Avete presente le intercettazioni sull’inciucio Rai-Mediaset? sì, quelle che sono state tirate fuori per impedire che il Partito del Popolo possa raggiungere il 35% dei voti che i sondaggi gli stanno già dando? Bene, Paolo Guzzanti scrive su Il Giornale, e riblogga a casa sua, i suoi ricordi: che quando era a La Stampa c’erano le telefonate serali per mettere a posto tutte le prime pagine e non solo dei giornali per uniformarsi; e prima sul “quadridente” Repubblica, Espresso, Raitre e Tg3. Occhei, questo quadridente era al massimo un bidente, visto che Repubblica ed Espresso erano della stessa proprietà, così come Raitre e Tg3; ma “bidente” probabilmente non era una bella parola. Per il resto, ricordo anch’io Paolo Liguori, che nella sua rubrica televisiva “Fatti e misfatti” continuava a tuonare contro l’uniformismo delle prime pagine dei principali quotidiani italiani, e gli si doveva dare ragione.
Detto tutto questo, uno potrebbe anche rallegrarsi per il coming out di Guzzanti, che rievoca «Quando ero a Repubblica (di cui sono stato un fondatore, redattore capo e inviato per 14 anni) assistevo ammirato alla formazione del quadridente» e che giunto a un’età in cui si fanno i primi bilanci decide di confessare i propri peccatucci e peccatoni di gioventù. Peccato che non sia così. Tutta la tiritera guzzantesca serve solamente a cercare di coprire quanto è emerso dalle intercettazioni; non solo con il sistema “tutti delinquenti, nessun delinquente” tanto caro al buonanima del Bettino Craxi, che a far così sono capaci tutti, ma con il capovolgimento di fronte “oggi non è successo nulla: ma gli altri avevano invece fatto così per davvero” del quale in questi anni abbiamo avuto altri fulgidi esempi. Per me questa è la miglior conferma della realtà di quello che è capitato in Rai.
Ultimo aggiornamento: 2007-11-23 09:58
vorrei sottolineare che la cosa grave in questa vicenda non è che testate diverse e concorrenti si scambino notizie e siano in contatto. questo è normale, entro certi limiti. la cosa grave è che Rai e Mediaset, uniche aziende televisive di quello che è di fatto un duopolio, avessero un’unica regia a vantaggio di una parte politica.
Paolo Beneforti ha centrato il punto quasi totalmente, ma vorrei andare oltre e parlare dell’aspetto “aziendale”.
Qui non si tratta solo di influenze politiche sulla RAI, per quanto particolarmente odiose in quanto uniche aziende televisive a livello nazionale. Si tratta di dirigenti di un’azienda (la RAI) che vengono eterodiretti da personaggi legati agli interessi economici, comunicativi e di potere di un’altra azienda. In qualsiasi azienda del mondo verrebbero licenziati in tronco, senza poter rimettere piede in azienda neanche per svuotare i cassettio della scrivania e poi denunciati per danni. Quello che è comico, peraltro, è che nessuno dei sedicendi “liberali” e “liberisti” del centrodx abbia minimamente stigmatizzato questa situazione.
Credo fosse Serra che, prima dell’acquisto di Mondadori da parte di Berlusconi, disse che si “Apprendeva una notizia con l’Espresso e si ripassava con Epoca e Panorama”.
Mi sarò sicuramente perso un pezzo della vicenda (elegante espressione che significa, in realtà, che è stata impresa ardua estrarre il nocciolo della questione dai fiumi di inchiosto che sono stati gettati per permettere a tutti i commentatori, di tutti i quotidiani, di dire la loro), ma questo ultimo inciucio rivelato dalle intercettazioni non è (semplicemente) un “cartello” attuato per condizionare i prezzi del mercato delle produzioni televisive?
Che poi le news di mamma Rai abbiano una linea editoriale condizionata dalla politica, lo sanno anche i sassi. Che forse sono rimasti gli unici a scandalizzarsene.