carta dotata

Stamattina ho trovato nella buca delle lettere un depliant di MediaWorld. In prima pagina risaltava la scritta “Stampato su carta dotata di certificazione ambientale”. A parte che a questo punto avrei voluto vedere tutti gli estremi del Certificato Ambientale di cui la carta è dotata, qualcuno mi spiega quali sarebbero le mirabolanti proprietà della carta certificata? E il certificato stesso, è stampato su carta certificata oppure no?
Ad ogni modo, il depliant è passato immediatamente sul bidone certificato “carta e cartone”.

Ultimo aggiornamento: 2007-05-06 11:33

9 pensieri su “carta dotata

  1. gp

    > il certificato stesso, è stampato su carta certificata oppure no?
    Perderebbe il senso della certificazione – il controllato sarebbe il controllore stesso.

  2. CiaoFabio

    Mau, le cartiere consumano molta acqua (non per caso sono spesso sui laghi) e usano molte sostanze chimiche inquinanti e/o tossiche.
    Negli ultimi anni, diverse di loro (come molte altre aziende che usano prodotti inquinanti) hanno fatto quanto necessario non solo per conformarsi alle normative nazionali e locali, ma anche per ottenere le cosiddette certificazioni ambientali, che non sono obbligatorie.
    Di queste, le piu’ diffuse sono la Iso 14001 e la Emas. Ottenere queste certificazioni costa molto caro, perche’ occorre dotarsi di particolari sistemi di filtraggio di tutti i fumi e i vapori, di pulizia degli scarichi liquidi, e per separare i residui nocivi, da consegnare ad apposite imprese per il loro trattamento, e, ancora, di vasche di sicurezza per raccogliere i liquidi in caso di rottura di qualche serbatoio, ecc. ecc.
    Il tutto viene sottoposto a controlli periodici (credo annuali) da parte di Istituti certificatori autorizzati, con sopralluoghi in fabbrica, prelievo di campioni delle acque di scarico, controllo dell’aria, ecc.
    Naturalmente, per ottenere queste certificazioni e’ indispensabile avere gia’ sotto controllo tutti i processi, ovvero avere le certificazioni Iso 9000, altra cosa che costa non poco.
    Un’altra certificazione ancora e’ quella del Forest stewardship council (Fsc), questa volta non indirizzata al controllo della produzione in cartiera ma al tipo di materie prime usate, che devono essere scelte in modo da non distruggere troppe zone forestali di valore.
    Dati i soldi spesi, vuoi per gli impianti, vuoi per non comperare il legno piu’ a basso costo derivante da deforestazioni selvagge, chi fa queste certificazioni poi le usa come strumento di marketing/pubblicita’, in tempi in cui la cosiddetta eco-compatibilita’ e’ molto apprezzata da diversi consumatori.
    Il concetto e’ lo stesso dei produttori di stampantine e quindi di inchiostri in cartuccia, che da qualche anno sbandierano i loro programmi di ritiro e di riciclo delle cartucce stesse.
    A parte la necessita’ di tranquillizzare i cittadini e le amministrazioni locali (in localita’ che spesso vivono sul turismo), la speranza delle cartiere e’ che i consumatori apprezzino la cosa e cerchino solo carta certificata.
    E’ anche vero che le campagne di informazione e di sensibilizzazione su questi temi sono appena agli inizi, per cui in effetti la maggior parte dei consumatori non ne sa ancora nulla.
    E’ inoltre vero che scrivere “carta con certificazione ambientale” senza specificare con quale certificazione non significa un tubo. Magari la carta di MediaWorld la certifica un loro cugggino, con un sistema inventato da lui e controllato da lui che accerta soltanto che si tratta proprio di carta e proprio prodotta nell’ambiente…
    Ciao, Fabio.

  3. .mau.

    CiaoFabio:
    E’ inoltre vero che scrivere “carta con certificazione ambientale” senza specificare con quale certificazione non significa un tubo.
    Ecco, il punto è quello. Lo so che la produzione di carta è una di quelle che impiega più acqua, ma lasciare solo quella scritta senza una spiegazione è assolutamente inutile.

  4. fB

    Jared Diamond parla di certificazioni simili nell’ultimo capitolo “Collasso” (per legno e metalli, nel suo caso, ma la cosa è applicabile in generale). Sostanzialmente, come detta il buon senso, sta sempre al consumatore, se interessato, informarsi sul merito delle diverse certificazioni e cercare di capire se siano serie e attendibili o meno.

