Dimissioni telematiche – 2

No, non è che mi stia interessando a tutte queste cose perché stia cercando un nuovo lavoro. È solo il mio rompipallismo usuale che mi fa andare a cercare le cose, confortato da tutte le ricerche con titolo “dimissioni telematiche” che arrivano qua e che mi fanno immaginare che l’argomento sia importante per molti. (Ci sono anche molte ricerche “culto della teiera”, a dire il vero, ma non sottilizziamo).
Riassumo le puntate precedenti.
Fase 1: a novembre viene promulgata una legge che impone a chi si vuole licenziare di usare moduli prestabiliti e soprattutto numerati, che scadono dopo 15 giorni. L’idea meritoria è che in questo modo si impedisce ai datori di lavoro di far firmare le dimissioni in bianco al dipendente.
Fase 2: la legge dava sei mesi di tempo per la preparazione dei moduli. Dopo soli tre mesi, il decreto attuativo viene promulgato, ed entra in vigore ieri (5 marzo 2008). Sorpresa: il modulo, che doveva essere disponibile (gratuitamente) “negli uffici comunali e nei centri per l’impiego”, diventa ora ottenibile solo via internette, almeno secondo quanto stabilito nel decreto attuativo stesso. C’è qualcosa che non va, chiaramente: lo vedete voi il muratore valbrembano che si connette per ritirarsi il modulo? Magari sì, ma non è così certo.
Fase 3: arriva la data fatidica, e parte il sistema MDV, che non significa 1505 in numeri romani ma “Modulo di Dimissioni Volontarie”. Che si scopre? che occorre avere una login per ottenere il bel modulo ufficiale datato e di validità quindici giorni. E come si ottiene la login? Non la si ottiene. Infatti l’accesso è riservato ai soggetti intermediari già in possesso di login e password. Quelle merdacce dei cittadini che pur avendo un lavoro vogliono cambiarlo non possono fare nulla da soli, ma se «intendono presentare le Dimissioni Volontarie devono recarsi presso la sede di un soggetto intermediario (Comuni, Centri per l’impiego, DPL)» (DPLnon sta per Devi Penare Lungamente ma per Direzione Provinciale del Lavoro, se uno cerca molto attentamente nel sito riesce anche a scoprirlo).
Logicissimo, vero? Ma credo che la chicca migliore sia questa frase. «Per velocizzare la pratica possono scaricare il modulo Pdf (Fac simile), precompilarlo e recarsi presso la sede di un soggetto intermediario per la validazione dello stesso.». Fermatevi un attimo, fate un bel respiro, rileggi la frase e prova a chiederti che significa in pratica. La sbandierata rivoluzione telematica non c’è . Nella migliore delle ipotesi c’è un simpatico sistema che genera dei numerini in cui è codificata la data di presentazione del modulo, e a cui possono accedere soltanto pochi eletti intermediari. Ma a questo punto bastava dare a questi intermediari un bel timbrino numerato, considerando che non c’è tutta quella necessità di avere un’Anagrafe Nazionale Unificata dei Moduli Volontari di Dimissioni.
E invece no, perché l’Italia è Una Nazione All’Avanguardia.
Persino le cose buone riusciamo a farle male.
Aggiornamento: (4 luglio) è di nuovo cambiato tutto. Vedi qua.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-06 11:54

5 pensieri su “Dimissioni telematiche – 2

  1. xlthlx

    e in tutto questo, il comune di Milano, prima del 5 marzo, non aveva mai ricevuto i moduli di cui sopra. per dire :)

