sabato 28 agosto 2004

Questa notte ho dormito davvero malissimo. Non so se sia stata colpa della discussione con Petar, delle voci dall'altra barca, o cosa, ma mi sono addormentato quasi alle 2, per svegliarmi prima delle 5 con sogni assolutamente astrusi. Altre due ore di sogni mi sono servite a non essere uno zombie completo quando alle 7.30 mi sono presentato per fare colazione e sistemare le ultime pendenze economiche con il capitano.

Fatte le valigie e salutati Michela e Nicola, siamo partiti alla caccia della casa dove c'eravamo così premurosamente prenotati una stanza la scorsa settimana. Dopo qualche titubanza iniziale sono stranamente riuscito a mappare la cartina che avevamo sulle strade vere e proprie: in una mezz'oretta siamo arrivati alla nostra meta. Il guaio è che non c'è nessun nome al campanello, e non sappiamo a quale dei due suonare! Io che sono timido provo a dare due colpetti a entrambi, ma nessuno risponde. Anna che è come sempre piu volitiva si attacca al campanello, e finalmente sentiamo una voce di donna al citofono, e dopo qualche istante ci apre la porta una vecchietta. Piccolo problema: la signora Marija, almeno presumiamo sia lei, non parla altro che croato, e naturalmente il mio dizionarietto di frasi fatte chissà dov'è. In un modo o nell'altro, lei ci spiega che la camera non sarà disponibile fino alle 13 (o alle 11?), noi rispondiamo che non fa nulla perché al momento ci preme solamente lasciare le valigie da qualche parte e poi saremmo tornati dopo. Il tutto è stato inframmezzato da una serie di "nema problema" pronunciati dalla signora, che era l'unica cosa comprensibile di tutto il discorso. Lasciate finalmente le valigie, siamo ritornati a cuore e spalle assai più leggere verso la città, cambando strada tanto per vedere qualche pezzo nuovo di città. Le vie percorse all'andata sembravano far parte di una zona residenziale. La Lonely Planet indica "Firule": non so se sia un comune a parte, ma anche il telefonino indicava quel nome come cella. Altro che la provincia come da noi! La zona dove siamo passati nel ritorno verso il centro dovrebbe chiamarsi Bačvice, e dà più l'idea di essere un quartiere popolare, con case in parte anni '50 e '60, che avvicinandosi al porto diventavano più vecchie e piacevoli. Per strada abbiamo visto un posticino simpatico, con dei tavolini su una specie di slargo sopraelevato. Eravamo dubbiosi sulla possibilità di fare colazione, quando gli altri due avventori ci fanno "che state cercando?" e ci confermano che il locale ha anche caffè e simili, e che anzi ormai si sono adottati il Royal come posto preferito per iniziare la mattinata.

Arrivati poi al lungomare, ci siamo messi a girare tra i vari negozi che trattano la filigrana per cercare dei regalini per le mamme e per Anna. Come sempre, io ho scelto il ciondolo che ho visto al primo negozio, mentre Anna se li è girati tutti, per poi comprare i suoi regali in due posti distinti. La mia pigrizia spunta sempre. Abbiamo fatto delle interessanti scoperte nel frattempo: alcuni lavori sono fatti a macchina, e infatti costano molto meno. Il prezzo è comunque sempre calcolato a peso: mettono l'anello nel bilancino e moltiplicano. Abbiamo anche verificato lo scarso interesse dei commercianti per il loro lavoro: in uno dei negozi abbiamo aspettato un po' che il padrone smettesse di parlare con un suo ignoto compagno nel retrobottega per farci vedere un paio di ciondoli, e non appena li ha tolti dalla vetrina si è di nuovo girato per continuare la sua chiaccherata, mentre noi avremmo potuto tranquillamente infilarceli in tasca e scappare. O forse confidava che non si può andare molto lontano con tutta quella gente?

Abbiamo trovato facilmente il capolinea del bus e comprato i biglietti: visto che l'orario indicava che avevamo venti minuti di tempo, ne abbiamo approfittato per tornare in panetteria a prenderci delle brioches. Non deve essere stata un'ottima mossa: anche se siamo tornati con cinque minuti di anticipo rispetto all'orario teorico di arrivo, abbiamo aspettato mezz'ora, vedendoci passare tutte le altre linee davanti. Io ingenuamente credevo che la moderna Solin fosse il posto dove scendere: per fortuna una signora seduta davanti a noi ci ha sentito parlottare e ci ha indicato la fermata giusta. Se uno sta molto attento, a dire il vero, vede una serie di cartelli marroni fino all'ultimo che è una freccia a sinistra senza indicazione di distanza: ma voi vi fidereste della mia vista?

Non so se fosse la stagione, l'ora calda (l'orario di apertura è dalle 10 alle 19), o cos'altro, ma c'era davvero poca gente. Quattro spagnoli che erano nel bus con noi, qualche croato ma non più di dieci persone, e basta. Le rovine sono molto interessanti. Soprattutto la prima cattedrale che si incontra, sorta dove san Doimo venne sepolto, non è semplicemente formata da qualche pietra qua e là ma gli è rimasta una struttura tale da rendere la sua forma e uso assolutamente comprensibile anche per due persone non certo addentro all'archeologia come noi. Quello che invece consiglio di evitare assolutamente è il museo archeologico. Per le usuali dieci kune abbiamo visto una stanzetta con qualche pezzo di mosaico. Un vero furto. Né credo quello sia un biglietto di ingresso: è vero che c'è un cancello, ma nessuno che ti controlla.

