In questi giorni, il Manifesto ha lanciato una raccolta di figurine, Album di famiglia, dove la “famiglia” è quella comunista. Nulla di male, intendiamoci. Le figurine sono già state sdoganate da una vita, e sono sicuramente un ottimo modo per imparare. Epperò…
In questi giorni l’iniziativa è pubblicizzata su Radiopop, il che non è poi così strano. Nello spot, uno arriva dall’edicolante e gli chiede il Manifesto e l’Album. L’edicolante lo interroga, il tipo risponde correttamente alle domande, e l’edicolante commenta “Ma lei è comunista!”, al che l’altro risponde con un secco “No”. Da lì parte il comunicato, che si perita di farci sapere che non occorre essere comunisti, basta appunto completarsi l’album. Beh, a me il tutto manda come segnale subliminale che pur di guadaganre qualcosa quelli del Manifesto se ne fregano del comunismo… non esattamente un bel modo di porsi, per chi dovrebbe seguire un’ideologia!
(ps: il blog per lo scambio di figu doppie è una tristezza…)
Ultimo aggiornamento: 2007-10-23 10:15
Che sia sempre di moda il buon vecchio detto “pecunia non olet” di vespasiana memoria?
La condizione del Manifesto è sempre stata precaria, e negli ultimi due anni va avanti al minimo, e sopravvive in pratica grazie alla volontà di ferro della cooperativa che lo gestisce.
Giusto per dare una idea, tutti i giornalisti (ed il direttore) guadagnano la stessa cifra, che è molto vicina al minimo contrattuale di categoria.
Nonostante questo, il giornale è in perenne affanno economico. Non solo il denaro non puzza, ma profuma sopravvivenza…personalmente non sono un grande fan del Manifesto, ma se chiude, tutti perderemo una voce veramente indipendente. Poi c’è modo e modo…
Il manifesto (minuscola, la testata è con la minuscola) è sempre stato un quoidiano comunista che non si rivolge ai soli comunisti. Nelle sue pagine hanno sempre trovato spazio e voce le istanze femministe, ambientaliste, anarchiche, dissidenze cattoliche, e via raccontando. Lo stesso album è quello non del marxismo ma della più allargata famiglia della rivoluzione non solo politica ma anche culturale e artistica: quindi accanto a Marx e Lenin troviamo Arendt, Sorel, Sandino, De Beauvoir, Freud, Scargill e Keruac. Insomma, il manifesto è un giornale comunista letto non solo da comunist e lalbum è di famiglia ma non solo marxista.
La pubblicità non è giocata sull’essere o non essere comunisti
ma sul sapere o non sapere la storia! Ecchecavolo! :)