È vero che nel weekend l’unico quotidiano che ho letto è stato La Stampa, però mi sa che la notizia non è apparsa sui soliti giornali che scorro: la si trova solo sul quotidiano di famiglia, oltre che ad esempio sulla BBC dove stamattina l’ho letta. L’articolo britannico termina con “A trial for alleged fraud is set to resume after the legislative elections”, ma quelle sono le solite cattiverie comuniste, e non è di questo che voglio parlare.
In una delle sue interviste a braccio che tanto piacciono soprattutto ai corrispondenti esteri, il presidente latinista ha ricordato che a scuola dai salesiani era lui quello deputato a fare i discorsi in latino agli ospiti illustri (tipo i cardinali), e termina dicendo «Il mio latino dunque credo che mi permetterebbe anche un pranzo con Giulio Cesare». A parte i problemucci con l’italiano – avrebbe dovuto dire “Credo che il mio latino mi permetterebbe…” oppure “Il mio latino credo mi permetterebbe…” – e a parte la scelta di una persona il cui latino era piuttosto secco, mi chiedo quali voti in più dovrebbe portargli una simile affermazione. È forse convinto che l’elettore quadratico medio rimanga folgorato da tale sfoggio di (supposta) cultura? O non riesce proprio a fare a meno di farsi notare in ogni modo possibile e immaginabile? Il tutto, naturalmente, tralasciando la banale constatazione che probabilmente Silvio non capirebbe una parola di quanto Cesare pronunciasse, considerando che il latino che insegnano alle scuole italiane va appunto bene per parlare con i cardinali ma ha una pronuncia completamente diversa da quella probabile ai tempi dell’Impero sui fatali colli…
Ultimo aggiornamento: 2008-04-07 10:08
hmm, nella conclusione dai per scontato che la sua affermazione sia vera… ;)
Silvione parla il latino di Romolo e remolo…
Tu stesso l’hai detto in conclusione. Silvio parla la lingua dei cardinali a differenza dell’avversario, ergo il cattolico deve votare Silvio e non Walter.
eheh, a parte la *tua* sintassi, con la quale concordo, concordo invece con il fatto che la pronuncia era *probabilmente* diversisissima (non si sa con esattezza, non ci sono manuali di fonologia e fonetica latina del tempo), e che non si capisce proprio l’affermazione di Silvio a cosa miri.
Che abbia parlato a vanvera, come talvolta gli accade?
Berlusco ac Cato in foro!
Silvie, usque tandem abuteris patientia nostra …. ?