è stato riconosciuto colpevole di corruzione, essendosi fatto dare 250000 dollari. Ora:
– il senatore in questione ha 84 anni
– è al Senato da 40
– anche se riconosciuto colpevole, non perderebbe comunque il posto al Senato (se venisse rieletto la prossima settimana)
– occorre una maggioranza dei due terzi dei senatori per espellerlo.
Non so: mi sembra quasi di essere dalle nostre parti (salvo forse per l’entità della corruzione)
Ultimo aggiornamento: 2008-10-27 22:22
Se venisse rieletto appunto. Sono una democrazia molto più diretta della nostra: non è un problema di casta, ma deriva dal fatto che gli elettori hanno sempre ragione. Lo stesso vale per il conflitto d’interessi, nonostante q che qualcuno prova a raccontarci ogni tanto, là sarebbero solo gli elettori a decidere se un Berlusconi ha un conflitto d’interessi o meno.
Io a proposito delle analogie, punterei piuttosto sulle linee difensive “incredibbbili”… tipo se ho ben capito, avrebbe dichiarato che pensava che la poltrona massaggiante (uno dei tanti regali ricevuti) fosse in prestito :)
A proposito di “tutto il mondo è Paese”, cosa dicevi non molto tempo fa a proposito di facebook e dei rischi per la privacy? Beh, penso che anche Bono Vox ora la pensi così, dopo che le due modelle diciannovenni con cui era a Saint Tropez hanno pubblicato le foto sul loro facebook…
Ho come l’impressione che sua moglie, quando lo rivede, intonerà “Sunday Bloody Sunday”, a padellate…
@FF: perché? non è così anche da noi?
@.mau. no, qui non è la stessa cosa, Sebbene il risultato sia apparentemente lo stesso, è una questione di metod e principi. Qui (quasi) tutti dicono che il conflitto d’interessi debba essere regolamentato (a prescindere da quanto potrebbero decidere gli elettori); là invece il problema proprio non si pone, si tratta solo di ottenere la fiducia da parte degli elettori. Un altro piccolo esempio: la par condicio, qui misurano i secondi in cui uno sta in TV e mettono limiti alle spese elettofali, là i limiti sono solo dati da un gentlemen agreement (che quest’anno Obama ha violato perché aveva raccolto molti più soldi di quelli che poteva ottenere dai fondi pubblici) e da massimali sulle singole donazioni, ma poi non c’è alcun limite per gli spot e per le presenze televisive. La differenza principale è quella tra una cultura che crede in uno stato che esiste di diritto e che può/deve regolamentare i propri cittadini e una che crede che lo stato sia lì solo per concessione del popolo, come male minore per regolare la convivenza.
Incidentalmente il senatore in questione è il Ted Stevens della serie “The internet is a series of tubes” e del famoso “bridge to nowhere”.
@ugo: i tubi! Ricordo tutte le strisce di Doonesbury al riguardo…