Chi vuole avere un esempio pratico di cosa significano “dal vivo” parole come “esternalizzazione”, e vuole scoprire la considerazione di ricerca e sviluppo in Italia, può fare un salto sul blog di mestesso (tutto attaccato).
Ultimo aggiornamento: 2004-07-13 16:42
uuuuuuuuu che palle
non ha senso fare ricerca e sviluppo in italia se un ingegnere ungherese (indiano, cinese) costa un terzo (un decimo, un ventesimo) ed è altrettanto bravo (sai com’è, il buon dio non ha concentrato l’intelligenza del pianeta su milano) e ha molte meno pretese. è ora che i nostri ingegneri futuri disoccupati se ne rendano conto…
i problemi esposti (cioè che buona parte degli italiani perderanno il lavoro nei prossimi dieci o vent’anni, e che nessuno sa come gestire il problema) sono assolutamente veri, ma non capisco bene cosa dovrebbe fare una azienda: continuare a pagare dieci quello che ormai vale tre? oppure mandiamo i carri armati ai tedeschi per obbligarli con la forza a tenere aperta la sede qui? oppure lo stato dovrebbe sussidiare questa azienda coi nostri soldi? (e perchè non le altre? e quando saranno tutte da sussidiare?)
l’italia non è abbastanza ricca da possedere i capitali per controllare e trattenere grandi gruppi internazionali, e non è abbastanza povera da offrire lavoratori a un prezzo accettabile. il risultato è la desertificazione imminente. ma non è rifiutando la realtà o lamentandosi che si risolve il problema…
e poi se veramente queste persone sono convinte di poter offrire un prodotto di qualità a costi accettabili producendo in italia, perchè non rischiano in proprio rilevando loro il ramo di azienda?