Il Tibet sta lontano. Il Tibet è lì in cima alle montagne. Il Tibet ci ha il Dalai Lama che se non l’avessero mandato in esilio sarebbe un sovrano autocratico che nemmeno il Papa. Il Tibet è ormai cinese, la Cina è molto importante per i commerci, e quest’anno ci sono le Olimpiadi che noi ci siamo preparati così bene, e poi qui a Milano vogliamo fare l’Expo 2015 e bisogna tenersi buoni i cinesi che sennò quelli fanno votare i loro amici per Smirne e ce la prendiamo nel didietro.
Chissenefrega. Io tifo Tibet.
(per maggiori informazioni, più che sentire i tiggì consiglio di leggere Enrica, che è la vera esperta)
(Immagini scopiazzate da domblr via tanta gente, e Mantellini)
Ultimo aggiornamento: 2008-03-15 20:13
bravo!!!!
è una vergogna ..e ci si deve indignare..
…anche io ho sempre tifato per i poveri tibetani (che penso non abbiamo mai dato fastidio a nessuno)
qui: http://www.italiatibet.org/ ho trovato un pò di notizie
I diritti umani non sono negoziabili né rimandabili. Non ci sono (non ci dovrebbero essere) interessi economici e di prestigio che tengano.
Grazie per avere detto che sono la vera esperta, spero di capirci un po’ più dei giornalisti del TG sulle mie materie. E’ normale, loro parlano di tutto e scrivono su tutto, fanno informazione infatti..
(Mantellini ha tagliato questa foto, peccato, era di FreeTibet ma ora non la ritrovo: e scusa se la copio dal mio Tumblr http://notes.orientalia4all.net/post/28936959 ma puoi sempre togliere l’URL. Dovrebbe essere ancora in Google images a cercare. Volevo farti vedere la foto intera)
Pure tu! Di fronte a questa bieca ondata di conformismo anticinese non so più che fare, a parte prendervi per i fondelli sul blog.
Non metto in dubbio che la Cina sia un regime autoritario e che i diritti civili non siano quelli di cui godiamo noi, né che in Tibet dopo l’occupazione cinese vi sia stata repressione e distruzione della cultura preesistente. Discordo invece completamente sul fatto che in un conflitto etnico-secessionistico si possa prender parte così nettamente, da migliaia di chilometri di distanza e senza saper di che si parla, e perdipiù auspicando soluzioni come il boicottaggio che invece di promuovere i diritti umani provocherebbero un salto all’indietro di dieci o vent’anni per l’intera Cina.
E poi mi chiedo se tu faresti lo stesso post per dei monaci friulani che cercassero di rioccupare Fiume.
@vb: se le autorità croate iniziassero a usare la forza contro i poveri monaci che marciano su Fiume, sì. D’altra parte non pretendo di avere la verità sottomano, ma ritengo importante cercare di avere più informazioni anche da persone che magari di quei temi ne parlano da più tempo.
Per il resto, vedo che la punizione divina (buddista, chiaro) sta funzionando e il tuo blog non è raggiungibile :-P
In effetti sì, oggi il mio hoster sta avendo un down spaventoso :-P Ci risentiamo domani mattina…
Comunque nel paragone sulla marcia sono le autorità “italiane” che stanno bloccando i monaci, non quelle “croate”… Il problema è che l’etnicità di un territorio è qualcosa che giocoforza cambia dopo le pulizie etniche, proprio come è successo in Istria; io non sono sicuro che la soluzione migliore sia una contropulizia etnica che tolga il territorio ai cinesi e lo restituisca ai tibetani. L’unica vittoria possibile in una guerra etnica si ha quando i due gruppi imparano a vivere insieme, e dubito che ciò sia favorito dal considerare soltanto le ragioni di una sola delle due parti o dallo schierarsi da un lato solo.
@vb: ah, ce l’avevi con gli indiani? la cosa è diversa, perché loro bloccano i monaci perché hanno paura dei loro tibetani. È un po’ come se ci fosse una marcia di monaci baschi dal sudovest della Francia verso Bilbao.
