A me è stato raccontato che nel dopoguerra nelle valli insubri era abbastanza comune “lavorare” come contrabbandieri, passando il confine tra Svizzera e Italia con gli zaini pieni di stecche di sigarette che in Ticino costavano molto meno.
Non saprei dire quando e come il traffico si sia esaurito. In compenso, oggi leggo da MdI che sembra che il nucleo di polizia tributaria della GDF di Cuneo abbia inviato un decreto di sequestro preventivo per due siti web dove si possono comprare sigarette a prezzi stracciati (sequestro in spregio alle leggi italiani, a meno che non si pensi che con le sigarette si faccia pedopornografia o si giochi d’azzardo… ma sappiamo che la censura in Italia esiste eccome). La cosa divertente, però, è che uno dei siti (l’altro è www.rebelsmokes.com) è www.k2smokes.ch. Corsi e ricorsi storici: si torna sempre in Svizzera!
Ultimo aggiornamento: 2008-10-16 14:31
Gli ultimi spalloni (vivevo fino a l’anno scorso a 5 km dal confine con la Svizzera) si sono visti nei primi anni ’80. Poi non conveniva più, o se preferisci, si trovavano lavori egualmente illegali con guadagno superiore :).
“in spregio alle leggi italiane“. Inoltre, è illegale vendere prodotti in regime di monopolio (tipo tabacchi) senza pagare dazio, internet o non internet. Ancora oggi alla dogana più di una stecca non la puoi portare ;). Immagina quante stecche questo sito possa vendere…secondo me casse! La Svizzera ha l’IVA molto bassa. Ecco il motivo..
@mestesso: naturalmente tu sai benissimo, come so benissimo io, che la risposta corretta è “chi vuole comprare le sigarette all’estero deve pagare le accise allo Stato Italiano” (cosa che in teoria si dovrebbe fare anche per quelle acquistate duty free ecc.ecc) e non “blocchiamo i siti dove si vendono sigarette”, vero?
Certo che conosco la differenza, ma sinceramente nel caso specifico non me la sento di definirlo comportamento censurabile. Poi il sequestro dei siti è la classica roba all’italiana, di grande effetto mediatico di valore effettivo zero.
Inoltre c’è da tenere conto che alcune marchi/tipi di sigarette in Italia sono considerati illegali e non vendibili sul suolo italiano. Vallo a dire a chi le vende…
Come Mestesso, anche io abitavo al confine: gli spalloni ormai sopravvivono solo nelle canzoni di Van De Sfroos.
C’è stato un breve revival nel periodo in cui, in Svizzera, si potevano comprare i sacchetti profumati: da allora più niente…
Che poi, se uno ha un DNS in casa può benissimo risolvere il nome da solo e farla in barba ai filtraggi, o no?
Lo stato di New York, se la memoria non mi inganna, con una bella causa come si deve costrinse un venditore di sigaretti di un altro stato dell’unione a comunicare tutti i dati dei clienti a cui venne poi chiesto di pagare tutte le tasse evase.
Mi parrebbe un metodo molto più corretto e proficuo.