Mercoledì 31 agosto 2005

Oggi era il giorno del cambio albergo. Una fregatura, tenuto anche conto del fatto che sia Anna che soprattutto io eravamo così arrossati dal sole che sarebbe stato meglio rintanarci per un po' in camera, mentre invece c'era un buco dalle 11 alle 14 in cui non avevamo un letto su cui stenderci. La prima cosa che abbiamo così tentato di fare è stata vedere il forte S.te Agathe, che sovrasta il villaggio ed è stato il primo insediamento militare dell'isola. Nel forte c'è un piccolo museo (3 euro il biglietto, col prezzo dunque in stile francese) dove viene raccontata la storia del forte e dell'isola, oltre alle operazioni messe in atto dal Conservatoire che gestisce il parco nazionale delle isole. Siamo così venuti a scoprire che nel diciannovesimo secolo l'isola veniva usata per la quarantena dei soldati inviati in servizio nelle colonie e poi fu costruito il villaggio per le loro famiglie (e non solo, immagino...), che l'isola era poi stata comprata da tal Fournier che si era fatto i soldi con l'argento delle miniere messicane, e che quando nel 1971 fu messa in vendita, Pompidou decise di comprarla per farne una riserva, tranne immagino la parte che si sono tenuti i militari. Il Conservatoire cerca di mantenere uno sviluppo sostenibile, permettendo una pesca limitata e affittando parte del territorio a dei vignaioli e a un agricoltore... per fare delle zone che fermino la propagazione degli incendi. Rispetto a 150 anni fa, c'era stato un enorme rimboschimento dell'isola, e a quanto pare qualcuno ha deciso che si era esagerato. L'altra cosa che abbiamo scoperto è che l'isola ebbe una fabbrica di soda, perché una legge vietava che questo tipo di operazioni pericolose venissero fatte nel continente - quasi come con la Solway a Rosignano... - e che la spiaggia nera ha la sabbia di quel colore perché ci sono rimasti gli scarti di quella lavorazione.

Il guaio del museo è stato che alle 12:30 chiudeva, quindi ci siamo trovati a dovere ancora aspettare un po' per entrare in stanza. Come avvoltoi, ci siamo seduti in una panchina della piazza davanti all'albergo a mangiarci un panino e vedere le tortore che si affannavano davanti alle briciole di pane che gettavamo. Poi ci siamo seduti ai tavolini del bar dell'albergo a prendere un caffè. Finalmente ci siamo fiondati in camera con tutte le nostre valigie.

Il Relais de la Poste è tutto l'opposto del Mèdes. Tanto quello aveva l'aria di essere un moderno residence, con mobili e suppellettili made in Ikea, questo ha un'aria molto più retrò. Ho già scritto che non accettano carte di credito: ovviamente la nostra stanza è senza frigo, mentre ha un bel pavimento in cotto, un terrazzino utilissimo per fare asciugare la roba e - secondo loro come benefit aggiuntivo che chiaramente si paga, visto che la stanza era la più cara - cesso e bagno separati, come capita spesso nel nord della Francia e in Belgio. Per arrivare alla nostra stanza, si passa una serie di corridoi con specchi, passaggi all'aperto e quant'altro... fino a trovarci esattamente dall'altro lato della via rispetto alla camera al Mèdes, che ad averlo saputo avrei chiesto un sistema di carrucole per i bagagli.

Dopo un po' di meritato riposo, siamo usciti sul tardi per tornare alla spiaggia di Notre-Dame. Non ho tolto la maglietta, se non per immergermi un po' in acqua: con me ricordo che non si può parlare di "nuotare", ma nemmeno di "fare il bagno", anche se può capitare per sbaglio che stia in un punto in cui non tocchi. Devo ammettere che l'acqua era davvero molto calda persino per i miei standard: il cielo sopra di noi era d'altronde sereno, anche se un po' velato in direzione della costa.

Abbiamo cenato all'Auberge des Glycines, che avevamo scartato come posto per dormire visti i prezzi - 200 euro a notte ci sembrava parecchio esagerato. La carta non è molto ampia, ma non si è mangiato male e i prezzi sono nella media locale, direi.


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