Comunque non credo sia esplicitamente una guerra etnica, il che rende la cosa ancora più complicata da gestire.
vb perdonami, l’etnicità non c’entra niente.
I cinesi hanno annesso e poi occupato con la forza, uccidendo 1.200.000 persone in circa 50 anni (più quelle scomparse o torturate), un paese indipendente e sovrano. Poverissimo sì ma dall’enorme importanza geopolitica. Il motivo è semplice: stare a ridosso dell’India.
E noi facciamo quello che possiamo: sensibilizziamo, informiamo.
Alcune nazioni europee stanno già muovendosi.
Non si può mettere sempre al centro dell’universo l’Italia, anche l’eccellente storico (conservatore) De Felice lo ha scritto. Non si possono fare paragoni imparagonabili.
Ma se proprio volessi farli: che ne diresti se la Francia occupasse militarmente l’Italia? In fondo Napoleone lo ha fatto, almeno per un pezzo.
Lo chiameresti clash culturale o etnico?
Ciao ciao
Il problema è diverso: dopo che un paese ne ha occupato un altro (ammesso che si possa parlare di occupazione, visto che la questione è diplomaticamente complessa) per 50 anni e ha in gran parte rimpiazzato la cultura e l’etnia originaria con la propria, ha senso rivendicare un ritorno alla situazione precedente?
Se fosse così, non dovrebbe la Croazia restituire l’Istria all’Italia, anche se di italiani in Istria ne sono rimasti una minoranza? E non avevano ragione anche i sudtirolesi che mettevano le bombe sui tralicci per tornare con l’Austria, con cui sono sempre stati dal medioevo fino al 1918? Come distingui le secessioni o le indipendenze “giuste” da quelle “ingiuste”?
Secondo me l’unica soluzione è imparare a convivere, e quindi sono inaccettabili tanto la repressione cinese come lo slogan “free tibet” (intendendo “free” come “indipendente”). Si dovrebbe invece lavorare per aumentare le libertà civili in Cina favorendo la maturazione della società cinese e di conseguenza anche il suo rispetto per le minoranze. In quest’ottica, il boicottaggio delle Olimpiadi sarebbe probabilmente un disastro, darebbe voce ai conservatori di Pechino e congelerebbe la “perestroika” cinese per parecchio tempo, esattamente come successe dopo Tienanmen.
Ecco, appunto, più che un problema tibetano esiste più in generale un problema cinese. Consiglio di leggere “Il secolo cinese” di Rampini; sebbene sia più focalizzato sull’economia (che è comunque il punto centrale) e non dia alcun tipo di giudizio morale o politico, mi ha dato un’idea abbastanza chiara su quanto sia complicato e pieno di trappole il percorso verso la democratizzazione della Cina. Come sempre la situazione non è mai semplice come sembra.
Poi il fatto che i nostri politicanti ci marcino, perché dopotutto dire “free Tibet” non costa niente, è un altro discorso; intanto però quando il Dalai Lama è venuto in Italia, guarda caso quasi tutti lo hanno evitato come la peste.
So che .mau. non vuole la forumizzazione, ma sono terrificato dalle parole di vb.
Il problema è diverso: dopo che un paese ne ha occupato un altro (ammesso che si possa parlare di occupazione, visto che la questione è diplomaticamente complessa) per 50 anni e ha in gran parte rimpiazzato la cultura e l’etnia originaria con la propria, ha senso rivendicare un ritorno alla situazione precedente?
Qui ci sono due affermazioni: la prima, che riconosce il fatto che la cina ha colonizzato il tibet con la sua etnia. La seconda, che esiste un periodo di “prescrizione” per questo tipo di azioni.
Ora, quali sono i parametri per dire che un paese è indipendente da un altro? Cultura, economia, razza dominante.
Gli ultimi due vengono distrutti con zelo dai cinesi proprio per evitare scomode domande tipo “ma perché il tibet non è indipendente?”. La cultura, quella non la si può distruggere, se non con la distruzione fisica ;).
E’ una sorta di condono, vb? Terribile, moralmente già per le tasse, figuriamoci per questo.
Io tremo per la gente che cme vb, ne è di fatto complice.