  5. pietro

    Sinceramente io ho a che fare con le certificazioni iso9001/2000 e so benissimo che sono una cosa ben diversa da quello che dice CiaoFabio.
    Lui dice :Ottenere queste certificazioni costa molto caro, perche’ occorre dotarsi di particolari sistemi di filtraggio di tutti i fumi e i vapori, di pulizia degli scarichi liquidi, e per separare i residui nocivi, da consegnare ad apposite imprese per il loro trattamento, e, ancora, di vasche di sicurezza per raccogliere i liquidi in caso di rottura di qualche serbatoio, ecc. ecc.
    Mentre per esempio sul sito specializzato Certificazione.info si può leggere:
    È inoltre importante notare come la certificazione ISO 14001 non attesti una particolare prestazione ambientale, né tantomeno dimostri un particolarmente basso impatto, ma piuttosto stia a dimostrare che l’organizzazione certificata ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività, e ne ricerchi sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile.
    Quindi una certifacazione ambientale non dice che si inquina poco o che si fa il possibile, ma che COME IN TUTTE LE CERTIFICAZIONI DI QUALITà, si sa bene cio che si fa.

  6. CiaoFabio

    Mau, il problema e’ che in assenza di campagne informative adeguate, se scrivi il termine “certificazione ambientale” questo forse puo’ impressionare positivamente il consumatore (cioe’, tutti tranne i rompipalle come te), mentre se scrivi Iso 14001 o Emas di certo il consumatore non va a controllare in Internet che cosa sono (cioe’, nessuno a parte i rompipalle come te) e magari pensa che si tratti di qualche colorante cangerogeno, come per le caramelle anni fa o come per l’Ipx nel latte piu’ di recente…
    Il punto e’ che non credo che un ufficio marketing ti considererebbe un campione rappresentativo. Fattene una ragione.
    Ciao, Fabio.

  7. .mau.

    Sentire CiaoFabio dare del rompipalle a me (non che io non lo sia, eh…) è piuttosto buffo!
    Premesso che non credo che un campione rappresentativo di consumatori riesca ad accorgersi della scritta, e quindi il problema non sarebbe nemmeno da porsi, ho fatto una ricerchina per il sollazzo dei miei affezionati lettori.
    Esiste una certificazione FSC (“Forest Stewardship Council”) che «identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste correttamente gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici». C’è un certificatore FSC persino in Italia. I nomi dei certificati sono della forma CQ-COC-nnnnnn.
    Per la ISO 14001, qui dicono che è accettabile, assieme alla EMAS II che è il coordinamento volontario dell’Unione Europea. Però in effetti la ISO 14001 afferma che serve alle aziende per «assure itself of its conformance with its own stated environmental policy» (grassetto mio), quindi Pedro ha ragione nel dire che di per sé dire “ISO 14001” non significa nulla.
    Non ho trovato dati sulla certificazione ambientale della carta riciclata, anche se dovrebbero esserci da qualche parte in EMAS; più in generale, la Ecolabel ha qualcosa su vari tipi di carta: peccato che per la carta stampata non sia ancora trovato un accordo EU.
    In compenso vi lascio una chicca di documento Word di Assocarta dove viene scritto che i tre quarti delle cartiere ha una certificazione ambientale, e quindi non è che l’affermazione del depliant dica chissà quale cosa.

  8. CiaoFabio

    Piero, “tenere sotto controllo gli impatti ambientali” e “cercarne sistematicamente il miglioramento” non e’ che non significhi nulla.
    Significa per esempio che se se non devi rilasciare liquidi in falda, devi avere vasche in grado di “controllarli” in caso di rottura dei serbatoi, altrimenti non hai il pieno controllo del processo. Oppure che se devi rilasciare acque a basso BOD, devi avere in atto un sistema di purificazione e un sistema di controllo che verifichi i risultati.
    Ma il significato di queste certificazioni e’ anche rendere “trasparente” l’azienda verso l’esterno, con documentazioni e risultati che vengono pubblicizzati. Per cui non esiste – ammmesso che sia teoricamente possibile, e non credo – che un’azienda si faccia fare una certicificazione dove si attesta che “sto inquinando ma ne sono consapevole”.
    Ciao, Fabio.

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