L’Outlet del Libro

Cioè. Io so dove si trova Frassineto Po giusto perché ci è nata la moglie di mio cugino. Ma questo non è un problema. Di per sé, l’idea dell’Outlet del Libro, che rep.it ha amabilmente presentato, non è nemmeno un problema: sicuramente è qualcosa di diverso dai remainders, visto che se non ho capito male questi libri sono ancora in commercio. Il pensiero che il capannone fosse stato in passato usato come discoteca è sicuramente bello, almeno per uno come me che non è capace a ballare.
Però continuo ad avere dei dubbi. A parte che si pubblicano troppi libri, continuo a pensare che il printing on demand sia la soluzione migliore in questi casi: il libro esiste solo in maniera virtuale, e chi è interessato può aversene una copia. Però magari se convinco Anna una volta un giro ce lo farò lo stesso… :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-02-16 19:35

13 pensieri su “L’Outlet del Libro

  1. Stefano "Free.9" Scardovi

    Il print-on-demand può andare bene per testi con una tiratura presunta di poche centinaia di esemplari, anche meno se prendiamo quelli del tizio che ora non ricordo che ne ha scritti 70mila in 5 anni.
    Ma un libro con un mercato anche esiguo, 1-2mila esemplari, ha ancora il suo perché nella stampa e distribuzione tradizionale. Non tutti possono accedere al POD mentre tutti sono ancora in grado di entrare in libreria.
    In Italia poi abbiamo i vincoli di legge, come il deposito legale ad esempio che ti impone di consegnare 2-3 copie (a seconda dell’argomento) prima dell’immissione in commercio del libro.

  2. Antani

    Resta il problema del costo della copia on demand. La si deve stampare con una tecnologia a forma di stampa rigenerabile (al momento=laser) che però ha costi per pagina enormemente superiori alla stampa tipografica, senza contare la rilegatura. L’ipotesi della stampa “domestica” credo si da escludere a priori, i costi sarebbero proibitivi.
    L’unica risposta possibile temo sia l’ebook, ma sappiamo bene qual’è il trend in fatto di drm e al momento i lettori portatili sono ancora cari.

  3. Yuri

    Antani, devi però considerara un’altra cosa… non so voi, ma io trovo molto scomodo leggere testi lunghi a schermo. Una, schermata, massimo due, poi mi “cala la palpebra”.
    Forse è un segno di vecchiaia, ma certe cose devo leggerle su carta.

  4. .mau.

    Io ricordo di avere visto ancora cinque anni fa alla Fiera del Libro una macchinona (bella grande e bella cara, ammetto) dell’IBM per il print-on-demand. Non vedo perché bisogni utilizzare tecnologia laser: né mi sembra impossibile che una serie di piccoli editori si coalizzino per avere una stamperia in comune. D’altra parte, credo che già oggi tutti i libri siano fotocomposti, mica si usa ancora la linotype!
    @Antani: l’e-book lo vedo ancora un po’ indietro. A me piace avere in mano un libro, ad esempio :-)
    @storiedime: ci penserò se mai lo scriverò davvero, un libro! (il mio progetto è fermo da un anno… :-) )

  5. Yuri

    Mau, non sono propriamente un esperto di tecniche di stampa… però mi sembra che in ogni caso nella stampa ci sia un costo fisso abbastanza alto, una volta era la matrice che costava, adesso non so come funzioni, ma è comunque qualcosa del genere, mentre invece carta e inchiostro sono costi relativamente bassi.
    Per questo motivo a stampare 10 copie o stamparne 1.000 il costo totale non è molto diverso, il costo per copia sì. O almeno, questo è quello che mi dicono quelli della tipografia quando vado a stampare roba, ma magari loro usano ancora la linotype, anche se non so come facciano a infilarci dentro i files pdf che gli mando io :)

  6. Antani

    L’eBook (o qualsiasi cosa gli somigli) è indietro per via dei DRM. Appena si rendono conto che stanno perdendo tempo ci sarà l’invasione ed il prezzo dei lettori crollerà. Anche a me piace la sensazione del libro in mano, ma quando potrò avere un lettore che ne contiene centinaia mi passerà senz’altro.
    @Yuri: anch’io non è che sia un pischello, ma mi sono adattato alla grande. Sopratutto dopo il passaggio dal CRT all’LCD. In azienda ho eliminato tutta la manualistica su carta in favore di quella on line. A ruota il lavoro è stato fatto per tutti. Il bello è che i colleghi di Parigi invece tengono botta con il cartaceo (migliaia di metri/uomo/giorno sprecati per andare e venire dallo scaffale).
    Sui costi di stampa: visto che sono un insider della stampa digitale, magari appena ho il tempo faccio un post abbastanza dettagliato.
    Pant!

  7. mestesso

    Ha ragione Stefano Scardovi: il print-on-demand è ragionevole unicamente per i mercati di nicchia.
    Sul costo di stampa, dato che ne ho scritto uno (in qualità di coautore, si veda il mio blog se siete curiosi, http://www.mestesso.it/it/archive/blog129.html, o http://www.settedinoi.com), posso essere più preciso.
    Escludendo la presenza di foto nel testo, che fa lievitare di parecchio il costo, le variabili sono: qualità della carta, numero di pagine, copertina e rilegatura in ordine di importanza.
    I libri da supermercato supereconomici, tipo “best sellers” Mondadori, sono su carta ultra riciclata a bassisimo valore, ed il costo maggiore è il processo di stampa vero e proprio, ma parliamo di libri il cui cosro industriale è sui 2-3 EUR l’uno.
    Altrimenti, per una qualità degna, e lunghezza 250 pagine, siamo circa 2.5-3 volte tanto, perché è il costo della carta e della rilegatura aumentano molto, mentre la stampa è circa costante.

  8. .mau.

    @mestesso: che vuol dire “mercato di nicchia”? dieci copie? cento? mille? Perché diciamolo chiaramente: se mi saltasse mai in mente di scrivere il “mio” libro (Problemi matematici che sembrano difficili ma non lo sono) e di venderlo a dieci euro, praticamente il prezzo di costo per un print-on-demand, non credo raggiungerebbe comunque le cento copie, nonostante tutti i miei affezionati lettori :-)

  9. Yuri

    Mau… eh, con un titolo così credo proprio che venderebbe meno di libro di poesie (che al giorno d’oggi se vende cento copie è un successone).
    Dovresti provare qualcosa di più creativo… chessò “Dialogo con Pamela Anderson sopra i problemi matematici che sembrano difficili ma non lo sono.
    Sottotitolo: Come ottenere la cittadinanza onoraria della silicon valley.
    P.S. Prego gli anglofili di non menarmi per l’errata equiparazione silicon = silicone!
    :)

  10. mestesso

    > @mestesso: che vuol dire “mercato di nicchia”? dieci copie? cento? mille?
    100.
    Tieni presente che ilprint-on-demand è fatto per essere distribuito, alias, dentro fiere od eventi, e poi spostato altrove. Quindi 100xsito, ma un totale

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