martedì 24 agosto 2004

Dopo una notte finalmente senza discoteche e simili, siamo partiti alle 7.30 in direzione di Dubrovnik. Sono persino riuscito a telefonare ad Adriatica.net, trovare un'operatrice che parlava italiano, e sentirmi dire che ieri sera si sono messi d'accordo con la signora Ana Marija - immagino della Katarina Line - e che non dovremo pagare la tassa di soggiorno. Dovremo dirlo al capitano, speriamo in bene. Restano altri dubbi: Mimmo e Katia hanno infatti prenotato direttamente con la Katarina Line (pagando la stessa cifra), e secono il loro programma noi arriveremo a Spalato già venerdì sera!

A proposito del capitano, ieri abbiamo risolto il Mistero della Moglie Scomparsa. Alla partenza, Andrijana ci aveva presentato tra i membri dell'equipaggio anche la moglie del capitano, che poi però non si era più vista. Io non ci avevo fatto per nulla caso, a dire il vero; ma parlando con gli altri era uscita fuori questa cosa, e Mimmo e Nicola fanno "massì, l'abbiamo vista scendere a Stomorska, l'abbiamo anche salutata!" A questo punto mi si è accesa una lucina. Il Dalmatinać, come da cartello ufficialmente appeso sulla nave, è basata a Stomorska. Sta a vedere che la scelta di attraccare là la prima notte non era poi così casuale, e che il capitano e la sua sigaretta hanno trovato il trucco per mettere una persona in piu a libro paga...

La pausa nuotata è stata insolitamente presto oggi, verso le 10:30, in mezzo a un paio d'isolette dove si erano anche fermate delle altre barche. Per una volta ho deciso di lanciarmi e fare anch'io un bagno, senza troppa convinzione. La signora australiana che mi ha visto scendere la scaletta, risalire e di nuovo scendere mi ha persino detto "se non ti fidi, puoi prendere il salvagente!" Sarà che gli occhialini comprati valgono davvero poco e che tendevo comunque a tenere la testa fuori dall'acqua, sarà che per ovvie ragioni non sono abituato a nuotare, ma ho fatto davvero fatica, oltre che prendermi una bella spina da un riccio di mare.

Dopo la partenza e il pranzo, siamo arrivati intorno alle 15 a Dubrovnik, con la fregatura che nonostante quanto fosse stato scritto nel programma la partenza l'indomani sarebbe stata alle 8 in direzione Korčula, e quindi dobiamo guardarci tutto il guardabile in mezza giornata. Tra l'altro il porto turistico è nel sobborgo di Gruž (su via Giovanni Paolo Secondo, non è mica male farsi intitolare una strada mentre si è ancora in vita!) a direi tre chilometri dalla città vecchia, e quindi occorre prendere il bus con un esborso di 10 kune a testa, il che ci ha subito fatto capire come le antiche abitudini ragusine di commercio innanzitutto non si sono certo sopite negli anni jugoslavi e adesso con la repubblica croata. Tutti i banchetti per le strade, e ce ne sono tanti, hanno indicato il prezzo in kune ed euro, e a volte anche in dollari. Agli angoli delle strade, poi, sono stati appesi eleganti tabelloni in tessuto che non indicano le bellezze architettoniche, ma i negozi dell'isolato...

L'autobus fa capolinea proprio davanti alla porta occidentale della città, Pile, dalla quale siamo entrati per dirigerci verso il convento di san Francesco (solite 10 kune di ingresso). Qua è stata fondata una delle prime farmacie del mondo, e si direbbe la più antica che sia rimasta sempre nello stesso posto, anche se naturalmente il suo aspetto è piuttosto cambiato in più di seicento anni. Il chiostro interno è interessante anche perché ha un colonnato bino con tutti i capitelli diversi: nella sala dell'antica farmacia ci sono un po' di barattoloni di ceramica di quelli che si usavano al tempo - ceramica di Faenza, se qualcuno vuole andare avanti con l'orgoglio nazionale - oltre ad alcuni quadri e libri antichi tra cui un paio di incunaboli che non so esattamente quale rapporto avessero con il posto. Ci siamo trovati anche il primo esempio di ricordo della guerra del 1991-2 tra i serbi e i croati: un libretto con spiegato in croato e in inglese quali sono stati i danni subiti dal convento, con ampia quantità di foto a corredo. Hanno anche lasciato su un muro il buco causato da un proiettile, curandosi di apporre la relativa didascalia. È vero che anche alla Consolata a Torino hanno lasciato sull'esterno la palla di cannone dell'assedio del 1706, ma qui la cosa mi pare piuttosto esagerata. Curiosità: all'esterno del convento c'è una pietra piatta che sporge di una ventina di centimetri dal muro, come fosse una specie di sedile: abbiamo visto parecchi croati che ci salivano sopra in piedi cercando di restare in equilibrio il maggior tempo possibile. Ci sarà qualche leggenda dietro?

