Vabbé, è destino che debba commentare le notizie della politica italiana: stiamo scendendo troppo in basso.
Prologo: mentre se ne stava a Cipro, il ministro Scajola, davanti a tre giornalisti di importanti quotidiani, se ne esce dicendo “[Marco] Biagi era un rompicoglioni che voleva solo il rinnovo del suo contratto di consulenza”. Anche se la cosa fosse sostanzialmente vera, il che non è certo provato, si può immaginare che un minimo di buonsenso – anche se si è privi di qualunque decenza – non ti fa dire qualcosa del genere.
Vista la malaparata, Scajola offre le proprie dimissioni da ministro dell’Interno, dimissioni prontamente respinte dal suo capo, che magari ha pensato “se le accettassi, poi dovrei dimettermi anch’io…”, sollevando un’alzata di scudi che è arrivata fino al Giuliano Ferrara, il che è tutto detto.
Bene, cosa succede oggi? Il ministro delle Comunicazioni, l’ineffabile mio omonimo che di cognome fa Gasparri, ha invitato il presidente della Federcalcio a dimettersi, perché “il calcio sarà pur sempre un gioco, ma è un gioco che coinvolge nel mondo miliardi di persone. Se chi è alla testa del movimento calcistico non vive queste passioni e queste responsabilità lasci il passo ad altri”.
Mi concedete di fare il dietrologo e immaginare che questo attacco da parte di un ministro – che tra l’altro con la Federcalcio non ha nulla a che fare – non sia uscito in un momento casuale?
Ultimo aggiornamento: 2002-07-01 20:12