No, non ho dimenticato un articolo. Intendo parlare del quotidiano gratuito del gruppo RCS, e per la precisione del numero di venerdì scorso. Abbiamo infatti una pagina intera dedicata a notizie come il decimo compleanno del negozio di lingerie (dicono tutti così…) Agent Provocateur, o della tournée a Singapore del Crazy Horse. Anche se la notizia era vecchia di qualche giorno, fa bella mostra di sé la possibilità di andare a Bangkok per cambiare sesso a un costo risibile, qualche migliaio di euro. Infine ci sono i sondaggi: in Germania scopriamo che il 93% delle donne contro solo il 9% degli uomini non accetta il triangolo, mentre tutti gli europei sembrano preferire donne “con le curve al posto giusto e capelli lunghi”, e le uniche differenze sono nel colore dei capelli.
Ma la parte migliore si trovava un paio di pagine prima. Cito letteralmente: “Uno studio australiano mette in discussione la credenza secondo cui la pornografia presenta le donne come oggetti sessuali”. Infatti, “Le donne nei video porno sono rappresentate come agenti sessuali attivi”. Già l’idea dei ricercatori che si mettono a guardare un pacco di pornazzi “per esigenze di lavoro” fa sorridere. Ma il meglio è scoprire dove è stato pubblicato l’articolo – per i pignoli, il titolo originale è The Objectification of Women in Mainstream Pornographic Videos in Australia. Nientepopodimeno che… sul Journal of Sex Research. A volte mi chiedo se non ci sia un mercato apposito di riviste “scientifiche” che servono principalmente per potere pubblicare in giro queste notiziole sulle loro ricerche, un po’ come gli “editori” che pubblicano direttamente per il mercato dei Remainders…
Ultimo aggiornamento: 2014-06-27 15:38