E non parliamo delle auto

Ma la trasferta romana non è finita lì. Avevo incautamente deciso di affittarmi una macchina, e quindi sono andato alla Hertz. Arrivo, e ci sarà una ventina di persone in coda. Ora, anche il mio panettiere ha i numerini per l’ordine di chiamata: qui no, devi sceglierti la tua fila e sperare.
Non ho capito bene come, ma due tipe americane che erano da tutt’altra parte sono passate in prima fila nella mia fila, e più che un’auto sembra dovessero contrattare per un catamarano con servizio di pedalò e risciò inclusi. Vedere le altre file che vanno avanti mentre tu stai fermo fa capire tra l’altro le cronache “in un attacco di follia ammazza ventisette persone”. Il poveretto si è dovuto fare una coda di quel tipo.
Alla fine tocca a me, la tipa fa delle domande idiote tipo “la via dove abita è Bionaz?” (c’è scritto sulla patente, non te l’ho scarabocchiato su un foglietto!”
e sembra quasi voglia allungare i tempi. In effetti non ha auto a disposizione, vuole rifilarmi una cabrio di cui non me ne facevo nulla – anche se per disperazione stavo dicendo “va bene, purché mi fate andare via!” quando miracolosamente è spuntata una 206. Tempo di attesa totale: quarantacinque minuti.
Ma non è finita qui. Mi sparo la Pontina e arrivo a Pomezia, per scoprire che la solita uscita è stata chiusa (oggi, mi dicono. Che culo!) e si è costretti a girare a destra verso Torvajanica. Pacchi di vigili, e ovviamente caos infinito. Non che quegli intelligentoni hanno pensato di mettere un cartello prima, in modo che io uscissi un paio di svincoli prima e facessi un giro un po’ più lungo ma corretto. Troppo facile.
Ma tanto quando sono arrivato ho scoperto che uno dei miei interlocutori era a casa malato :-)

Ultimo aggiornamento: 2003-07-15 15:48