Il centro vero e proprio di Salona è peggio conservato rispetto alla prima chiesa che si incontra, ma è ad ogni modo impressionante per la sua ampiezza, e il tutto senza considerare il teatro, che ammetto non abbiamo visto, l'anfiteatro e ancora una basilica esterna alla città vera e propria. Risulta un po' strano vedere subito al di là del riquadro cittadino una serie di stradine che portano... a degli orti, tutti belli recintati con filo spinato. È pur vero che di pianura in Dalmazia ce n'è poca, e quindi si sfrutta quella che c'è. Le mura sono state conservate o forse rimesse in sesto; se si prendono quelle verso ovest si arriva a una specie di cimitero, dopo di che il percorso ricalca per un po' una strada romana e si arriva quindi alla chiesa esterna e infine all'anfiteatro, che è in mezzo a una serie di case abitate costruite proprio là.

Da qua si può prendere il bus 37, che potrebbe essere una scelta migliore dell'1 per venire a vedere il sito archeologico. L'unico problema è che in questo caso non ci sono indicazioni: occorre scendere alla seconda fermata dopo il semaforo che immette nell'autostrada - la prima è subito dopo, in quella successiva si può vedere a sinistra una raffineria INA. Si scende, si torna indietro e si prende una stradina a sinistra. Quando si vede l'anfiteatro sulla destra, si svolta a destra e si prosegue per un po' fino a giungere al sito.

È stato interessante vedere che mentre seduti sulla pensilina aspettavamo il bus - l'attesa è stata di più di venti minuti - si ferma un minivan tutto scassato con un cartello "Split" sul parabrezza e una dozzina di persone dentro, e ci fa segno se vogliamo salire. Al nostro cenno negativo, fa un po' retromarcia fer farci vedere meglio il cartello: ma noi, forti del fatto che i due tizi locali in attesa con noi se ne sono stati immobili, non facciamo una piega. Il tipo, che immagino provenisse dall'aeroporto e voleva arrotondarsi il viaggio, ci è rimasto un po' male... Ad ogni modo è finalmente arrivato il 37, siamo saliti, abbiamo visto un po' della zona industriale spalatina e abbiamo anche incontrato i controllori. Eravamo già arrivati allla periferia di Spalato, Anna stava leggendo il suo libro mentre io mi guardavo al solito attorno senza nessun interesse specifico. A una fermata vedo un paio di persone sedute ad aspettare, che zompano sul bus proprio mentre sta per partire. Stavo dicendomi "beh, si sono decisi all'ultimo momento" quando vedo che scambiano due parole col tipo che quando siamo saliti ha venduto il biglietto agli altri saliti con noi, al che sommo due più due. La cosa più difficile è stata distogliere Anna dal libro, visto che i biglietti li aveva in tasca lei... Un gruppo di ragazzotte sono state pinzate, per la cronaca.

La scena ha interrotto il mio flusso di pensieri: così quando subito dopo l'autobus si è fermato al suo capolinea non ho pensato di andare a vedere gli orari domenicali né verificare se domani ci sarebbe stato un chiosco aperto. Non è stata una grande mossa, considerato che il capolinea è parecchio distante dalla nostra stanza, e il biglietto ha sì validità oraria ma rischiamo di perderla tutta se vogliamo cercare una coincidenza. Tra l'altro, trovarmi i bus scassati non mi infastidisce più di tanto, ma la mancanza di cartine con i percorsi sì. Abbiamo aspettato un bus verso il centro - naturalmente quello che abbiamo perso per un pelo era un 1, la nostra nemesi - e ci siamo incamminati verso la nostra stanza, della quale siamo finalmente riusciti a prendere possesso dopo un discorso a gesti con la signora.

Beh, il "valore per denaro" (come era stato tradotto "value for money" nel questionario finale della Katarina Line) non è molto alto. La casa in passato non era poi così male, ma è stata trascurata negli anni e si vede. Le partei sarebbero da reintonacare, le molle dei materassi sono riconoscibilissime, ed era quasi più facile farsi la doccia in barca, visto che il fermo è rotto e uno deve tenersi il doccione in mano. Niente diavolerie moderne come la tv... il tutto per cinquanta euro a notte. Nulla di così strano, però: se gli alberghi a 120 euro erano tutti al completo oggi che siamo a fine stagione, significa che la ricettività è quella che è, e i prezzi lo dimostrano. Aggiungiamo poi la commissione dell'ufficio turistico e la maggiorazione perché ci fermiamo meno di quattro notti, e i conti sono presto fatti. Fortuna che noi ci si accontenta di poco, e in quel momento poi avevamo giusto bisogno di un letto dove fare un pisolo.

La sera, non avendo poi così tanta voglia di rientrare nella calca del centro, ci siamo fermati al ristorante Boban che si trovava proprio attaccato a noi, in Hectorovićeva 49 (vicino all'ospedale di Firule, per chi ama le indicazioni di zona) Avevamo qualche dubbio perché il giardino con i tavoli apparecchiati non aveva alcun cliente, ma l'altro ristorante della zona sembrava avere una cena di matrimonio e quindi ci siamo decisi. Abbiamo fatto davvero bene: il piattone di carne e le verdure fresche che abbiamo ordinato per cena sono stati ottimi, e il servizio era impeccabile. Né il costo si allontanava dalla media! Per i dubbiosi, sono poi arrivati altri clienti: in effetti la tizia dell'ufficio informazioni ci aveva detto che il posto era rinomato.


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