La Grande Convention

Ieri è stato il Giorno della Convention. A quanto sembra, Marco Tronchetti Provera ha l’abitudine di radunare tutti gli anni quadri e dirigenti per fargli passare un pomeriggio raccontando cosa è successo l’anno trascorso nel gruppo. La milanesizzazione dell’azienda prosegue a tappe forzate: l’anno scorso i Capi erano a Roma, stavolta qui a Milano. A dire il vero, “qui” è una parola grossa: noi continuiamo a stare ad Assago, mentre i dirigenti sono in Fiera. I boatos affermano che da Roma hanno noleggiato quattro voli diretti a Malpensa. Sicuramente a tutti noi è arrivato l’SMS del Capo, che “ci aspettava”.
Rispetto all’anno scorso sembra ci siano più soldi. Quest’anno c’è stato un ricco buffet, a differenza delle due striminzite cose del 2003. Mi è però parso che la maggior parte della gente avesse comunque pranzato per conto suo: io che sono arrivato alle 14:30 perché non mi sono mica saltato la palestra prandiale ho trovato da mangiare a sufficienza.
In compenso la puntualità è andata a farsi benedire, lasciandoci ulteriori dieci minuti con quella musichetta pseudotecnologica che non si sa quanto abbiano pagato, prima del video istituzionale. e di Antonio Calabrò che ci dice che siamo 1500 in Fiera e 6000 nelle sedi staccate. Anche l’inizio è stato divertente, con ritorni d’eco che rimbalzavano come in un gioco di specchi; ma in generale non è che la giornata fosse stata organizzata in maniera così impeccabile. Forse sono io ad essere prevenuto, e il tutto è stato una scelta precisa per ricordarci che ben altre sono le cose cui fare davvero attenzione.
Parliamo ora di cose serie, e quindi delle presentazioni “istituzionali” della prima parte. MTP nella sua introduzione, oltre a ironizare contro gli juventini, ha pompato molto la banda larga, sia fissa che mobile. Il suo punto di vista è che finalmente così si può guadagnare, senza dimenticarsi del sano vecchio traffico; la televisione digitale ad esempio è interattiva solo se ci si attacca il telefono… Sembra impossibile, ma la percentuale di investimenti è del 30% maggiore di FT, BT e Telefonica, e un EBITDA per dipendente doppio del loro – ma il 20% minore di Vodafone.
Carlo Buora ci fa notare che il numero di aziende del gruppo è sceso da 865 a fine 2001 a 519 a fine 2002 a 440 alla fine dell’anno scorso. Le spese sono state ridotte di 2.3 Gigaeuro: intanto gli azionisti si sono cuccati 10 G€ tra dividendi e OPA. L’indebitamento è sceso da 35.8 a 33.3 G€, soprattutto perché c’è stato un cash flow di 10 G€… Buora si dilunga sulla sostenibilità, notando come si sia gli unici grandi attori in Italia. Le sue parole chiave sono prevenire e disciplina, oltre naturalmente che risparmiare. Ha anche parlato di Information Technology, dicendo in pratica che si sposta quello che serve nelle società operative (come noi finiti in TIM) e si manda via il resto.
Riccardo Ruggiero è felice perché per la prima volta negli ultimi quattro anni, unici in Europa tra gli ex monopolisti fissi, ad aumentare il fatturato, oltre che aumentare gli investimenti e migliorare l’EBITDA. Il nuovo videotelefono fisso funzionerà con la linea telefonica base. L’aumento della velocità ADSL serve per i film (e i giochi, a quanto dice). RossoAlice fa 3500 iscritti al giorno. Nel futuro l’Access Gateway farà da router e modem, in DECT e wi-fi, all’interno della casa. E poi… tutto finirà sulla tv!
Marco De Benedetti fa notare come i cicli tecnologici sono sempre più rapidi, ma bisogna fare in modo che il cliente non se ne accorga, perché ha paura delle cose troppo complicate. Il futuro vede una segmentazione del mercato e finalmente (?) il video, oltre che cercare di guadagnare con il mercato sudamericano. Non so quanto TIM sia davvero grande, visto che afferma di essere il quinto in Europa… ma non so se contano anche il fisso. Freemove, l’alleanza con Telefonica Movíl, T-Mobil e i francesi, è strategica anti Vodafone; in America Latina si vuole arrivare ad essere il secondo operatore, riciclando le cose provate in Europa. Oggi la voce cresce del 2%, gli SMS del 30% (!!), i servizi nuovi del 100%. EDGE nasce per non usare la rete UMTS che è ancora troppo poco stabile. Sarà vero?
Enrico Parazzini (Telecom Italia Media) dice che Virgilio è leader dei portali italiani (?) e ha un EBITDA attivo (!); per La7 dicono che l’audience è cresciuta (al 2%…) anche se mi sembra che non vada così bene. D’altra parte ancora nel 2005 ci sarà un EBIT negativo, per colpa della 7.
Pinto (Finsiel) dice che si sono riperimetrati, ma tanto il vero problema è che il mercato IT sta iniziando a seguire l’economia e quindi è in calo, non parliamo poi dell’Italia dove finalmente anche la Pubblica Amministrazione inizia a tagliare le proprie offerte. Così Finsiel si è raccolta su pochi campi, come medicina, agricoltura, Ferrovie, interni; e si cerca di entrare nel settore più proficuo al momento, cioè la difesa. Però il free cash flow cresce (cacciano i soldi) e l’EBIT cresce anche di più. Inoltre Finsiel è una società prettamente legata al mercato italiano, il che in parte è un bene perché è difficile per altri attori entrare nel mercato, ma mi sembra un rischio mica male. Ma le cose più divertenti sono altre: il censimento di tutte le piante di ulivo, “una a una”, in Italia; oppure le etichette RFID nel rumine delle pecore – ma questo lo fanno gli irlandesi, a dire il vero!
Ottaviano Autelli (Olivetti Tecnost) è indubbiamente piemontese. Avreste dovuto sentirlo pronunciare “wishful thinking”… Spiega come abbiano fatto fuori quasi tutto (persino Scarmagno!) Non fa nemmeno vedere il bilancio completo ma solo il core business, insomma quello che è restato, per far vedere che almeno questo è tornato positivo. La mission sarà di diventare un player nei terminali informatici: fax/stampanti/copiatrici, terminali bancari. Poveretto, MTP gli ha detto di fare in fretta e lui si è preoccupato ed è finito col fare praticamente uno one man show: almeno qui ad Assago si rideva come dei pazzi.
La seconda parte era più in stile show, con i collegamenti dalle “realtà del gruppo nel mondo”. Il tipo di La7 spiegava che cosa volevano fare con audio e video non sincronizzati; nella fabbrica di Arnad hanno una camera pulita enorme, per fare le testine inkjet di cui siamo i primi produttori europei – anche perché come fa candidamente notare l’intervistato siamo gli unici a farlo!

Ultimo aggiornamento: 2004-04-08 13:31