I coefficienti di trasformazione

Vi avevo detto qualche giorno fa che avevo in canna un pippone su quello che non era stato detto sull’accordo riguardo alle pensioni: eccovelo qua, tutto per i poveretti che sono a boccheggiare davanti al PC.
Premessa: tutti i giornali hanno parlato di come non ci sarà più lo scalone l’anno prossimo ma una serie di scalini, e tutte le storie collegate. Ne ho anche scritto io, nel mio piccolo. Quasi tutti hanno pianto per questi poveri lavoratori usurati che dovranno andare in pensione più tardi (beh, in effetti con questa riforma andranno in pensione prima di quanto previsto dalla legge Maroni, ma non sottilizziamo): nessuno è andato a vedere cosa succederà in futuro, per quelli che andranno in pensione con il metodo misto o contributivo.
Come avevo già spiegato a suo tempo, il metodo contributivo parte dal principio teorico “i soldi che tu metti come contributi, previa una rivalutazione perché hanno fruttato interessi, ti verranno ridati statisticamente tutti come pensione”. Quindi non solo “più hai versato, più pensione avrai”, ma anche “più a lungo si suppone tu vivrai, meno pensione prenderai”. La legge Dini del 1995 aveva calcolato una serie di numerini, detti coefficienti di trasformazione, che servivano appunto per calcolare la pensione lorda annua a partire dai contributi versati: vedi anche il sito INPS. Penso che sia chiaro che più giovani si va in pensione, più bassi sono i coefficienti, visto che si prenderanno i soldi per più tempo. Di per sé è anche abbastanza logico che, se la vita media si allunga, i coefficienti si ridurranno: il tutto sempre per la stessa ragione. La legge Dini aveva in effetti previsto che ogni dieci anni i coefficienti sarebbero dovuti essere ricalcolati, però nel 2005 c’è casualmente stata una dimenticanza generale. Stavolta non se ne sono dimenticati, anche se hanno spostato il primo aggiornamento al 2010 e detto che i successivi saranno ogni tre anni e soprattutto automatici a partire dai dati dell’ISTAT. Di quanto si abbasseranno i coefficienti? Ecco qua la tabella riassuntiva con le differenze percentuali a seconda dell’età di pensionamento:
età vecchi nuovi perc
57 4,720 4,419 -6.3%
58 4,860 4,538 -6.6%
59 5,006 4,664 -6.8%
60 5,163 4,798 -7.1%
61 5,334 4,940 -7.4%
62 5,510 5,093 -7.6%
63 5,706 5,257 -7.9%
64 5,911 5,432 -8.1%
65 6,136 5,620 -8.4%
Avete letto bene: quelli sono i soldi di pensione in meno che si piglieranno… e probabilmente saranno ancora di meno, visto che la vita media si sta ancora allungando. Per amor di precisione, i primi che andranno in pensione col metodo misto tra una decina d’anni saranno messi un po’ meglio, visto che la parte retributiva non sarà toccata, ma il trend è questo qua.
Io non sono un populista (sono un rompipalle, che è una cosa un po’ diversa). Non mi lamento di per sé del taglio, che è una logica conseguenza della scelta di ancorare le pensioni alla durata della vita; scelta necessaria, considerando che il modello piramidale dei decenni passati non è più sostenibile. Però mi lamento della connivenza governo-sindacati che hanno tanto urlato perché i poveretti che andranno in pensione adesso erano così sfortunati, e sono stati bene attenti a non dire nulla di quello che capiterà a chi andrà in pensione tra dieci o venti o trent’anni: si sa, mettere sotto il tappeto i problemi rimandandoli è sempre facile. Ah sì, ho dimenticato quelli del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea che continuano a dire che la spesa pensionistica è insostenibile. O sanno già che verrà cambiata con qualche soliti sbracamento, oppure fanno finta di non leggere i dati.
P.S.: se vi chiedeste dove ho recuperato i dati della tabella qui sopra, la risposta è semplice. Mi è arrivata per email, assieme a tutti i dati relativi al resto della riforma. E me l’ha spedita… la Cisl: proprio perché sono un rompipalle, mi faccio spedire un po’ di documentazione generalmente destinata alle RSU. Questo giusto per dire che tutte queste cose sono ben note a Quelli Che Sanno.

Ultimo aggiornamento: 2007-08-03 12:33