Ma che cosa pensano gli afghani?

Che Daniele Paladini, il soldato italiano ammazzato oggi vicino a Kabul, stesse costruendo con i propri commilitoni un ponte per la comunità afghana credo proprio sia vero: perlomeno, lo dice anche la BBC, anche se c’è quella frasetta “la polizia afghana ha smentito che gli italiani abbiano aperto il fuoco dopo l’attentato” che suona strana.
Quello che mi chiedo – seriamente, anche se so che non potrò mai avere la risposta – è se la popolazione afghana stia o no apprezzando il lavoro degli italiani nel paese. Non parlo ovviamente dei kamikaze, ma di tutto il resto della gente, che rischia la vita a causa loro. Per dare un’idea, trent’anni fa avevamo le Brigate Rosse, ma la stragrande maggioranza della gente, dopo qualche tentennamento iniziale (chi si ricorda i “compagni che sbagliano”?) si è schierata decisamente contro di loro, permettendo una lenta ma sicura vittoria. Ma lì non so davvero cosa stia succedendo: a volte mi pare di ricordare la battuta del boy scout che costringe una vecchietta che non ne aveva affatto intenzione ad attraversare la strada perché lui deve fare la buona azione quotidiana… Il mondo non è mai troppo facile da comprendere.

Ultimo aggiornamento: 2007-11-24 19:57

4 pensieri su “Ma che cosa pensano gli afghani?

  1. Ugo

    Qualche risposta alla tua domanda la puoi trovare sullo stesso sito della BBC in un articolo intitolato “Afghan village life” – Have things got better two years on? Your questions answered. Si tratta certamente di una situazione molto complicata e direi che il paragone con le BR non calza molto…

  2. Taz70

    Purtroppo la situazione afghana e’ un bel casotto. In afghanistan e’ sempre stato cosi’, dall’epoca degli Inglesi a quella dei Sovietici, ogni presenza esterna non faceva altro che destabilizzare il paese. E la stessa cosa sta avvenendo con la presenza NATO.
    AL di la di tutto, la cosa che a me in questo momento da piu’ fastidio e’ “l’edulcoramento” dell’informazione che stiamo ricevendo. Nelle prime ore dell’accaduto, risultavano solo 3 feriti Italiani, per giunta lievi.
    E questo lo posso capire, si e’ trattato sicuramente di attenzione per la famiglia del caduto, volevano essere sicuri che i parenti non ricevessero la notizia dalla televisione.
    Ma dopo tutto questo insistere che un attentato esplosivo che ha causato dieci morti abbia solo ferito lievemente gli altri, mi sembra incredibile.
    Vorrei capire, se perdi un braccio o un occhio, visto che non sei in pericolo di vita, per i nostri TIGGI’ sei un ferito lieve?
    Com’e’ che i livelli di gravità delle nostre vittime hanno solo due scale? Morti o feriti lievi.

  3. mestesso

    In un contesto così diverso dal nostro, trovo il paragone con le BR del tutto gratuito.
    Intendiamoci, non ho ricette. Però mi rendo conto di una cosa: qualsiasi sia la politica attuata in Afghanistan, è sbagliata. Guardiamo le cose senza ideologia, ma ai risultati.
    Il 50% della nazione è governato dai Talebani. E continua ad aumentare. La violenza dilaga, e Karzai può (a malapena) girare per strada a Kabul con pesante scorta armata.
    Ora il punto dolente: è indubbio, una certa parte della popolazione li appoggia. Quanti, non so dire, ma per arrivare a questo stadio non possono essere quattro gatti armati di fucile, che impauriscono gli altri. E’ evidente che c’è dell’altro.
    Come cambiare quindi? Bisognerebbe essere sul campo per poter dare una buona risposta.
    Quel che posso dire è che in occidente non vogliamo capire la cultura locale e pensiamo di esportare la democrazia in un luogo che, negli ultimi 4000 anni non ne ha avuta. Noi pensiamo che siamo intelligenti e i talebani deficienti.
    Ma tutti questi son bei discorsi. A nessun governo interessa realmente cosa succeda: finché i terroristi non esportano bombe, va tutto bene. E’ facile essere ricchioni col culo altrui.

  4. .mau.

    c’è una cosa che non capisco. Tutti dicono che ho paragonato i talebani ai brigatisti, mentre io scrivevo esattamente l’opposto, visto che in Italia i brigatisti non avevano sicuramente seguito.

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