Mi tocca applaudire il subcomandante Fausto

Mentre Prodi dichiarava (in una sede istituzionale quale Che tempo che fa) il motivo per cui non ha ricevuto il Dalai Lama in forma ufficiale – «Ho usato prudenza perché ho la responsabilità di un Paese e devo considerare le conseguenze delle mie azioni. La ragion di Stato esiste e io ne sono responsabile.», Bertinotti l’ha tranquillamente invitato a Montecitorio, e alle rimostranze dell’ambasciatore cinese per l’accoglienza di questo pericoloso separatista ha fatto dire al suo portavoce che «il presidente della Camera ha ribadito all’ambasciatore cinese il significato e il valore dell’iniziativa della Camera dei deputati che ha ospitato il Dalai Lama, offrendogli la possibilità di esprimersi in un luogo così rilevante sia dal punto di vista istituzionale che politico» e che «l’incontro è stato realizzato per la rilevanza internazionale del Dalai Lama, premio Nobel per la pace, e per dare voce all’istanza di autonomia culturale e religiosa del popolo tibetano. Istanza che il Dalai Lama ha rappresentato riconoscendo contemporaneamente l’integrità geografica della Repubblica popolare cinese».
Notare come la ragion di Stato è stata assolutamente indicata… semplicemente in maniera positiva e non negativa.
Non sono un fanatico del Dalai Lama, per quanto ne so il suo governo prima che i cinesi si annettessero il Tibet non era certo meglio di quello che c’è adesso, e non avrei battuto ciglio se qualcuno avesse detto “no, io non intendo affatto vederlo”. Una scelta netta, condivisibile o no, ma comunque ben definita. Da noi no: una pletora di incontri “in forma ufficiosa”, da Formigoni a Tettamanzi che non si sa bene che problema potrebbe avere con le autorità cinesi ma fa lo stesso. Insomma, stavolta mi tocca dire bravo a Bertinotti… e vi assicuro che non è facile per me :-)

Ultimo aggiornamento: 2007-12-17 22:17

8 pensieri su “Mi tocca applaudire il subcomandante Fausto

  1. *MM*

    Concordo con te. Pur non approvando politicamente l’infausto Bertinotti, ne apprezzo il comportamento chiaro in questa occasione. Dubbio: sarà coerenza o voglia di distinguersi dal Prodi?

  2. .mau.

    in che senso, non mi va bene nulla? Ho scritto che su questo singolo fatto ho apprezzato Bertinotti. Quello che cerco di fare è appunto andare oltre le mie preferenze generiche e valutare punto per punto.
    (ah, qui da me l’indirizzo email è assolutamente facoltativo, oltre a non apparire: quindi piuttosto che metterne uno fasullo è meglio non scriverlo del tutto!)

  3. jan

    Anche io ringrazio Bertinotti: L’EXPO 2015 la faranno certamente a Smirne e adesso a Milano mancherà una delle giustificazioni chiave agli scempi urbanistici annunciati dal Comune.

  4. .mau.

    @pb: no. Come ho scritto altrove, quando si parla di Realpolitik e di ragion di Stato, i cinesi in questo sono dei maestri millenari. Non mi pare ad esempio che piantino casino con quelli che continuano a fare affari con Taiwan, quella provincia remota della People’s Republic of China.
    Per quanto mi riguarda, la ragion di Stato è aspettarsi le critiche cinesi, rispondere loro che hanno pienamente ragione nell’affermare che il Tibet è parte della Cina, e dire il tutto col sorriso sulle labbra. Naturalmente lo stesso vale anche quando invece che la Cina ci stanno davanti gli USA: sempre per la serie “qualche rara volta la combinano giusta”, ricordate Sigonella?

  5. vb

    La diplomazia è piena di nuance, non c’è solo il ricevere o il non ricevere… Comunque concordo con te che troppo spesso l’Italia confonde la diplomazia col calar le braghe; per i cinesi, oltretutto, la debolezza è un difetto che invita allo sfruttamento del soggetto, e può non esser stato male stavolta aver risposto per le rime. Però ho il sospetto che in questa vicenda ogni singolo politico o rappresentante delle istituzioni abbia fatto di testa propria, un po’ come veniva, e questo invece è un problema, perché in politica estera bisogna per definizione essere coordinati e presentare una faccia sola.

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