Abbiamo proseguito sulla via principale, che un po' incongruamente si chiama Placa (ma ha anche il nome per noi più intuibile di Stradun...), e che fino al 1200 era un canale poi interrato: in effetti si allarga verso la piazza centrale, quasi ad estuario. I palazzi sui due lati sono in stile barocco non troppo pomposo, sempre del calcare locale, e non molto pretenziosi. In effetti, il terremoto del 1667 ha buttato giù quasi tutta la città, e la ricostruzione è pertanto stata in uno stile piuttosto uniforme. Dopo una rapida visita a san Biagio che però non ci ha detto un granché, siamo passati al palazzo del Rettore, che al suo interno contiene un museo di storia ragusina. Il biglietto costa 20 kune, fuori standard insomma, e si direbbe che ne avessero stampati davvero molti, visto che c'era la scritta "Din.", senza ovviamente prezzo indicato data l'inflazione degli ultimi venti anni della Jugoslavia. Il materiale contenuto al suo interno è molto disomogeneo: alcune stanze del piano di sopra assomigliano banalmente a quelle dei palazzi francesi della stessa epoca, e c'è persino una stanzetta con manufatti egizi, compresa una mummia in stile patchwork, come accuratamente spiegato nel cartellone accanto. Non so se sia stata lasciata per fare vedere che l'abilità nel fornire agli acquirenti quello che vogliono, non importa come, è comune a tutto il mondo... La prima parte della visita alla citta è terminata con la visita alla cattedrale dell'Assunta, dove purtroppo abbiamo solamente potuto leggere dell'esistenza delle chiese precedenti, una basilica del primo millennio e la chiesa romanica distrutta dal terremoto del 1667, e sant'Ignazio. Quest'ultima, dedicata al fondatore dei gesuiti, si raggiunge con una scalinata che ricorda molto Trinità de' Monti: non che la cosa sia poi così strana, visto che anche la chiesa era stata costruita a imitazione di quelle romane del tempo. Vicino a sant'Ignazio si trova il collegio gesuitico, la cui facciata ha un aspetto un po' strano con la linea in balto baroccamente curva ma non simmetrica.

A questo punto erano passate le 17.30, e abbiamo pensato che fosse il momento adatto per iniziare il giro delle mura. Per la non proprio modicissima cifra di 30 kune "che contribuisce al mantenimento delle mura", come dice il biglietto a cura della "società amici del patrimonio di Dubrovnik", siamo saliti da uno dei vari punti di ingresso e abbiamo iniziato il giro. Le mura sono state costruite tra il tredicesimo e il sedicesimo secolo, ma il percorso, e forse anche il rinnovo complessivo della cinta muraria, risalgono alla seconda metà del 1800: quindi già sotto la dominazione austriaca, che probabilmente aveva già qualche idea di sfruttamento turistico. Le mura sono davvero imponenti, sia il lato verso il mare che quello ben più spesso sull'interno; trovare una cinta completa non è così comune, poi. Naturalmente ci sono le solite concessioni al turismo: qua e là, dove magari una casa era stata costruita addossata alle mura, spuntava una scritta "bevande fredde", al giusto prezzo secondo le leggi non scritte del commercio locale. Vedere una città dall'alto è sempre interessante, a partire dai tetti - peccato che abbiano dovuto rifarli quasi tutti dopo i bombardamenti del 1992 - agli improbabili cortili ai piedi delle mura, alla vista del panorama, anche se in parte rovinato da alcuni palazzoni anni '70. Per fortuna l'espansione della città sembra essere stata meno frenetica, con una serie di casette sulle pendici della montagna che danno un aspetto piacevole.

Il giro delle mura ci ha preso più tempo di quanto immeginassimo, e l'abbiamo terminato solo alle 19, troppo tardi per dare un'occhiata alla chiesa di san Francesco dove stavano dicendo messa. Confesso che ci siamo dimenticati dell'esistenza di una sinagoga, che quindi non abbiamo potuto ammirare almeno dall'esterno. Il giro cittadino è terminato dando una rapida occhiata a san Domenico, dall'aspetto gotico molto austero che a me è piaciuto molto, anche se Anna ha malignamente commentato che l'avranno rifatto tutto nuovo dopo i bombardamenti. Peccato per non avere potuto vedere il chiostro, visto che l'ingresso era chiuso essendo anche per il museo: dalle grate del cancello in legno l'aspetto sembrava piacevole. Infine siamo passati da palazzo Sponza, che è stato usato per tutto a partire dalla dogana, e adesso ospita l'archivio di Stato. Il cortile interno del palazzo è molto bello, anche se delle decorazioni non si può dire lo stesso. Tralasciando i negozietti vari, fa un po' specie vedere un paio di stanza con elenco e foto di tutti i morti nell'assedio del 1991-2. Insomma, diciamoci le cose chiaramente. Non è stata sicuramente un'operazione da farsi quella che i serbi hanno condotto contro la autoproclamata repubblica croata. Ma se andiamo a vedere un po' più attentamente, forse che qualche anno dopo Tuđman e i croati con lui hanno fatto qualcosa di diverso in Bosnia, in accordo con gli ex nemici per spartirsi la regione facendo fuori già che c'erano i musulmani? (Non che questi ultimi fossero a loro volta delle mammolette)

Per la cena, uno sguardo alle guide ci ha fatto decidere di uscircene via dalla città vecchia e tornare verso Gruž, così abbiamo preso un bus per rientrare. Stavolta l'autobus era bello moderno, con il display che mostraava un po' di pubblicità: ma come tutti, e anche gran parte della città, ci campeggia sopra il motto della città... Libertas, come la diccì d'antan.

Abbiamo cenato al Primorka, su una strada lungo il mare ma in pratica all'interno di un giardino dal lato opposto: il cibo senza infamia e senza lode, ma abbiamo finalmente assaggiato prosciutto e formaggio dalmati, il posto direi meritevole.


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