Dormire in una cuccetta per uno come me non è esattamente il massimo della vita. Non certo per il dondolio delle onde, quanto per la lunghezza della cabina che è esattamente la mia altezza. Detto in altro modo, tocco con la testa e tocco con tutto il piede. Lasciamo stare che, forse in omaggio ai nostri giorni a Hvar, la nostra cabina era proprio davanti a una specie di mininight dall'altra parte della baietta - sempre di quelli del Turanj, tra l'altro - con i loro suoni che si aggiungevano a quelli che inevitabilmente si ascoltano in una nave. In un modo o nell'altro, ho comunque dormito un po' e mi sono trovato bello pimpante a colazione, pronto per il viaggio... verso Hvar. Proprio pinpante non garantisco, visto che non mi ero messo ad adocchiare la guida che mi avrebbe consigliato di dare un'occhiata alla chiesa di Gospa Stomorska, che non è la Madonna locale ma quella "dei pini". Il cielo era tornato tersissimo, il vento adesso spirava da nord, e insomma sembrava tutto perfetto. Ma a quanto pare io il mare non lo reggo per nulla: era semplicemente un po' mosso, ma metà della mia colazione è comunque finita in mare. Non è una gran soddisfazione vedere che i due ragazzi vicentini erano nelle stesse condizioni: perlomeno il mio umore è sempre alto nonostante gli scompensi di stomaco.
Ci siamo fermati in una baietta subito prima della città di Hvar, dove si sono quasi tutti lanciati a fare il bagno, tranne naturalmente il sottoscrito e la ragazza neozelandese che a quanto sembra non sa nuotare. Dopo pranzo siamo ancora restati fino alle 16, quando ci siamo messi in moto per Hvar, che distava una decina di minuti di navigazione.
Attraccati in seconda fila, abbiamo dato un'occhiata alla parte della città che avevamo trascurato i giorni passati, quella sul lato della Riva. Non ci sono negozi o ristoranti, quindi è molto più tranquilla; sul lato in salita ci sono tutte scalinate al posto delle strade, visto che come più o meno ovunque da queste parti le pendenza sono ripidine. Ho poi assistito a san Francesco alla messa, che come tradizione da queste parti era cantata e suonata: quella che assomiglia all'iconostasi ha al di sopra lo spazio per un organo - elettrico, i soldi sono sempre pochini - che poi dà verso il piano superiore del vicino chiostro. Sono ragionevolmente certo di avere riconosciuto un "Lodate Dio" ("Lode all'Altissimo", se qualcuno preferisce il termine evangelico a quello cattolico) e un Padre Nostro gregoriano, ma con una serie di piccole differenze che ho deciso di imputare alla non preclara abilità del coro.
Uscito, avevo appuntamento con Anna sulla barca. L'unico minuscolo problema è che arrivato al molo mi sono visto un enorme traghetto della Jadrolinija, e nessuna traccia della nave attraccata davanti alla nostra, né tanto meno di quest'ultima. Escluso un caso di Alzheimer precoce, ho dedotto che le barche avevano dovuto spostarsi per lasciare attraccare il traghetto: non vedendole da alcuna parte, ho immaginato che fossero nella baia ad aspettare di tornare a posto; infine che Anna fosse rimasta a bordo, dato che lì davanti non la vedevo. Né potevo telefonarle, visto che avevo lasciato il mio cellulare in cabina... Tutte le mie supposizioni erano corrette, ma ho potuto saperlo solamente dopo un'ora, quando finalmente la situazione si è stabilizzata. La nostra barca però non si era comportata affatto bene nella volata, e si era così trovata in quinta fila. Una gioia attraversare tutte queste navi, molto più belle della nostra che anche senza il parapetto saldato in un modo o nell'altro era comunque la più sgarrupata, e dover saltare dall'una all'altra...
Abbiamo cenato alla Gostiona kod Matkovića, che così ad occhio è una taverna greca; il vino bianco sfuso che ci hanno portato assomigliava perlomeno parecchio a un retsina. Il posto è in una corte un po' all'interno della Riva; quando siamo arrivati era semivuoto e a un certo punto eravamo gli unici avventori, però quando verso le 22 ce ne siamo andati si era riempito. Diciamo che ha una clientela un po' più serale degli altri!
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