Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera dalla sede INPS di Collegno (TO), nella quale mi si chiedeva, per dare corso alla mia domanda di riscatto degli anni di laurea, di inviare il certificato di laurea o autocertificazione.
Prima che qualcuno mi chieda chi me lo fa fare a riscattare il corso di laurea, faccio notare che la mia domanda è datata 3 settembre 1988 (sì, millenovecentoottantotto. I tempi sono quelli che sono).
A questo punto, per pura curiosità, ho deciso di vedere quanto dovrei pagare: la legge dice infatti che il tutto è congelato al tempo della domanda, e il mio stipendio del 1988 non era poi chissà cosa: aggiungiamo poi che quella parte dovrebbe essere considerata come retributa e non contributiva. Infine, posso sempre fare finta di nulla e decidere di non pagare. :-)
Poco dopo mezzogiorno provo a fare il numero del call center di INPS per capire se effettivamente posso autocertificarmi. Voce registrata con piglio molto professionale che spiega che pagherò 16 centesimi solo se avrò risposta, solito avviso che intima di non agganciare se non si vuole perdere la priorità acquisita, altro avviso che mi fa gentilmente notare come l’attesa potrebbe essere maggiore di tre minuti… e poi solo musichetta. Avrei dovuto capire che usare la Danza delle Ore come musichetta di attesa aveva un certo qual significato subliminale.
Dopo un quarto d’ora passato a fare altro, decido di lasciare perdere; ho fatto effettivamente bene, visto che la successiva chiamata delle 13:30 è poi andata a buon fine in pochi secondi.
Il prossimo appuntamento sarà quando riceverò il modulo coi bollettini da pagare. Immagino che non ci vorranno ancora sedici anni.
Ultimo aggiornamento: 2004-07-06 14:14
Io ho provato a chiedere. No comment. Una botta di soldi che tanto poi andrebbero a pagare la pensione di qualche superconsulente rinco*lionito che è ancora incollato alla sua scrivania e che prende in un giorno di nulla quello che prende in un anno un ragazzino neoassunto. Ho sentito la cifra ed ho fatto una grassa, sonora e godutissima risata. Soldi (tanti) buttati.