  2. vb

    E io reitero il commento che già feci al tuo primo post:
    “E’ la tipica soluzione all’italiana: invece di far ripartire l’economia, facciamo ripartire la burocrazia.”
    Spero che tutti quelli che hanno applaudito questa innovazione (che in apparenza è fatta con le migliori intenzioni, anche se in pratica mi sembra fatta *esplicitamente* per creare altro lavoro per uffici pieni di dipendenti pubblici che altrimenti non si giustificherebbero, e l’eventuale vantaggio per i lavoratori è solo un effetto collaterale presunto, sul quale vedremo gli eventuali dati tra qualche tempo) si mettano a riflettere un attimo su quanto sarebbe meglio che in Italia si potesse semplicemente assumere e licenziare quando si vuole, senza pastoie, senza tomi di regole complicatissime che tanto poi siamo buoni solo a usare per cavillare a proprio vantaggio (sia che siamo lavoratori, sia che siamo imprenditori) indipendentemente dall’effettiva ragione o torto, e senza dover avere tasse alte anche per mantenere il sistema necessario per far rispettare (per finta) tutte queste regole; gli stessi soldi si potrebbero spendere invece in welfare e sussidi per chi perde il lavoro.
    Tanto si possono fare tutte le regole che si vogliono, ma se l’economia non gira il lavoro non c’è, e se le aziende vanno male prima o poi in qualche modo licenziano, oppure tirano avanti in modo improduttivo finché non esplodono danneggiando tutti (qualcuno ha nominato Alitalia?). I vincoli al licenziamento sono solo un modo di costituire l’ennesima casta – quella di quella parte ormai ridotta di lavoratori che hanno un contratto da dipendente con una azienda sopra i 15 dipendenti, e quindi possono anche non far niente o non servire a niente, tanto nessuno li può cacciare – e di difenderla a danno di chi ne è fuori, cominciando dai “giovani” sotto i 40 anni.

  3. .mau.

    @vb: direi che avresti potuto candidarti davvero nel Piddì. La logica “se le aziende non avessero problemi a licenziare la gente allora non ci sarebbe il problema delle dimissioni in bianco” non fa una grinza dal punto di vista logico.

  4. vb

    Non sono figlio di nessuno che conti, non avrei mai potuto avere una candidatura nel PD! :-D
    Comunque è veramente una “logica che non fa una grinza dal punto di vista logico” :-P Il mio punto è soltanto che abbiamo già un sistema di rapporti lavorativi che non funziona, tanto che tutti si inventano scappatoie di ogni genere per aggirarlo (e non solo dal lato padronale: quanti dipendenti stanno a casa due o tre giorni al mese – alcuni anche due o tre mesi all’anno – dandosi malati senza esserlo, perché la procedura di controllo non funziona?), e pensiamo di risolverlo aumentandone ulteriormente la complicazione. Invece esiste un livello di complicazione oltre il quale è totalmente inutile andare, perché tanto le regole sono troppo complicate per poter tener conto di tutte le situazioni e per poter funzionare in pratica. A quel punto funziona meglio un sistema con poche regole basilari ma a cui la semplicità permette un funzionamento molto più efficiente…
    Ma poi che te lo dico a fare… io ti esemplifico come funziona Internet e perché ha soppiantato tutti quei bei protocolli complicatissimi di rete intelligente che piacevano tanto alle Telecom, ma tu a quei protocolli complicatissimi ci lavori, sei ancora convinto che il mondo si possa governare con la complessità :-P

  5. ALG

    @vb:
    Il problema è che se il sistema fosse stato realizzato bene poteva essere abbastanza semplice.
    Dividiamo un attimo il problema: una cosa è dire che i lavoratori debbano o non debbano essere protetti dal datore di lavoro contro il licenziamento. A mio parere è corretto fornire una certa protezione perché il datore di lavoro si trova in una posizione dominante, ma sono altri discorsi.
    Un secondo problema è la complicazione dell’applicazione del principio. E su questo punto mi trovi in accordo totale. Ma non confondiamo i due problemi per favore. (P.s: Semplice non significa facile)
    P.s: OT: adesso il template mi dice se sono loggato o no ma mi nasconde il form per commentare (e non c’è il tasto per mostrarlo): non è un grosso problema, basta modificare al volo lo stile del form con firebug ma non è comodissimo. So che lo hai fatto apposta ma ci sono modi più fair per non for commentare i tuoi utenti;-)
    Ciao

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