Mercoledì 27 agosto, h 18:30

Stamattina l'idea era di andare alla spiaggia di Falasarna, nell'estremo lembo occidentale dell'isola. All'atto pratico, le cose sono andate in maniera non ottimale.

Tralasciamo le solite sveglie tranquille, e l'uscire a comprare il pane e un simpatico copricandela come ricordo. Ci siamo messi per strada, e io faccio "lasciamo perdere la strada vecchia, che abbiamo fatto lunedì sera a tornare indietro e che è incasinata, e cerchiamo quella nuova". Peccato che abbia fatto girare Anna al semaforo prima di quello giusto, e non mi sia accorto che l'uscita dalla rotonda non era a 90 gradi, ma solo a 45. Così ci siamo inoltrati per una strada che effettivamente portava fuori da Hania, ma nella direzione opposta. Quando ho capito dove eravamo, le ho fatto fare dietrofront, ci siamo impegolati per un dedalo di strade, e alla fine siamo ritornati alla strada vecchia da dove eravamo partiti.

Abbiamo ancora fatto un tentativo di entrare sulla strada nuova, dopo avere visto un cartello che la indicava: in effetti ci siamo arrivati sotto, ma svincoli non ce n'erano, e quindi siamo ritornati indietro. Alla fine ce l'abbiamo fatta, ma solo perché c'è ancora un punto dove la strada nuova non esiste, e quindi si deve tornare sulla vecchia. Ma oggi non era giornata di strade giuste: probabilmente ho perso una svolta indicata solo in greco, e abbiamo fatto il giro più lungo da Platanos. Nulla di male.

Falasarna ha una spiaggia sabbiosa molto bella, anche se piuttosto affollata - e con un alto numero di italiani, che forse credono di essere a Rimini. Abbiamo deciso di sdraiarci sotto un ombrellone, aspettando che arrivasse qualcuno per farci pagare. Devo dire che dopo due ore speravo di averla fatta franca, ma il tipo si è presentato alle 15 pronto ad esigere i suoi sei euro.

Nel pomeriggio, il cielo ha iniziato a rannuvolarsi, e addirittura si è quasi coperto: la prima volta in tutta la vacanza. Non che sia successo molto, intendiamoci: ma comunque siamo ritornati verso Hania, arrivandoci prestissimo visto che stavolta la strada nuova ce la siamo fatta tutta. In compenso, mi sono di nuovo perso in Hania città, convinto di essere in una via quando in realtà ero da tutt'altra parte. Non era giornata.

Ah, inutile dire che a Falasarna, che come paese non esiste, c'è un sito archeologico romano. Però non siamo mica riusciti a trovarlo! Le indicazioni stradali indicavano in direzione della spiaggia dove siamo arrivati, ma poi si perdevano. Sopravviveremo anche a questo.

Però a questo punto si può parlare doviziosamente della segnaletica stradale cretese, che dà grandi soddisfazioni agli esegeti. Innanzitutto, deve esserci una grossa penuria di cartelli: sulla strada per Lentas c'era un indicazione di doppia curva ogni dieci curve, suppergiù. Escludo che fossero le curve più pericolose, a meno che non ci fosse una incidenza statistica di maggiori incidenti. Probabilmente ci sono ristrettezze economiche, e i cartelli sono messi ogni tanto, giusto per ricordare che in effetti esistono delle curve pericolose. Il peggio è che questi cartelli hanno uno sfondo giallo e non bianco: per noi che siamo abituati a considerarli come "modifica provvisoria" la cosa lascia molti dubbi sulla possibilià che si riesca mai ad avere una situazione definitiva.

I cartelli sono spesso molto vecchi, e soprattutto in campagna sono anche bucherellati: non ho capito se sia di moda sparargli contro per divertimento, oppure se si spara in genere e nel mucchio qualche colpo finisce contro di essi. Nuovissimi sono invece dei cartelli gialli su sfondo blu, con un disegno di macchina fotografica o qualcosa del genere e una scritta in greco. Ci ho perso un po' di tempo prima di immaginare che c'è scritto "Velocità controllata elettronicamente". I guidatori non sembrano ad ogni buon conto preoccuparsi della cosa, viste le velocità medie mantenute. Né si curano di quisquilie come superare con le doppie righe continue: a loro parziale discolpa, la segnaletica orizzontale sembra fatta con vernice trasparente: spesso per vedere le strisce sei costretto a metterti a un angolo impossibile e sfruttare la luce radente. Molti siti archeologici devono essere stati scoperti in questo modo: mentre qualcuno cercava l'inclinazione giusta per capire qual era la mezzeria, a un tratto si accorgeva che le pietre intorno formavano un disegno.

Le indicazioni per le strade meritano un capitolo a parte. Qui non c'è la scienza tedesca, dove il cartello di direzione sta dopo l'incrocio per favorire i presbiti; l'approccio preferito è quello artistico. Nella maggior parte dei casi non c'è nessun cartello. Quando c'è, può essere proprio sull'incrocio, oppure cinquecento metri prima. Può essere solo in greco - e in questo caso consiglio di fermarsi e decrittarlo, perché spesso è proprio quello che stavi cercando: ci è capitato più volte di dover tornare indietro. Oppure può avere una traslitterazione; dico "una" perché non sono affatto costanti. Penso che la cosa dipenda dalla stagione in cui sono stati posti i cartelli: magari in ottobre suona meglio usare "CH" incece che "H" per "&Csi;".

In città ho infine notato due peculiarità. Il concetto di "obbligo" è sostituito quasi sempre da quello di "divieto"; quello che per noi sarebbe un cartello "puoi andare dritto o a sinistra" per loro è invariabilmente "non puoi girare a destra". Assicuro che non è affatto semplice capire dove puoi andare. Sulle prime ero convinto che la scelta fosse di natura pratica, perché così avevi una sola direzione da considerare invece che due; la mia teoria si è andata ahimé a infrangere quando a un incrocio ho trovato l'uno sopra l'altro i due cartelli "divieto di svolta a destra" e "divieto di svolta a sinistra".

L'altro tipo di cartello, generalmente stinto, è quello che vieta la sosta nei giorni pari oppure dispari: è un classico "divieto di sosta" con una I oppure II in mezzo. Almeno, io ritengo sia quello, basandomi su ricordi di fanciullezza che vedevano un segnale più o meno simile sulle strade italiane; i cretesi non venivano però dissuasi, e non si riusciva a capire se il giorno fosse pari o dispari semplicemente osservando le auto parcheggiate.


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