“Serata di delirio organizzato”, dice la locandina. Sicuramente la biglietteria del Piccolo era in delirio disorganizzato: un quarto d’ora per riuscire a ritirare i miei biglietti (che non avevo potuto prendere la settimana scorsa perché erano già stati emessi, e probabilmente a questo punto conservati in un caveau fino a un’ora prima dello spettacolo). Almeno avevamo i posti in quinta fila, il che non è affatto male, anche un mezzo cecato come me non ha avuto problemi.
Non lasciatevi ingannare: lo spettacolo è tutto meno che improvvisato. Ho solo un dubbio: all’inizio, dopo l’introduzione di Paolo Rossi, quando è entrato il resto del cast si sono accese le luci e sono entrate una quarantina di persone, al che il comico ha detto “vabbé, facciamo un sunto dell’inizio… ma lo faccio in slavo, sennò non mi diverto” e parte appunto col grammelot slavo. Forse (forse) questo era improvvisato. Il resto no, è chiaro che il copione può modificarsi giorno per giorno ma la base è indubbiamente standard: anche le richieste di domande dal pubblico nell’intervallo sono finte (ho verificato di persona): e credo che gli articoli della Costituzione vengano sì estratti, ma da un insieme di sette-otto al massimo. Per la cronaca, ieri è uscito il 68, seguito dal 21 e dal 34: se qualcuno vuole confrontare…
Queste non sono critiche, ma semplici constatazioni. Io e Anna ci siamo scompisciati dalle risa per tutto il tempo, ben superiore alle due ore previste: il signor Rossi sarà piccino, ma ha un’energia da vendere, e una mimica eccezionale: Max Loizzi che gli fa da valletto è anche lui tosto, e non è facile fare da spalla a un mattatore: i musicisti oltre a suonare bene hanno il loro siparietto, così come il (pseudo?) vigile del fuoco. Vale davvero la pena di vederlo, anche se non si è di sinistra :-)
Ultimo aggiornamento: 2004-05-05 12:51
La gag dell slavo c’è stata anche venerdì sera. Quindi: o se l’è preparata prima, o sei c’eri anche tu venerdì.
Quello che a me ha colpito è stata la capacità del Paolino di lasciare spazio alle “spalle” (ma che bravo il commesso…). Penso per contro a una delle molte cose che mi disturbano in Dario Fo: c’è in scena Lui, lo serve la Sua Musa, poi passano di lì un po’ di comparse più o meno parlanti.
Ok, anche quella era preparata. Mi chiedo solo cosa facciano: tengono chiuse le porte e dicono a quelli che arrivano in ritardo “non preoccupatevi, vi facciamo entrare al momento giusto”?
Quanto al Nobel, è fatto così, non riesce a non strabordare.