Oggi giornata tranquilla. Il programma è consistito nell'andare stamattina a Dytikos, tornare a pranzo a casa, e ritornare in spiaggia nel tardo pomeriggio. L'unica variazione è stata passare a vedere i resti del tempio di Asclepio (Esculapio per gli amici che vogliono i nomi latini), che era sulla strada.
Il sito è più o meno recintato, con un cartello che indica che è aperto dalle 8:30 alle 15 tranne il lunedì e un gabbiotto che però era rigorosamente chiuso, tanto che mi chiedo se qualcuno arriva a mettere il lucchetto. Il tempio come al solito consiste in qualche colonna qua e là, due delle quali sono ancora in piedi; si vede anche un pavimento a mosaico con un cavallo marino, e si intuiscono alcuni spazi che probabilmente corrispondevano ai posti dove venivano posti i malati. Come sempre, spiegazioni zero.
In compenso, abbiamo avuto un esempio pratico del famosissimo "effetto pecora". Quando siamo arrivati, non c'era ovviamente nessuno, come del resto tutte le volte che ci eravamo passati davanti per andare in Spiaggia. Abbiamo lasciato la macchina sullo spiazzo lì vicino, e siamo entrati: dopo un po', un'altra coppia si è fermata, e mentre uscivamo stavano arrivando ancora altre persone. Potremmo farci assumre dall'ente di promozione turistica cretese!
Approfitto dello spazio per aggiungere un paio di considerazioni generali su quanto abbiamo visto. Cominciamo con le chiese. Non è vero che non ce ne siano: Creta è piena di queste chiesette ortodosse, tutte fatte con lo stampino, e tutte rigorosamente chiuse. A quanto pare, sono state costruite come ex-voto, e c'è una famiglia che le tiene in ordine e immagino ogni tanto faccia dire una messa. Interessante il fatto che non sono quasi mai direttamente sulla strada: occorre prendere una deviazione.
Quando la famiglia non ha abbastanza soldi per costruire una chiesa, che fa? mette sul ciglio della strada una chiesetta in miniatura con il suo lumino dentro. Creta ne è letteralmente costellata: ci sono quelle che poggiano su quattro trespolini metallici e sembrano un incrocio tra una cassetta per le leteere e una casetta per uccelli, e quelle che sono proprio chiese in miniatura, con pianta a croce greca, absidini e cupolette. Sì, in montagna da me sono abituato a vedere ogni tanto le cappelline votive, ma qui è proprio un altro mondo.
L'altra cosa che si vede per strada è una quantità enorme di tubi di gomma, che a volte attraversano la strada - e in effetti si vedono dei tagli orizzontali dello spessore di qualche centimetro riempiti di terra. Io scherzando li avevo definiti "olivodotti", e ci avevo quasi azzeccato!
L'ulivo è un albero che da adulto non ha bisogno di molta acqua, ma nei suoi primi dieci-quindici anni è molto delicato. I contadini quindi lo proteggono con una rete tutt'intorno, in modo che le capre non mangino le foglie tenere, e lo irrigano regolarmente. I tubi servono proprio per portare l'acqua: alla fine sono tutti bucherellati, per fare uscire lentamente il liquido.
ieri... | indice... | domani... | notiziole... | home page...